Capitolo 40.

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Persi un battito prima che il mio cuore iniziasse a palpitare a un ritmo più veloce. La gola secca mi impediva di parlare ma anche se avessi potuto, non avrei saputo cosa dire. Il mio cervello si era del tutto spento e questo mi impediva di fare qualsiasi cosa. Lo stomaco sembrava che stesse facendo delle capriole su se stesso e le gambe faticavano a stare ferme sul posto.

Ero in subbuglio, non comprendevo cosa stesse accadendo e per un attimo, mi attraversò nella mente l'idea che tutto quello, era solo un sogno e che presto mi sarei svegliata nel mio letto tra le coperte calde. Durò solo un momento, giusto il tempo che Jonathan impiegò per prendere il mio viso tra le sue mani.

Ed ecco il formicolio che partiva dalla pelle fino ad entrare in circolo per tutto il mio corpo, come se si trattasse di qualche sostanza stupefacente. Sentivo quella sensazione espandersi provocandomi un forte senso di benessere che mi riscaldava e mi faceva fremere dalla voglia di avere più di quel semplice contatto.

Sbattei le palpebre tornando con i piedi a terra. Mi sporsi in avanti toccando le sue labbra con le mie con il timore che tutto quello potesse finire da un momento all'altro.
In poco tempo approfondì il bacio lasciandomi completamente andare.
La sua mano si spostò dietro la mia nuca  per poi poetarle, entrambe, sulle cosce. Feci leva sulle sue spalle finendo con le gambe avvinghiate dietro la sua schiena mentre lui mi sorreggeva per non farmi cadere.

La sensazione delle sue labbra sulle mie era qualcosa di surreale e indescrivibile. Nessuna parola avrebbe espresso correttamente ciò che erano e che stavo provando in quegli istanti.

«Andiamo a casa» sussurrò sul mio collo provocandomi un fremito incontrollabile.
Entrammo dentro il locale salutando velocemente i nostri amici giustificandoci con una banale scusa.

Entrambi non eravamo più nella  pelle e chiunque lo avrebbe potuto capire, dal mio torturarmi le mani, alla guida spericolata di Jonathan.

Giungemmo a casa e, ancora prima di entrare, iniziammo a sfiorarci le labbra e ad analizzare il corpo dell'altro percorrendolo con le mani.

Mentre Jonathan continuava a torturarmi il collo con le sue labbra calde e gonfie, cercai le chiavi all'interno della borsa, facendo un enorme fatica. Ancor più difficile fu inserirle nella toppa della serratura.

Entrammo in casa e raggiungemmo immediatamente la mia stanza dove iniziammo a gettare le nostre cose sul pavimento di essa. Jonathan si sfilò il suo giacchetto lasciandolo cadere a terra per poi passare alla maglietta e alle scarpe, senza mai distogliere lo sguardo dal mio.

Mi tolsi le scarpe alte, per poi passare alla gonna e alla maglia fin troppo ingombranti per quella situazione.

Ormai eravamo rimasti entrambi con solo l'intimo addosso e l'incredibile voglia di continuare quello strano gioco iniziato nel parcheggio di quel locale.

Mi spinse delicatamente sul letto puntando le ginocchia sul materasso. Iniziò a baciarmi l'addome per poi passare al décolleté fino ad arrivare al collo, lasciando una scia di baci lungo il mio corpo.

Arrivò finalmente alle mie labbra dove approfondì quel contatto. In quel momento, capovolsi la situazione, finendo sopra il suo corpo. Continuammo a baciarci mentre il mio corpo si muoveva esperto sul suo. Feci combaciare il mio bacino con il suo sesso, provocandogli un sospiro di piacere.
Ogni tanto interrompemmo il bacio per respirare e guardarci negli occhi come a chiederci il permesso di continuare.

Iniziammo a privarci dei nostri indumenti, quando un tonfo attirò la nostra attenzione.
«Fate piano, starà dormendo» la voce di Kelly arrivò come un sussurro alle mie orecchie facendomi passare sulla modalità "attenti".

Guardai preoccupata Jonathan che in poco tempo si vestì e raggiunse la finestra.
Lo guardai accigliata raggiungendolo «Sei impazzito, davvero hai intenzione di uscire dalla finestra?»
«Non è poi così alto e poi c'è un appoggio che posso raggiungere facilmente»

Mi lasciò un bacio sulle labbra prima di scavalcare il bordo della finestra.
«Non mi era mai capitato di fuggire dalla finestra per non essere scoperto a fare...beh  quello che stavamo per fare» gesticolò.
Mi morsi il labbro inferiore per non ridere e gli risposi «C'è sempre una prima volta no?»
Sorrise baciandomi un'ultima volta «Ci vediamo, cara Giulietta»
«Ci vediamo, Romeo»

Si calò dalla finestra mentre rimasi con il fiato sospeso per paura che si facesse del male. Solo quando raggiunse il terreno coperto d'erba, sospirai sollevata.
Continuai a seguire i suoi movimenti fino a quando mi fu possibile per poi tornare dentro il mio letto, nascondendo i miei abiti sparsi sotto di esso.

Risi leggermente guardando il soffitto della mia stanza.
Quella situazione era stata eccitante e sconvolgente oltre che estremamente pericolosa.

Noi che ci amavamo di nascosto, nascondendoci dagli occhi indiscreti del mondo. Tutto quello era surreale come se stessi in un film o in qualche strano libro, dove il nostro era un amore proibito e segreto.

Tra quei pensieri chiusi gli occhi beandomi del profumo che Jonathan aveva lasciato impresso sia sulla mia pelle che sulle coperte.

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