la seconda parte della giornata fu interamente dedicata al tirocinio clinico nel reparto di medicina interna. Mi diressi verso un altro padiglione dell'ospedale pensando ancora alla conversazione appena sostenuta con Simone, la sua mancata risposta su Whatsapp mi convinse ancora di più del suo scarso interesse nei miei confronti. Una grossa porta di vetro si aprì automaticamente al mio passaggio, aprendomi la visuale su un ampio cortile dai colori arancio e verde mela. Scorsi in lontananza una caffetteria con degli ampi divanetti in pelle nera, da quella direzione proveniva un chiacchiericcio piacevole che smorzava il silenzio cupo dei lunghi corridoi, che proprio in quel momento notai essere tappezzati da foto del personale medico e sanitario. Sulle pareti dell'androne principale veniva continuamente trasmesso un tour virtuale della struttura così come una musichetta rilassante risuonò ininterrottamente, accompagnandoci per tutto il tragitto. Fahim ci condusse fino agli spogliatoi ed io continuai a camminare a passo svelto, non notando che si trattasse di un'unica stanza per entrambi i sessi. Mi precipitai distrattamente all'interno afferrando una divisa XS dall'armadietto e sfilandomi la maglietta. Un ragazzo alto e muscoloso spuntò fuori da una colonna di cemento con indosso solo i boxer. Era molto bello e mi sorrise in modo cordiale. <<Ciao, mi chiamo Jonathan, sei nuova qui? Non ti ho mai visto!>> Mi chiese con un accento tedesco perfetto. Cercai di gestire la situazione al meglio e di mostrarmi sicura di me, nonostante le mie scarse doti comunicative ed il mio accento straniero. <<Ciao, io sono Roberta, sono italiana>> Lui mi guardò il seno e solo in quel momento ricordai di essere scoperta. Solitamente i ragazzi biondi come lui non attiravano la mia attenzione, ma il suo sguardo accattivante mi intrigò particolarmente. La porta alle mie spalle si aprì e Simone, seguito dal resto del gruppo, entrò negli spogliatoi. Mi affrettai a coprirmi con la mia nuova divisa, mentre lo sguardo di Simone indugiò prima sul mio ventre nudo e poi su quello del bel ragazzo tedesco. <<Ah bella italiana!>> Disse quest'ultimo nella nostra lingua ed io sorrisi, nascondendomi dietro alla colonna da dove poco prima era sbucato lui. Sfilai i pantaloni ed indossai quelli bianchi di cotone. Simone decise di mettersi al riparo anche lui, seguendomi. <<Chi è quel cretino?>> Chiese togliendosi la maglietta. La vista del suo petto nudo mi provocò le vertigini, non avevo ancora messo la casacca. <<Non mi sarei nascosta, se avessi voluto che qualcuno mi vedesse!>> Cercai di spintonarlo ma lui rimase immobile sullo stesso posto. Il contatto con la pelle del suo petto fu piacevole ed inadeguato allo stesso tempo. <<Ti ha già vista quello, perché non potrei farlo io?>> Sbottò, questa volta sfilandosi anche i pantaloni. Simone rimase in mutande dinanzi a me, come poco prima quel tedesco sconosciuto. Pur trattandosi di un bel ragazzo, il corpo di quell'estraneo non aveva sortito lo stesso effetto sui miei ormoni. Mi portai le mani agli occhi ed inizia a sudare. <<Perché FORSE non ti ho dato il permesso?>> Lui rise, prendendosi gioco di me come al solito. Per impedirmi di vederlo avevo scoperto la visuale sul mio decoltè. Anche lui arrossì e per una volta non mi sentii un'emerita idiota. Indossai il camice ed uscii dalla stanza.Il dottor Müller , il nostro professore di anatomia, ci presentò il primario dell'unità operativa di medicina interna, il Dottor Meyer e la coordinatrice, una giovane donna bionda e solare, di nome Justyna. La nostra coordinatrice era una donna robusta e molto alta, apparentemente simpatica e sempre sorridente, che ci informò sulle attività di reparto. Il Dottor Meyer ci augurò un buon inizio e tanta fortuna per la strada intrapresa, mentre Justyna lo congedò dando il via ad un tour del reparto.
Il reparto aveva una forma rettangolare, sviluppato in lunghezza e con al centro una grande scrivania semiovale, al di sopra della quale erano disposti 5 computer coperti ai lati da faldoni pieni di documenti. Alle spalle del bancone vi era un'ampia porta scorrevole che portavano alla sala di preparazione e diluizione dei farmaci. Le mura alle spalle della piccola reception erano completamente ricoperte di armadi e di cassetti pieni zeppi di garze, fasce, cotone idrofilo, disinfettanti, siringhe di vario calibro e misure, aghi, cerotti, pannoloni, prodotti per l'igiene e così via. Ogni scaffale e cassetto era contrassegnato da una dicitura in tedesco che ne specificava il contenuto ed i farmaci erano disposti in ordine alfabetico. L'organizzazione, la pulizia e la praticità di quel reparto mi colpirono piacevolmente. Il tour continuò verso la sala di riposo destinata agli infermieri con una grande cucina tecnologica e un televisore a schermo ultrapiatto. Le stanze di degenza erano 22 ed ospitavano circa 40 pazienti. Entrammo in una di esse e la nostra coordinatrice tossì in modo autoritario, in modo da attirare l'attenzione delle due anziane intente a litigare per il volume della televisione. Ciascuna paziente aveva un proprio letto, comodino, armadio e frigorifero, soltanto il bagno ed il televisore erano in comune. La prima donna sulla destra era molto anziana e piccolina, ci guardava intimorita continuando il suo lavoro a maglia e parlando a bassa voce tra sè e sè. L'altra donna doveva avere più o meno l'età della prima e pareva abituata all'orda di giovani studenti che passavano per l'ospedale, in quanto spesso completava le frasi che Justyna stessa utilizzava nel descrivere il suo lavoro quotidiano. Per questo primo giorno di tirocinio avevamo un compito speciale, a ciascuno di noi sarebbe stato assegnato a caso un paziente, in modo da poter iniziare a raccogliere i dati individualmente per la diagnosi infermieristica. Distribuì noi le cartelle cliniche comunicandoci i rispettivi pazienti, a me capitò l'anziana un pò matta che lavorava ai ferri. Simone chiese a Miguel di scambiare il proprio paziente ed ottenne la signora Smith, la vicina di letto della mia destinataria di cure.
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Ti riporterò a casa
ChickLitRebecca e Martina sono due sorelle molto diverse tra loro e spesso in competizione l'una con l'altra. Rebecca è ambiziosa e testarda. Sua sorella, invece, ama stare al centro dell'attenzione e metterla continuamente in imbarazzo. Innamorata da tutt...