•É andato via•

5.5K 346 20
                                    

ANDREA POV'S
Ed ero lì, ancora fuori l'ospedale .
Da fuori fissavo i dottori all'interno andare veloci per occuparsi dei pazienti in varie sale.
«Come cazzo entro?» dissi portandomi le mani fra i capelli.
«Ci deve essere un modo...»
Poi si accese la lampadina.
Avevo abbastanza tempo, perché Alessandro sarebbe dovuto andare via il giorno dopo.
Quindi aspettai la sera ed entrai quando i dottori erano occupati.

Cercai la sua stanza, coprendomi con il cappello della felpa.
Era lì, sul letto a giocare con il cellulare, mentre il padre era di spalle al proprio figlio, che aveva subito un trauma cranico per colpa mia.
«Gli spacco la faccia a quella testa di cazzo» dissi riferendomi al padre.
Finalmente l'avevo visto, ma mica mi bastava, io dovevo baciarlo, accarezzarlo e tenergli la mano tutto il tempo. Ma vederlo sveglio mi tranquillizzava.
«E tu(?)  Che ci fai ancora qui?» sentii chiedere alle mie spalle
«Cazzo ci risiamo?» sussurrai.
«La prego.. Mi lasci entrare.. Ho paura di perderlo voglio vederlo e capire con i miei occhi che va tutto bene.» dissi standogli di spalle osservando il mio ragazzo li.
«No, sentì il padre mi ha pagato che nessuno entrasse, o che nessuno gli facesse cambiare idea.»
Mi girai verso il dottore.
«Cambiare idea su cosa.» chiesi iniziandomi ad agitare
«Cambiare idea sul fatto che vuole portarlo a casa, che lo curerà lui.. Che..»
«Lui non lo sa curare, ha lasciato morire la mamma, figurati il figlio.. » lo fermai.
«Adesso basta. Torna da dove sei venuto» disse sbattendomi fuori

E come?  Ormai casa mia era lui.

Uscii e mi inventai un'altra scusa.
Era una cosa esagerata, ma solo così l'avrei potuto vedere senza che nessuno mi sbattesse fuori.
«Piano B» dissi

Tornai dove Luca e io litigammo..
C'era il pezzo di vetro per terra.
«Lo faccio per lui. Spero non faccia così tanto male.»
Presi il pezzo tra le mani e alzai la maglietta, avvicinai il vetro e spinsi verso destra. Così da strapparmi la pelle.
Faceva un male cane, una signora vide che sanguinavo così si avvicinò.
«Ehy, piccolo. Oddio che cosa è successo, vieni.» disse
Nonostante fu una messa in scena, era bello vedere che c'erano ancora persone così.
Persone che ti aiutano.

Non posso dire che non faceva male, ma non ci pensavo .

«Grazie» le dissi per avermi accompagnato all'ospedale.
Entrammo.
«Ho trovato questo ragazzo con una ferita all'addome.»
Disse. Una dottoressa guardò la mia maglia inzuppata di sangue, la alzò e vedendo la situazione grave, mi portò nella sala, affianco alla stanza di Ale.
Mi disinfettò la ferita e la ricucì  e mi mise la fascia.
«Ora deve stare tranquillo, qui. Non si muova.»
«Col cazzo.» dissi appena uscì.
«Ha detto qualcosa scusi?» disse tornando.
«Hm no, mi scusi, non ho parlato.» dissi facendomi rosso
Che idiota
Erano le 10 di mattina
Stavo per uscire dalla sala, e appena mi avvicinai alla sua stanza lui non c'era. Mi pareva ovvio. Mica poteva essere così facile come pensavo.

E non era una cosa momentanea.
Non c'erano nemmeno il giubbino, la sua felpa, il padre. E nemmeno la caramella.
Andai al bancone.
«Mi scusi, è ricoverato qui.. Alessan..» chiesi ma la signorina molto preparata mi fermò dicendomi.
«Ah, il ragazzo da poco operato, no. Proprio un'ora fa è andato via. Il padre ha deciso di portarlo a casa..» disse.
Tutto ciò mi causò un dolore alla testa assurdo.
Stavo facendo di tutto ma era sempre più lontano.

•INNAMORATO DI LUI•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora