Brutte notizie

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<mettiti lì e fammi dare un'occhiata alle ferite.> s'intromise dolcemente Kristine, sorridendo.
Sebbene fosse titubante, Erik si dimostrò obbediente; lasciò che la donna lo aiutasse a togliersi gli abiti da viaggio e che si occupasse del brutto ricordo che il Cerbero aveva lasciato sulla sua spalla.
Nel frattempo Alina portò dei tizzoni ancora fiammeggianti nella stanza, adagiandoli in un piccolo accenno di camino. Constatato che la canna fumaria comunicava con quella del camino principale, si diede da fare per alimentare quell'ombra di fiamme. Quando il fuoco sembrò autonomo ci posò vicino ciò che aveva preparato, quindi si voltò nuovamente verso il ragazzo.
Erik le dava le spalle,seduto a gambe incrociate sul materasso.
Aveva la pelle diafana e muscoli ben delineati sotto la superficie. I capelli scuri contrastavano con quell'incarnato chiaro, così come il rosso del sangue delle varie ferite che gli coprivano il busto.
<non sei messo per niente bene.> mormorò la ragazza in apprensione, avvicinandosi e sfiorandogli una spalla, mentre la madre si occupava di un altro brutto taglio.
<sciocchezze.> rispose lui sorridendo audace. D'altro canto però, faceva fatica a rimanere seduto a schiena diritta. Il collo e i muscoli gli dolevano e la vista si annebbiava di tanto in tanto. Il sorriso gli si offuscò per un istante.
Alina, che aveva ben inteso il comportamento del ragazzo che aveva davanti, lo assecondò.
Quando Kristine, con l'aiuto della figlia, ebbe terminato il suo lavoro, salutò i due ragazzi, sorridendo indulgente, e andò via.
<come mai conosci mio padre?> chiese di punto in bianco la ragazza, avvicinandogli un vassoio con del cibo.
<l'ho conosciuto quando avevo dieci anni o poco più. È stato ospite del mio maestro per diverso tempo, assieme a tua madre. In quel periodo volevo a tutti i costi diventare un soldato, Arthur mi aiutò a padroneggiare la spada e mi insegnò a combattere.> spiegò lui in breve. Sembrava che non fosse felice di parlarne.
Alina ricordava bene quel periodo, nonostante a quel tempo avesse avuto appena sette anni. I suoi genitori le avevano affidate a zia Isabel, per trascorrere l'estate nella sua fattoria immersa nel nulla. Si erano assentati per dei mesi interi mentre le ragazze crescevano all'aria aperta, godendosi il sole.
<è tornato diverse volte nel corso degli ultimi anni, e ogni volta mi ha insegnato qualche trucco nuovo.> aggiunse Erik portandosi alla bocca un altro cucchiaio di zuppa.
<capisco.> rispose Alina, rabbuiandosi appena.
Non sapeva dove fosse quel misterioso luogo che il padre aveva visitato più volte, e non sapeva quale fosse il ruolo dei suoi genitori in tutta quella faccenda di Bianchi, Cerbero e Popolo Libero. Le affluivano alle labbra molte domande che però tenne per sé.
<tu sei cresciuta qui in città?> chiese allora il ragazzo.
<si, con le mie sorelle.> rispose lei, sedendosi sul materasso, schiena contro schiena con quello sconosciuto.
< non hai mai visto la foresta?> sembrava stupito.
<no, il limitare è zona vietata ai cittadini.> spiegò lei.
Nel silenzio il ragazzo fece per alzarsi, per riporre il vassoio della cena accanto al fuoco, ma dovette rinunciarvi con un gemito. Allora la ragazza si mosse al suo posto. Ebbe quindi l'occasione di guardarlo per la prima volta in volto, illuminati dalla luce delle piccole fiamme. Aveva gli occhi scuri, così come i capelli, neri come piume di corvo.
Si studiarono in silenzio incuriositi l'uno dall'altra.
Osservandolo, Alina notò che anche lui, al centro del petto, aveva un disegno circolare, proprio come tutti i componenti della sua famiglia.
<il marchio del Popolo Libero.> sussurrò, cercando di intravedere qualche figura tra quei disegni tribali. < perché il tuo è blu?> chiese, ricordando che il marchio fosse color della ruggine.
<lunga storia.> rispose lui, distogliendo lo sguardo.
<com' è la foresta? E viverci dentro?> chiese lei, per cambiare discorso.
Sul volto del ragazzo tornò il sorriso. Si distese sul materasso, lasciando dello spazio anche per lei.
<è un luogo magico. Tutto vibra all'unisono, le foglie, l'acqua e persino l'aria cantano la stessa melodia.> il suo sguardo si perse nei ricordi. <è anche un luogo pericoloso però, sono tante le creature che possono tendere brutti scherzi. Sembra quasi che la foresta stessa sia sorta per contrastare l'uomo, ma crescendoci dentro s'impara presto a difendersi dalle sue trappole.> sul suo volto spuntò un sorriso orgoglioso. La voce del ragazzo si fece assonnata.
<ora è meglio che ti lasci solo a riposare. Yana rimarrà di guardia tutta la notte, non preoccuparti.>
Disse la ragazza, sorridendo indulgente.
<domattina ripartirò. Ti ringrazio per esserti presa cura di me.> il sorriso di Erik aveva perso la sua spavalderia, lasciando il posto alla gratitudine.
<è stato un piacere. Aspettami domattina, ti preparerò qualcosa per il viaggio e controllerò le ferite prima che tu parta. Buonanotte Erik, riposa bene.>
<Buonanotte.>

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora