Capitolo 18

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Capitolo 18

"'Cause even the stars they burn
Some even fall to the earth
We've got a lot to learn
God knows we're worth it"

I won't give up – Jason Mraz


-Se li portassimo al parco?- Chiese Hermione, scorrendo pigramente l'indice sul petto di Max.

-Al parco?- Il demone inclino' la testa di lato.

-Al parco.- Ripete' lei, accennando un sorriso. –Non possiamo tenerli chiusi qui dentro per sempre.

-Hanno ancora pochi mesi, non so se e' il caso.

-Hanno l'aspetto di bambini sui cinque anni, devono imparare a relazionarsi con le persone.

-Ci sono abbastanza persone qui dentro.- Decreto' Max.

-Persone della loro eta'.- Si morse il labbro. –Della loro apparente eta'.

Il moro sospiro', annuendo appena. Non era molto convinto di quella scelta ma non poteva negare che crescere in un modo di soli adulti fosse difficile, anche lui ci era passato e poteva testimoniare per parte. Una cosa che aveva sempre voluto in quei mesi era qualcuno con cui passare il tempo. Aveva pensato che i due bambini si potessero tenere compagnia a vicenda ma evidentemente una madre vedeva piu' di quanto lui potesse vedere. Era stato ben cosciente dall'inizio del fatto che non avrebbe mai potuto capire i proprio figli cosi' come lei avrebbe fatto e cio' non faceva che dargli l'ennesima conferma. Come poteva proporle cio' che aveva in mente se non riusciva a capire i bisogni di due bambini?

-Non fartene una colpa, Max.

-Hm?

-Non sei abituato a notare le piccole cose, non sei cresciuto come i bambini normali.

-Perche' non ero un bambino normale.- Dopo una pausa riprese. –Nemmeno loro lo sono.

-Non vorresti dare loro la possibilita' di esserlo?

-Certo che lo voglio!

Hermione annui' mentre si stringeva ulteriormente fra le sue braccia. Chiuse gli occhi lasciando i muscoli rilassati. Amava restare cosi'. Si sentiva estremamente protetta e al sicuro, non era mai stata cosi' bene prima di conoscerlo e non aveva mai potuto rimpiangere di averlo fatto, neppure quando aveva perso Alex. Una cosa che le ronzava sempre in mente era quella promessa che gli aveva fatto quella sera d'estate.

-Cosa ti turba?- La sua voce la scosse.

-Pensavo ad Alex, i bambini devono conoscerlo.

-Lo conosceranno quando sara' il momento, devono sapere quanto rischiano ogni volta che non sono attenti.- Acconsenti'.

-Pensi che mi perdonera'? Per essere stata una pessima madre?

-Non sei stata una pessima madre.- Rispose deciso. –Non hai avuto nemmeno il privilegio di esserlo a causa di altri.- Concluse mentre con una mano le carezzava dolcemente il capo nel tentativo di darle un conforto di cui lui stesso avrebbe avuto bisogno. -Stavo pensando ad una cosa.

-Di che tipo?- Mormoro' asciugandosi una lacrima solitaria.

-Non so se sia il caso di parlarne ora.

-Dillo, ormai hai iniziato un discorso e odio lasciare le cose a meta'.- Lo incoraggio'.

-Lo vorresti un altro bambino?

La riccia spalanco' leggermente gli occhi, spostandosi per guardarlo piu' attentamente.

-Non ora, dopo il matrimonio.- Tento' di farla sembrare una possibilita'.

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