Fissai il soffitto nel buio, guidata dalla luce fluorescente delle stelline attaccate alla parete.
Pensavo a quanto fosse complicato e affascinante il nostro organismo. Il corpo umano è una macchina perfetta, composta da meccanismi che ne conservano l'integrità. Poi accade qualcosa, un evento traumatico o una malattia e quel meccanismo si rompe. Il nostro corpo fa di tutto per rimediare al danno subito, scatena le proprie difese, minimizza l'insulto e distrugge il nemico. Solo col tempo ci accorgiamo delle cicatrici che ci hanno segnato, linee chiare che interrompono la continuità della nostra perfezione. Sono lì ad indicare che qualcosa si è rotto, che siamo più vulnerabili.
Era passato poco tempo da quando mio padre aveva lasciato la nostra casa. Martina, mia sorella, dormiva nel letto con mia madre ed io mi tormentavo al buio della mia stanza. Come ho fatto a non accorgermi che la mia famiglia stesse andando in frantumi? Chi era veramente mio padre e perché ci aveva fatto questo? Cosa lo aveva spinto ad andarsene? L'unica risposta che fui in grado di darmi fu che di certo non era l'uomo che credevo di conoscere.
Il mio cellulare vibrò ed ebbi un sussulto. Chi poteva essere a quell'ora della notte?Digitai il codice per sbloccare la tastiera del mio telefono e fui abbagliata dalla luce del display. Il cuore quasi mi esplose dal petto quando lessi quel nome, era Michele. Mi scrisse semplicemente << Sogni d'oro, Angioletto.>> E questo bastò a distrarmi dai brutti pensieri. Se aveva deciso di scrivermi probabilmente mi stava pensando e voleva che lo sapessi. Anche io pensavo a lui tutte le notti prima di andare a dormire, ma non glielo avevo mai detto.
Dopo quel messaggio notturno ero carica di aspettative. Pensavo che da lì a poco sarebbe finalmente successo, pensavo avremmo finalmente oltrepassato la sottile linea che separa l'amicizia... dall'amore? Interesse? Ci pensavo da mesi e non riuscivo a dirglielo, non potevo dirgli che ogni volta che mi abbracciava, speravo che poi mi baciasse. Non potevo dirglielo perché non sapevo se riuscivo farlo, non sapevo se gli avessi permesso di spogliarmi, di conoscere i miei difetti, di avvicinarsi a me in un modo in cui nessuno aveva mai fatto. Il cellulare di Martina squillò e io di colpo chiusi gli occhi, non volevo che mi vedesse preoccupata o essere costretta a raccontarle quello che stava succedendo. Anche se in effetti il problema è che non stava accadendo proprio nulla.
<< Rebecca svegliati!>> bisbigliò con un tono di voce allarmato, decisi di evitare di costringerla a ripetersi. << Che vuoi?>> mi strofinai gli occhi anche se lei non poteva vedermi, come se potesse in qualche modo captare i miei movimenti <<Hanno riportato nostro zio in ospedale, mamma sta già lì, dobbiamo andare.>> Saltai giù dal letto senza ribattere parola, quel mese era già la terza volta che ripetevamo questa routine silenziosa.
In auto Martina iniziò uno dei suoi monologhi e io mi girai a fissare la linea gialla che congiungeva le luci dei lampioni per la strada. Io e Martina avevamo un solo anno di differenza, io stavo per raggiungere la maggiore età, mentre lei tra poco avrebbe compiuto 19 anni. Mia sorella maggiore aveva perso un anno di scuola da piccola e se ne vergognava tantissimo, motivo per cui ero costretta a dire in giro che fossimo gemelle, nonostante le evidenti diversità fisiche e caratteriali. Eravamo entrambe all'ultimo anno di liceo, ma, per fortuna, frequentavamo classi e ambienti molto diversi. Per lei io rappresentavo la classica secchiona, trascorrevo il tempo libero con i libri e d il mio coniglietto Coco. Evitavo quasi del tutto gli appuntamenti con il sesso opposto ed odiavo le feste. Martina, invece, amava essere al centro dell'attenzione e non perdeva mai occasione per stare zitta. Mi disse che quella notte aveva avuto degli incubi a causa di brutti presentimenti. Alzai gli occhi al cielo, qualsiasi cosa succedesse, lei era convinta di averla già predetta.
Mia madre aveva gli occhi stanchi, cerchiati da una linea violacea che la faceva apparire più vecchia. Ultimamente era costretta a fare gli straordinari a lavoro per sbarcare il lunario. Mio padre non dava nessun contributo economico alla nostra famiglia e lei faceva di tutto per non farcene sentire il peso. Trascorreva quasi l'intera giornata in ufficio e cercava sempre di non lamentarsene. Parlava poco, sapeva tenersi il dolore per sé. Era una brava moglie, non l'avevo mai sentita parlare male di nostro padre, nemmeno quando era sparito. Stava seduta su una poltroncina verde fissando la porta del reparto di Terapia Intensiva, aveva in mano una rivista di gossip senza copertina e un bicchiere d'acqua. <<Perché lei è qui?>> Mamma mi fissò con sguardo severo, ma la domanda non era rivolta a me.
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Ti riporterò a casa
ChickLitRebecca e Martina sono due sorelle molto diverse tra loro e spesso in competizione l'una con l'altra. Rebecca è ambiziosa e testarda. Sua sorella, invece, ama stare al centro dell'attenzione e metterla continuamente in imbarazzo. Innamorata da tutt...