•Voi non capite, devo vederlo•

6.6K 371 38
                                    

Sentii due braccia strapparmi da quella pozza di sangue.
Erano due braccia forti, ma si sentiva che non erano le sue.
Non erano le braccia di Alessandro.
Ero come in coma per tutte le botte prese, ma riuscivo ancora a capire qualcosa.
Ed ero sicuro che quelle braccia che mi tenevano sollevato non erano quelle del mio Alessandro.

Infatti dopo qualche minuto mi ritrovo in un ospedale.
Gli occhi ancora chiusi, le ferite ancora aperte, il respiro ancora affannato.
Sentii dire da un dottore che mi sarei ripreso, non capivo a chi lo dicesse ma quando aprii gli occhi quel qualcuno non era Ale, ma Lola.
Ne ero felice, ma dov'era Ale?
«Andrea come stai? Oddio che ti ha combinato?...» disse Lola piangendo con tutto il trucco sciolto.
«Tranquilla.. Sto bene.. Dov'è sta Al...» stavo cercando di dire quando dal corridoio sentiamo tre dottori portare una barrella di corsa con un ragazzo, attirando la mia attenzione, quella di Lola e del dottore nella mia camera.
«Dottore chi era quel ragazzo?» chiesi
Riuscii a vedere solo la sagoma di un ragazzo, con tanti fili attaccati, e delle pinzette sulle dita.
«Sta calmo va tutto bene.» disse il dottore mettendo qualche crocetta sul suo cartoncino
«Dottore, mi dica chi è quel ragazzo..» dissi alzando la voce attirando i suoi occhi ai miei come una calamita.
«Quando la signora ha chiamato l 'ambulanza, per terra c'eri tu, un ragazzo di nome Luca che è in quella stanza con il braccio fratturato, e un ragazzo di nome Alessandro. Li conosci?»
«Mi dica che quello che è appena passato, non era Alessandro..» dissi portandomi il braccio con il lavaggio alla fronte.
Il dottore annuí e io cercai di alzarmi ma sia Lola che quel dottore mi mantennero.
«Voi non capite, devo vederlo..»
«Senti Andrea. Ti chiami così giusto? Allora la situazione di Alessandro è grave.
Ti spiego. Quando siete arrivati qui, Luca aveva il braccio fratturato, tu eri in coma e ti sei ripreso grazie al cielo, ma Alessandro quando è arrivato qui aveva una scheggia di vetro infilata a destra della pancia. Ha perso molto sangue, e la scheggia é profonda. Stanno vedendo come estrarla per far sì che non perda altro sangue e che la ferita non si infetti.»

A quelle parole il mondo mi cadde addosso.
Avrei voluto correre da lui, ma non avevo la forza nemmeno di alzarmi.
«Potete lasciarmi da solo.»
Il dottore e Lola andarono a prendere un po' d'acqua.
E giustamente io approfittai della loro assenza, mi alzai e cercai la sala operatoria.
Il pavimento era congelato, c'era aria di chiuso, e facce tristi.
Odiavo gli ospedali, soprattutto se in questo momento c'era qualcosa che mi apparteneva lontano da me.

Dopo vari minuti di "MISSIONE TROVARE LA SALA OPERATORIA"
Eccola lì, scritta in bianco sul cartoncino verde "Sala operatoria"
Lessi la frase e il mio respiro iniziò a calare.

•INNAMORATO DI LUI•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora