Capitolo 20.

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«Io lo ammazzo» continuava a ripetere Kayl mentre camminava avanti e indietro per il soggiorno.
«Non ci posso credere» continuò Clara, guardandolo incredula.
«Sapevo che era uno stronzo» aggiunse puntandomi contro i suoi occhi iniettati di rabbia.
«Tu come stai?» mi chiese Jet mentre gli altri due gesticolavano e parlavano di quanto bastardo potesse essere Jason.
«Sono solo arrabbiata e devo trovare il modo di andare avanti e dimenticarlo»

Mi guardarono tutti e tre con un'espressione diversa ma esprimevano comunque la stessa cosa: sola preoccupazione.
«Io sto bene, tranquilli» mi alzai dalla poltrona su cui ero seduta per andare a riempire la ciotola ormai vuota di popcorn.

«Hai bisogno di svagarti, non ti permetterò di rimanere a casa a riempirti lo stomaco di gelato e schifezze varie» disse Clara alle mie spalle.
«Sento aria di festa»
«Esatto» confermò mentre prendeva qualche manciata di patatine al formaggio dalla confezione aperta sul pianale.
«Promettimi che non finiremo come l'altra volta» la avvertii ricordandomi della discussione avuta con Kayl.
«Staremo entrambe attente, te lo prometto»

Dopo aver fatto scorta di patatine tornammo nel salotto dove Kayl e Jet erano intenti a sfidarsi a una corsa di macchine sulla PlayStation attaccata al nuovo televisore al plasma di nostro padre. Sia lui che Kelly avevano deciso di passare due giorni nella casa in montagna giusto il tempo per rilassarsi e sistemarla prima della stagione invernale. Valeva dire casa libera per noi tre.

«Perderai un'altra volta»
«Staremo a vedere» mentre i due si sfidavano, il mio cellulare squillò e sul display comparve il nome di Thomas.
«Ehi Thomas» lo salutai allontanandomi dagli altri per poter parlare più tranquillamente.
«Abby come stai?»
«Bene tu?»
«Bene grazie. Ti andrebbe di fare una passeggiata finito il lavoro?»
«Per me va bene»
«Ti passo a prendere appena hai finito»
«Perfetto, ci vediamo dopo allora»
«A dopo»

Mentre Kayl e Jet giocavano come bambini per più di un'ora a quello stupido gioco, io e Clara cercammo qualche festa in programma con scarsi risultati. Navigammo su qualche sito online di abbigliamento e ci divertimmo a creare un itinerario per un viaggio solo per noi due. Ci sarebbe piaciuto partire insieme una volta finiti gli studi e sembrava essere un desiderio sempre più plausibile mano a mano che passava il tempo.

Da brave donne di casa vista l'assenza di Kelly, preparammo il pranzo per tutti e quattro. Per "preparammo il pranzo" si intende mettere in forno dei surgelati, che sia chiaro.
Verso il pomeriggio io e Clara dovemmo uscire per andare a lavorare nella caffetteria e Jet dovette aiutare dei suoi amici per un trasloco.

Quest'ultimo si offrì un passaggio dato che i suoi amici si trovavano lungo la stessa strada. Durante il tragitto ci divertimmo a urlare, più che a cantare, ogni canzone che passava alla radio.

«Ciao ragazze» salutammo io e Clara appena entrammo nel locale. Ci andammo a cambiare per poi separarci e iniziare il lavoro che ci aspettava. A Clara toccò la cassa e l'accoglienza dei clienti mentre a me il sevizio ai tavoli.

A differenza degli altri giorni non c'erano molte persone se non i clienti abituali che avevo imparato a riconoscere. Al tavolo centrale c'era la
Signora Grysm con il suo barboncino bianco legato, con il guinzaglio,
alla sedia su cui era seduta.
A uno dei tavoli vicini al bancone c'era lo scorbutico e antipatico Signor Levi, un uomo anziano che si lamentava ad alta voce di ogni notizia che trovava scritta sul giornale e come ogni volta non mancavano i suoi commenti di come furono i suoi anni quando era più giovane. Poi negli altri tavoli vi erano alcuni signori e signore che venivano spesso ma non si potevano definire clienti abituali. Portai la solita tisana alle rose alla signora Grysm che mi ringraziò cortesemente come sempre.
«Salve Signor Galhì. Le portò qualcosa?» gli chiesi anche se sapevo bene cosa avrebbe ordinato. Il signor Galhì era un uomo anziano che aveva però l'animo di un ragazzino. Veniva sempre accompagnato con sua moglie che gli impediva di mangiare dolci con troppi zuccheri e troppo calorici per via della sua età. Sembrava di vedere una mamma con suo figlio più che moglie e marito.
«Ho visto una cheesecake ai frutti di bosco. Potrei avere quella?» mi chiese.
«Andiamo Ronh, non credi che ti faccia male?» lo riprese la signora Galhì.
«Perché non vuole lasciarmi vivere?
In fondo la vita è una.» disse continuando a rivolgersi a me pur di non parlare con sua moglie. Erano una coppia fantastica e si amavano alla follia però quando la moglie gli impediva di mangiare i suoi dolci preferiti non le rivolgeva la parola per alcuni minuti.
«Cosa devo fare con te. Abby cara per me un the caldo grazie»
«Arrivano subito»

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