Buon Compleanno

163 53 6
                                    

Di solito odiavo festeggiare i miei compleanni, mia madre non aveva mai tempo per prepararmi una torta e mio padre spesso se ne dimenticava. Finiva sempre che uno dei due si recasse in tardo pomeriggio in qualche pasticceria e recuperasse vecchie candeline da qualche cassetto, chiedendomi di esprimere un desiderio. A dieci anni mia madre mi disse che ero troppo grande per i festeggiamenti e quella sera per me non ci furono né torta né candeline. Non avevo mai ricevuto un vero regalo, uno di quelli che ti fa salire le lacrime agli occhi per l'emozione, ma quella sera mio padre tornò da lavoro con un cucciolo tremante tra le mani. Avevo sempre amato gli animali e quell'esserino mi fece compagnia per quasi tutta la mia adolescenza, fu il mio amico più fedele.

La festa per i miei 18 anni sarebbe stata molto più intima rispetto a quella di Martina. Avevo invitato i ragazzi della mia classe e qualche amico di infanzia a mangiare una semplice pizza a casa nostra. Indossavo dei pantaloni neri stretti e una camicia bianca appena sbottonata sul seno. Martina aveva optato per una minigonna che, solo pochi minuti prima dell'arrivo degli invitati, cambiò in favore di un pantalone di jeans corto. Non sapevo se avrei dovuto fidarmi del suo piano per far colpo su Michele, ma ormai non avevo più scelta. Mi sembrò una pessima idea in quel momento, i compleanni non mi portavano fortuna e prospettavo l'ennesimo disastro. I miei timori divennero quasi una certezza quando vidi entrare dalla porta Simone. Diede un'occhiata in giro e si avvicinò a me dondolando con le gambe. << Senti, auguri.>> Mi pizzicò la guancia con un gesto di affetto forzato che non apprezzai affatto. Il suo profumo era talmente forte da provocarmi un bruciore alla gola. Gli sorrisi appena dirigendomi verso l'ingresso, ovviamente non si era degnato nemmeno di portarmi un regalo. << Dovresti salutare me per prima!>> Esclamò Martina dandogli le spalle. Di certo lei non sapeva cosa fosse la cortesia.

La casa si riempì di chiacchiericcio, io sorridevo agli invitati e raccoglievo i regali nella mia stanza,  preferivo aprirli in seguito da sola. Simone stava raccontando qualche aneddoto divertente a un gruppo di ragazzi della mia classe,  a giudicare dal loro comportamento credo che fossero venuti alla mia festa soltanto per poterlo incontrare. Martina porgeva a tutti piatti con snack vari e ordinò le pizze, si comportava stranamente in modo educato e collaborante. Ovunque guardassi in giro vedevo persone che si stavano divertendo e nessuno sembrava accorgersi di me, nonostante fossi la festeggiata. Un amico di Martina mi chiese cosa provassi nel diventare maggiorenne e mi trattenni dal ribadire la stupidità di quella domanda, non volevo far infuriare mia sorella proprio quella sera. Presto notai l'assenza di Michele e la cosa mi innervosì parecchio. Poteva almeno arrivare puntuale, pensai tra me e me. Martina mi lesse nel pensiero e mi invitò ad aprire il cancello. Quando uscii dall'uscio della porta, vidi che Michele non era solo, stava aiutando Gaia ad uscire dall'auto. Lei aveva messo in mostra le sue belle gambe abbronzate e sul volto di lui comparve un sorriso. Li invitai ad entrare fingendo indifferenza e Michele dimenticò di porgermi il suo regalo.

Fabio si accorse del modo in cui guardavo Gaia  e mi trascinò a ballare. << La festeggiata ha il dovere di divertirsi.>> Mi prese per i fianchi e iniziò a strofinare il suo corpo contro il mio. Mi parlava nell'orecchio biascicando le parole <<Non hai motivo di essere gelosa di lei, Michele non smette di fissarti.>> Mi voltai di scatto verso Michele ed era vero, era seduto su una poltrona e mi stava guardando. Mi portai una mano tra i capelli e mi avvicinai ancora di più al corpo del mio amico. Fabio era divertente e brillante, sapeva come farmi ridere. Era l'unico tra i miei invitati al quale importasse qualcosa di me, l'unico che potessi definire amico. D'un tratto la musica si interruppe  e Martina ci ordinò di sederci in cerchio nel soggiorno. << Che ne dite di giocare un pò?>> chiese agitando una bottiglia di plastica tra le mani. Con mio stupore gli invitati accolsero la proposta di mia sorella e presero posto in fretta e furia. Martina stringeva la mano di Simone ed io non ebbi il coraggio di accertarmi dove fosse quella di Michele. Odiavo quel gioco, lo trovavo solo un pretesto banale per costringere le persone a bacarsi a vicenda. Non era di certo adatto alla mia festa di compleanno, ma capii a quale scopo Martina lo tirasse in ballo. Simone fece girare la bottiglia che iniziò a puntare varie persone, per poi fermarsi su di me. << Inizi tu,>> sottolineò Martina << ora scegli tra obbligo, giudizio, verità o confronto.>> << Quello è un altro gioco.>> pronunciai a denti stretti, preoccupata dalle intenzioni di quel diavolo di mia sorella. <<Cosa scegli?>> continuò lei con noncuranza. << E va bene, obbligo!>> Alzai gli occhi al cielo e pregai di potermi fidare di mia sorella. Martina avrebbe potuto obbligarmi a fare qualunque cosa! <<Bacia Fabio.>> Gli altri risero e nemmeno lei riuscì ad avere un tono serio.  << No!>> Esclamò Michele, intromettendosi. Lo guardammo tutti stupiti aspettando che aggiungesse altro, lui divenne rosso in viso e si girò verso la sua ragazza.

Ti riporterò a casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora