Capitolo 24.

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Vorrei dire che quel giorno mi svegliai grazie al cinguettio degli uccellini, oppure grazie ai leggeri raggi del sole che penetravano dalla finestra. Ma ahimè non fu così. Un continuo rumore di passi, che percuoteva nella mia testa, mi costrinse a svegliarmi. Puntai lo sguardo sull'ora scoprendo irritata di essere stata disturbata un'ora prima del suono della sveglia.
Oramai il sonno era andato perso e rimanere a fissare il soffitto, non mi avrebbe portato niente di produttivo.
«Inizia bene questa giornata» ironizzai con me stessa, spostando le coperte calde dal mio corpo. Appena venni a contatto con la temperatura esterna della stanza, il mio intento fu di tornare nel letto in cui si stava decisamente meglio. Prima che potessi farlo però, il mio buonsenso mattiniero, mi condusse all'armadio per prendere qualcosa di altrettanto caldo da indossare al posto delle coperte. Dopo aver indossato la felpa più calda che possedevo, uscii dalla stanza scoprendo la causa del mio risveglio.
Kayl passeggiava avanti e indietro per il salotto provocando il rumore continuo delle suole delle scarpe che andavano a contatto con il parquet. In una mano teneva dei fogli molto simili a quelli che avevo visto giorni prima sparsi nella sua stanza, e nell'altra, stringeva con forza il suo cellulare mentre osservava lo schermo.
«Mattina storta?» gli chiesi facendomi sfuggire uno sbadiglio. Vista l'ora decisi di prendere tutto il tempo possibile, permettendomi anche una grande colazione. Mentre aspettai la risposta da parte di Kayl, iniziai a prepararmi qualche toast su cui spalmare la marmellata di mirtilli offerta gentilmente dal frigorifero.
«A quanto pare lo è» continuai, non ricevendo, ancora una volta, una sua risposta.
«Kayl?» mi stavo iniziando a preoccupare. Se mio fratello non voleva parlare, le cause potevano essere:
-una litigata con mio padre: ma non sembrava succedere da giorni ormai;
-una delusione da parte mia: che io mi ricordassi, non gli avevo mai dato modo di essere deluso di me, negli ultimi giorni.
- problemi a lavoro o con una ragazza: ma come si spiegherebbero i fogli?

Tutti i probabili motivi andarono a esaurirsi, lasciandomi con il dubbio.
Presi il toast appena preparato e mi avvicinai a Kayl che aveva deciso finalmente di sedersi. Da dietro la poltrona cercai di leggere qualche riga di quei fogli, ma fallii miseramente. Mio fratello se ne accorse e si alzò dalla poltrona, fissandomi con occhi arrabbiati.
«Che fai? Mi controlli?» mi chiese scocciato.
«Non ti sei neanche accorto che fossi qui e comunque non ti stavo controllando» replicai masticando il boccone che avevo ormai addentato.
«Me ne ero accorto eccome»
«Mi dovrei sentire meglio? Vuol dire che hai fatto come se io non esistessi» il suo telefono prese a squillare e dopo avergli dato una piccola occhiata, posò di nuovo gli occhi su di me oltrepassandomi con lo sguardo. Uscì dalla stanza e l'unica cosa che sentii fui un "pronto?" altrettanto scazzato.

Finii il mio toast nella mia stanza e mi preparai per andare a lezione. Invece del classico abbigliamento total black, decisi di indossare dei jeans blu chiaro strappati, abbinati a una maglietta bianca lunga, un giacchetto di pelle nero e il mio paio di scarpe da tennis bianche.

Forse svegliarsi prima non fu tanto un errore, anzi avrei dovuto farlo più spesso. Ero pronta per uscire, sulla soglia della porta, intenta a cercare il cellulare che era misteriosamente sparito.
«Abby»
«Non ora» esclamai, continuando a frugare all'interno della borsa. Dopo minuti interi di ansia, lo trovai nascosto in un angolo, sepolto dai migliaia oggetti che solo una donna può possedere. Sospirai per il sollievo e mi girai verso Kayl che poco prima mi aveva raggiunto.
«Mi dispiace per prima, non era mia intenzione trattarti così» abbassò la testa come se non riuscisse a sostenere il peso del mio sguardo che gli avevo puntato addosso con insistenza.
«Va bene. Ora vado a lezione» portai il cellulare nella tasca posteriore dei jeans e mi chiusi la porta alle spalle.

La solita routine stava per cominciare. Lezione. Cambio. Lezione. Pranzo. Lezione. Saluta Thomas. Ma dove era il mio amico quella mattina?

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