Capitolo 29.

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«Vestiti elegante, questa sera si va al ristorante» erano queste le parole che mio padre disse prima di uscire di casa con l'intento di andare a trovare un regalo per la sua amata. Per quanto ne sapevo, aveva deciso di organizzare una cena di famiglia al ristorante più chic di tutta New York. Da quando aveva ottenuto quella promozione al lavoro, i soldi non sembravano tanto un problema. Erano giorni che tornava a casa prima del solito e farneticava frasi disconnesse tra loro. "Deve essere tutto perfetto" ripeteva in continuazione soprattutto se in casa eravamo solo io e Kayl. Furono molte le frecciatine che ci lanciò per assicurarsi che adottammo un buon comportamento durante quel giorno. Mio padre voleva fare i festeggiamenti in grande ma si dovette trattenere per rispettare il volere della sua fidanzata.
Kelly, da una parte era proprio come me, non amava le grandi feste ed essere al centro dell'attenzione. Preferiva passare i compleanni in tranquillità, con la sua famiglia, e ci teneva che partecipassimo anche io e Kayl che, ormai, ci considerava come propri figli.

Dopo aver sentito la porta di casa chiudersi, mi alzai dal letto e, strusciando i piedi sul pavimento, mi diressi in cucina. Per la prima volta, da quando Kelly abitava con noi, non trovai la colazione pronta sul tavolo ma un piccolo post-it.

"Scusatemi tanto ma per via del lavoro non sono riuscita a lasciarvi la colazione pronta. Ci vediamo dopo e Buona giornata a tutti"

Come si faceva a non amare una donna del genere?
Una volta letto il biglietto, iniziai a preparare la colazione anche per Kayl e Jet, che si trovavano ancora nei loro letti.
Non ero molto brava in cucina e, di certo, i dolci non erano la mia specialità. Mi limitai quindi a preparare delle semplici uova strapazzate e delle fette di pane che riscaldai nel tostapane. Dal pensile in alto presi due diversi pacchi di biscotti e tre tazze per il caffè per poi sistemarle sul tavolo.
«Buongiorno» esordì Jet entrando nella stanza.
«Buongiorno anche a te» il tintinnio del tostapane mi avvertì che le fette di pane erano pronte e, una volta poste su un piatto, li posai sul tavolo insieme al resto delle cose.
Vidi Jet intento a leggere il post-it di Kelly e se pur essendo solo tre righe, ci stava mettendo un'eternità e non riuscii a trattenere una piccola risata.
«Stai ancora dormendo?» gli chiesi e in risposta ricevetti un semplice mugolio. Si accasciò sulla sedia e portò la testa tra le mani chiudendo gli occhi.
«Che buon profumo» commentò Kayl entrando anche lui con i classici post di una lunga dormita rilassante. Capelli arruffati, occhi semichiusi e sguardo assonnato.
«Ma è mia sorella quella che vedo ai fornelli?» chiese ironico dando una pacca sulle spalle a Jet come per richiamare la sua attenzione.
«Si e sono meravigliato che ancora non siamo intervenuti i pompieri» mi schernì Jet.
«Segna questo giorno sul calendario, passerà sicuramente alla storia» continuò mio fratello prima che entrambi scoppiassero a ridere.
«Ah ah ah molto divertenti» le uova erano finalmente pronte così come il caffè e non ebbi molto tempo per replicare. Mi serviva la massima concentrazione...
«Ecco a voi» servii a loro la colazione e mi guardarono esterrefatta.
«O ti sei data alla cucina a nostra insaputa» iniziò Jet.
«Oppure hai iniziato a vedere trasmissioni inglesi su come preparare una colazione degna della famiglia reale» continuò Kayl.
«Siete molto simpatici di prima mattina» ironizzai addentando un biscotto con le gocce di cioccolato.

La mia colazione improvvisata non aveva avuto esiti negativi in fin dei conti, anzi, si era rivelata un gran successo. Una volta lavato e sistemato tutto, ci mettemmo tutti e tre sul divano per vedere qualche film.
Ma scegliere un film era un'impresa impossibile per noi che avevamo gusti al quanto discordanti. Kayl voleva vedere un film horror, Jet una commedia ed io un film romantico. Alla fine scelsero di giocare alla console per impedire l'inizio di una lunga guerra sanguinaria.

Tory:
"Hai da fare questo pomeriggio?"
Recitava il messaggio. Guardai i due "uomini" contendersi la vittoria in quello stupidì gioco, e la risposta fu quasi scontata.

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