Era passata poco più di una settimana da quell'accaduto e nel frattempo erano cambiate molte cose. Ero tornata quello stesso giorno a casa di mio padre e sembrava non esserci più quella tensione tra lui e Kayl. Anche mio fratello sembrava essere tornato alla normalità e non lo vidi più vagare per casa con l'aria sbronza. Pochi giorni dopo, tornai a vivere nella loro casa e mi impegnai a recuperare il rapporto con mio fratello e, anche se in parte, ci riuscimmo.
Con Jason non andava tutto per il verso giusto, dopo aver parlato con Jonathan, a cui stranamente credevo, mi ero allontanata da lui e gli incontri a seguire furono pieni di imbarazzo e pieni di litigi. Iniziavano con un "ciao" e finivano sempre allo stesso modo, con un "fanculo" urlato seguito dal forte rumore della porta che si chiudeva. Più cercavo di non darci importanza, più tempo passavo a capire che cosa era successo nel nostro rapporto. Lo amavo e ci soffrivo ogni volta. Il nostro era un rapporto malato che non poteva essere guarito in alcun modo se non con la distanza.«Tutto bene?» mi chiese Kayl entrando nella mia stanza con espressione afflitta e colpevole.
«Benissimo» gli risposi asciugando l'ennesima lacrima che era caduta per colpa di Jason.
«Mi dispiace è anche colpa mia»
«Non voglio sapere il motivo delle tue scuse ma ti chiedo di non dirlo mai più. Ancora non capisco cosa mi stai nascondendo» lo guardai annuire con lo sguardo basso e tornai a guardare fuori dalla finestra con le mani posate sul davanzale di essa.
«Per qualunque cosa io sono nella camera a fianco» disse per poi uscire dalla stanza lasciandomi da sola.Sarei rimasta molto volentieri tutta la giornata a guardare fuori la finestra la vita scorrere senza di me, ma non potevo mancare al mio dovere. Avevo perso le prime ore di lezione per via della discussione con Jason e non potevo permettermi di perdere un'intera giornata. Non potevo abbattermi così facilmente e non dovevo far vincere ancora una volta i sentimenti confusi che provavo.
Presi la mia borsa contenente il necessario e uscii di casa prima che potessi cambiare idea. Aveva iniziato anche a piovere ma non mi preoccupai di mettermi al riparo e continuai sulla mia strada. Mi sarei beccata sicuramente l'influenza il giorno dopo ma stare sotto la pioggia mi aveva sempre aiutato a rilassarmi.
Sono la classica ragazza che ama il sole caldo ma preferisce la pioggia, che ama le giornate calde ma preferisce quelle fredde per rinchiudersi in casa con qualcosa di caldo da bere.Arrivai all'istituto e non scorsi alcuna anima viva per via del tempo cattivo. Si erano tutti rintanati all'interno di qualche edificio o nella caffetteria che sicuramente sarà stata stracolma di studenti.
A passo lento, mi recai alla lezione di culture straniere dove avrei incontrato Jonathan. A differenza delle altre volte però, dentro di me non si creò quella sensazione di adrenalina che usavo contro di lui, ma bensì un formicolio lungo la spina dorsale quasi piacevole.
Mi tolsi il parka zuppo di acqua scoprendo che quel formicolio non era causato da Jonathan, ma dalle gocce di acqua che penetravano all'interno del maglione. Mi insultai mentalmente per il pensiero che mi era passato e per quanto potessi essere stupida.
Entrai nell'aula incrociando volutamente lo sguardo di Jonathan che mi fece cenno di sedermi al suo fianco. Stringendo con forza il parka bagnato tra le braccia, camminai verso di lui raccogliendo tutto il coraggio che avevo in corpo. Aveva quel ghigno sulle labbra che prevedeva solo una grande sfilza di battute irritanti.
«Come va?» rimasi spiazzata e lo guardai con la bocca schiusa. Mi fece un sorriso e credo che in quel momento avessi l'espressione più strana al mondo.«Ti preoccupi per me?» gli chiesi ricomponendomi e recuperando quel briciolo di dignità rimasta.
«Di mia spontanea volontà ho deciso di non essere stronzo con te e tu mi ricambi il favore facendo la dura?»
«Non mi fido» mi sedetti al suo fianco posando il materiale sul tavolo pronta ad iniziare la lezione.
«Però hai creduto alle mie parole» sussurrò sul mio orecchio provocandomi numerosi brividi. No non era lui a darmi quelle sensazioni ma il freddo... si proprio così, il freddo.
«Ti sarei grata se non ne parlassi» continuò a parlare non ascoltando la mia richiesta.
«Ho visto Jason questa mattina» quella semplice frase però, riuscii a rubare la mia attenzione.
«Era molto incazzato» rise portando lo sguardo altrove come a immaginarselo.
«Come fai a conoscerlo?» gli chiesi deviando la sua affermazione.
«Non abbiamo un rapporto di amicizia tranquilla. Quello stronzo mi ha rovinato la vita fin troppe volte»
«Perché?» fece finta di non ascoltarmi ma iniziò a guardarmi con gli occhi assenti mentre era assorto tra qualche suo pensiero.
«Devi credermi un'ultima volta. Jason e Eve-»
«Buongiorno ragazzi» il professore entrò in aula con uno strano sorriso in volto. «Farete un lavoro a gruppi di due su tutto quello che abbiamo fatto fino a ora. Impegnatevi affondo per questo compito assegnato vi servirà per l'esame»
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I Need You. /#Wattys2017/
Teen Fiction"Cambiare vita" era quello il desiderio più grande di Abby Taylor. Una semplice ragazza che fu costretta a crescere velocemente pur di sopravvivere alla strana piega che aveva preso la sua vita. Amore, Gioia, Rabbia, Delusione, Invidia... Tutte em...