Inferno.

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Erano le 4 del mattino. Il mio telefono iniziò a squillare.
"Mmh.." Risposi ancora addormentata.
"Jo! JO!"
"Che vuoi, Tom?"
"Scendiiii?"
"Stai scherzando, vero? Sono le 4 del mattino! Va a dormire! O almeno non rompere le palle a me!" Gli chiusi il telefono in faccia.
Tom era il mio migliore amico. L'unico con cui ero riuscita a fare amicizia in quella merda di scuola.
Mh.. La scuola.. Avrei pagato qualsiasi cifra per cambiarla. Essere l'unica poveraccia in un mare di ricchi era già fastidioso. E ora, si aggiungevano pure i ricchi stronzi.
Tu sei povera? Cosa ti è rimasto, dopo aver pagato questa scuola?
Domande stupide che continuavano ad essermi chieste. Ma, almeno, mi rincuorava il fatto che io fossi una figa. Ma di ragazzi non ne vedevo uno, siccome tutti andavano dietro alle riccone per guadagnarne qualcosa.
Tom.. Tom era come me. Benestante, più che povero. Lavoravamo insieme in un bar.
E ti ubriachi pure tu? Mi aveva chiesto una volta una bionda. Le cosiddette "Bionde Stupide" esistevano. Ed erano tutte nella mia scuola, pensate che fortuna. Per la cronaca, non le ho mai risposto. Era troppo stupida per ricevere una risposta.
Il telefono ricominciò a squillare.
"Che c'è Tom, CHE C'È!?" Urlai.
"Gne! Daiii, scendiii. Non riesco a dormire!"
"Aish.. E va bene. Dammi un attimo che mi vesto."
"Yayyyyyyyy"

Uscii. Lo trovai davanti all'entrata.
"Che rottura di palle che sei." Dissi abbracciandolo.
"Lo fo, lo fo" Rispose con una voce ridicola.
"Ora.. Dimmi che succede. Non è normale che tu rinunci al sonno." Dissi guardandolo negli occhi. Il suo viso cambiò all'improvviso. Passò da felice a depresso.
"I-I miei.. Hanno litigato di nuovo.." Disse con una voce flebile. Amava i suoi genitori e voleva che restassero sempre insieme ma.. Le cose peggioravano sempre di più.
"Mi dispiace, Hyung.." Dissi abbracciandolo.
"È che.." Riprese. Lo guardai stupita. Cos'altro era successo?
"È che.. Stavano urlando e.. Dalla mia camera.."
"Non mi dire che.."
Annuì. "Danno la colpa a me.." Disse abbassando la testa.
Lo abbracciai.
"Lasciali perdere. Vuoi venire a stare da me per un po'? Così ti rilassi.."
Lui annuì. Come potevano, quei bastardi, dare la colpa a lui per il loro quasi divorzio!? Tom era un ragazzo d'oro. Disponibile, dolce, comprensivo..
Lo feci antrare a casa mia e andammo in camera.
Nonostante la mia stanza fosse piccola, il letto era abbastanza grande. Su una sedia erano buttati dei vestiti e vicino c'era una piccolo tavolino che fungeva da scrivania.
Ci stendemmo insieme e ci addormentammo.
Non stavamo insieme e non ci piacevamo a vicenda. Ma questa cosa l'avevamo già fatta altre volte. È amicizia.

Mi alzai con un infarto, a causa della sveglia. Svegliai Tom e ci preparammo per uscire.
Durante il cammino, parlavamo del più e del meno.
"Yah, Jo! Sei andata al seminario di canto solista che ti avevo consigliato?"
"Stai scherzando? Costa un'occhio della testa! E poi, non so cantare."
"Tu? Tu non sapresti cantare? Ma fammi il piacere!" Mi tirò una gomitata.

Arrivammo davanti alla scuola. Prima di entrare, decidemmo di fumarci una sigaretta.
Un gruppo di ragazzi si avvicinò a noi. "Avete da accendere?" Chiese il più alto. Passai loro l'accendino, me lo tornarono e si allontanarono.
"E quelli chi diavolo sono?" Chiesi a Tom.
"Non li ho mai visti prima.. Forse sono dei passanti.."
"Già, con la nostra uniforme. Devono essere dei nuovi studenti.. E, a occhio, direi pure ricconi." Dissi distogliendo lo sguardo da quei ragazzi.
"Buh.. Entriamo?" Io annuii e ci dirigemmo verso la nostra classe.

Il casino che c'era al suo interno era fastidioso come non mai.
Le ricche che si facevano le unghie, i ricchi che si spazzolavano.
Mi venne un colpo allo stomaco solo a vedere quella scena.
"E anche oggi sarà un'inferno." Dissi sorridendo a Tom. Lui ricambiò il sorriso e ci andammo a sedere.
Ad un tratto, suonò la campanella, e la professoressa entrò puntuale come non mai.
"Aigoo.. Ho dimenticato il registro! Jo, potresti andarlo a prendere in aula insegnanti?"
"Certo, prof!" Mi alzai, mi inchinai, e mi diressi verso la porta.
Una volta uscita, ringraziai gli dei per avermi concesso una seppur breve libertà da quell'ammasso di ricchi, e cominciai a dirigermi verso l'aula insegnanti.
Trovai facilmente l'armadietto della Kim, siccome era ricoperto di diamanti.
Mi disgustava.
Lo aprii, ma subito esso si richiuse.
"Ehilà.." Sentii dietro di me.
Mi girai e trovai un ragazzo dai capelli rossi arruffati. Aveva occhi molto dolci e un viso morbido solo alla vista.
"Ehi.." Dissi imbarazzata, cercando di trovare una via d'uscita da quella situazione.
"Che c'è? Mi hai già dimenticato?" Disse con una voce sprezzante.
Tornai a guardarlo.
"Dovrei conoscerti?"
"Mh.. Eccome se dovresti." Disse prendendomi per il colletto dell'uniforme.
Quella stretta. Quella sola stretta. L'avrei riconosciuta ovunque.
Non poteva essere lui.
Non DOVEVA essere lui.
"Oh.. Vedo che ti stai ricordando.." Sorrise maliziosamente. "Dì il mio nome, su."
"P-Park..Park Jimin." L'incubo era tornato. La mia vita era finita. Del tutto.

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