QUALCHE ANNO PRIMA
Pov Camila
Mi giro e mi rigiro nel letto. Controllo l'orologio ogni due secondi, senza riuscire a prendere sonno. Ma che cos'ho stasera? Più chiudo gli occhi e più le labbra si aprono spontaneamente in un sorriso. Non lo capisco proprio. Mi giro, mi rigiro. Mi arrendo all'inevitabile mancanza di stanchezza nel mio corpo. Finalmente apro gli occhi rassegnata. Tutto ciò che vorrei è urlare. Trovarmi in un campo deserto, con l'erba verde attorno a me, e urlare fino a stare male. Il cuore mi batte a mille, e non riesco veramente a capirne la causa. Ripenso ai momenti che ho trascorso ieri, sorridendo ad ogni ricordo, uno migliore dell'altro.
Sono in albergo, Lauren dorme accanto a me, e io sorrido ripensando a come saltava scatenata poche ore fa durante il concerto dei The 1975. Era come impazzita. Questo lato di lei, forse, è quello che preferisco. Lei sembra sempre calma, sembra pacata, sembra timida se la incontri qualche volta, se la vedi seduta in un bar a leggere un libro da sola. E poi la conosci, e scopri un mondo nuovo, il suo. Mi ci porta dentro a quel mondo, ogni volta che mi guarda.
Non riesco a collegare tutta questa felicità solo a quel concerto. Sì certo, mi è piaciuto davvero tanto ma, no. E' qualcosa di più. Non riesco a prendere sonno, il mio petto continua a muoversi su e giù, respiro pesantemente e ho quasi paura che il battito del mio cuore la svegli.
Forse sto così bene perché non stavo bene da un po'. Sono oramai settimane che piango per quel coglione di Austin, ma ieri finalmente quello stronzo ha tagliato il flebile filo che ci univa, lasciandomi libera di piangere. Tutte le mie lacrime avevano bagnato il petto di Lauren. Mi aveva stretta a se per un'intera notte. Pensare a quello che avevo provato durante quella lunga notte mi fa stare ancora male, mi confonde parecchio e decido di ignorarlo. Stasera sto troppo bene, non posso dormire.
Come se volessi che questa felicità non finisse. Come se non dormendo potessi prolungare questa eterna notte di serenità ed evitare di vedere l'alba portarmi solo pensieri, dispiaceri, incubi.
In ogni ricordo mi appare un fotogramma del sorriso di Lauren, della sua voce intonata che canta i pezzi a memoria, delle sue battutine sussurrate all'orecchio, dei suoi fianchi che si muovono liberi al ritmo della musica.
Provo per qualche altro secondo a chiudere gli occhi, prima di riaprirli e controllare l'ora. Le 6 di mattina.
Non ho dormito nemmeno un minuto. L'adrenalina scorre dentro il sangue, nelle vene. Non riesco a stare ferma. Guardo fuori dalla finestra, qualche goccia di pioggia bagna il vetro, sono piccole, insignificanti ma mi fanno ricordare di quando da piccola, quando mi sentivo bene, ballavo in salotto fingendo di essere l'attore di Singing in the Rain. Fingevo di ballare sotto la pioggia, con la musica a palla. Mia madre mi registrava nascosta dalla cucina. E io ballavo, ballavo e cantavo per ore.
Sorrido all'idea di non essere più una bambina, ma di provare una nostalgia immensa per quell'età così spensierata. Magari adesso potessi risolvere i miei problemi ballando sgraziatamente in salotto!
Ripenso ancora una volta agli occhi chiari di Lauren, alle sue pupille dilatate dopo l'ennesimo cocktail, offerto da due giovani speranzosi, e alle sue parole sussurrate tra le risate.
- Questa sera sei un'incanto –
Più penso ai suoi occhi, più mi torna in mente l'altra notte, il suo petto bagnato dalle mie lacrime amare, il suo cuore a mille mentre mi stringeva forte. L'immancabile sensazione di sentirmi come non mi ero mai sentita prima con nessuno. Al posto giusto, con la persona giusta. Mi spaventa quella sensazione, ma allo stesso tempo non posso ignorarla.