POV LAUREN
Il vialetto spoglio di casa mia mi fece tristezza. Tutti gli alberi in fiore che c'erano l'ultima volta che ero venuta qui con Camz, si erano tramutati in spogli rami secchi, con solo qualche foglia gialla appesa per caso, in bilico, che aspettava solo un colpo di vento per cadere. Era l'emblema di qualcosa di più grande. Era la mia vita, racchiusa in quella foglia.
La pausa che Big Rob ci aveva concesso era stata un toccasana. Allontanarsi da Camila proprio il lunedì seguente alla nostra discussione, mi aveva dato la forza di non parlarle, né guardarla, fin quando non avevamo preso l'aereo per Miami. Stessa destinazione, due linee diverse, per evitare di incrociarci, anche per sbaglio.
Dall'aeroporto avevo preso un taxi fino a qui, e ora non potevo credere di stare fissando quella porta bianca in legno inciso, tipicamente americana, mentre un vortice di ricordi mi faceva esplodere la testa.
Con mia sorpresa non furono solo flashback di Camila e me a scherzare su questo prato verde, ma più che altro immagini di bambina, che giocava con i fili d'erba, o lo scivolo che avevano messo per me e Chris in giardino. Mi vedevo saltare sopra la mia bici a 12 anni, mentre raggiungevo sfrecciando sull'asfalto la mia migliore amica, per inseguire come segugi il ragazzo sullo skate che ci piaceva tanto. Speravamo che facendoci vedere sempre nei paraggi prima o poi si sarebbe accorto di noi. Sorrisi malinconicamente. Ma come ci ero arrivata lì io? Come ero passata da Laur a Lauren Jauregui, delle Fifth Harmony. Come avevo fatto a farmi venire le vertigini per quel corpo perfetto di Camila. Come ero arrivata qui?
Feci qualche passo verso il portone e vidi una tendina spostarsi dalla finestra enorme del salotto, un paio di occhi curiosi mi scrutarono di sfuggita prima di precipitarsi alla porta. Non li dimenticherò mai. Credo che anche con qualche malattia degenerativa, l'unica cosa che veramente credo di non dimenticare mai, sono i suoi occhi. Gli occhi dolci e ingenui di chi mi aveva messo al mondo.
La porta si spalancò e mia madre mi corse incontro per abbracciarmi. La sua euforia fu spenta da una mia reazione di paralisi totale. Non sapevo perché mi sentissi tanto strana in quel momento. Non lo capivo. In aereo avevo preso qualche Martini ma niente che non avessi già retto in passato. Forse mi sentivo così perché erano mesi che non mettevo piede in quel vialetto, forse da quando avevo baciato per la prima volta Camila. Avevo baciato per la prima volta una donna. L'abbraccio di mia madre arretrò lentamente, mi guardò negli occhi, stavolta più da vicino mentre mi sorrideva e mi reggeva le spalle. Probabilmente dovevo avere un'espressione indecifrabile in volto perché vedevo quelle piccole rughe apparse attorno alle sue guance, sforzarsi di capirmi.
In quel momento un ricordo mi travolse in pieno, come uscita dalla mia realtà. Vidi i suoi occhi scrutarmi con amore il primo giorno di scuola, cercava di farmi sentire al sicuro, nell'ambiente meno sicuro del mondo. Cercava di farmi capire che nella vita è così, è sempre un salto nel buio in qualcosa che probabilmente andrà malissimo e ci farà soffrire, ma è anche quella sottile illusione che invece potrebbe andare in maniera diversa che ci fa sognare, che ci fa vivere. E' quello il vero gusto della vita, accettare la sfida, cambiare un destino già prescritto. Cambiare le regole, perché decidiamo noi. I suoi occhi volevano dirmi questo. E molto altro. Ma in quel momento ero solo una bambina terrorizzata, non capii a pieno quello che cercava di trasmettermi solo guardandomi.
- Non ti aspettavamo Lauren –
Mi disse con la voce piena di emozione. Mi ricordai che l'ultima volta che ero stata a Miami avevamo litigato violentemente. Mi diceva che ero cambiata, che mi ero persa, che non ero più la sua bambina. E in effetti aveva ragione. Avevo anche evitato di venire a dormire in quella casa. Ero stata da una mia vecchia amica, piuttosto che affrontare i loro sguardi impauriti mentre ogni sera ingoiavo veleno e disperazione mischiato ad un po' d'alcool. Da quando ero andava via l'ultima volta li avevo chiamati raramente. Non avevo voluto vedere né Chris né Tylor. Non volevo vedere nessuno. Ora tante cose erano cambiate, eppure avevo sempre quella fastidiosa sensazione di essere giudicata, per quelle settimane in cui li avevo ignorati. Avevo come l'impressione che volessero delle spiegazioni.