Per millenni la Terra è stata ospite silenzioso e accogliente del genere umano. Questo però non si è dimostrato altrettanto ammirevole e sin dal principio ha sfruttato il suolo, le acque e tutto ciò che ha trovato sul suo cammino per il suo proprio beneficio. Ha inteso la Terra come sua proprietà, l'ha divisa, coltivata e lasciata in eredità a figli e nipoti, ma la Terra non è mai stata realmente sua.
L'uomo ha imparato, nel corso dei millenni, a carpirle qualche segreto, qualche risposta a richieste sempre nuove e più complesse, a necessità che sono sorte nel corso dell'evoluzione.
Quando il genere umano è diventato troppo numeroso e troppo invadente anche la Terra ha risposto con le sue armi, le sue catastrofi, ricordando all'uomo quanto egli sia effimero e infimo rispetto alla grandezza di una Natura che è in grado di adattarsi e rinnovarsi al ritmo dei millenni.
E' stato allora, quando le risorse oramai scarseggiavano da troppo tempo, e il numero della popolazione oscillava altalenante, falciato da epidemie e carestie, che l'uomo ha liberato completamente la bestia che risiedeva nelle oscurità del suo animo.Uomini contro uomini e contro le forze stesse della natura; guerre mondiali, armi nucleari lanciate contro città e villaggi, e contemporaneamente inondazioni, epidemie ed eruzioni vulcaniche.
Sembrava che l'Apocalisse fosse vicina, che tutto fosse ad un passo dalla fine, ma nell'uomo come in ogni essere vivente, alberga una strenua forza che lo tiene attaccato alla vita anche quando persino la speranza ha abbandonato i fronti.
Piccoli drappelli di uomini, sotto la guida di nuove forze, si erano nuovamente riuniti a costruire case e villaggi, cercando di vivere tra i cocci velenosi che quella guerra aveva lasciato.
Comparvero poi quegli ominidi bianchi, che sembravano sorti dal nulla per insegnare ai pochi superstiti come riadattarsi ad un mondo del tutto mutato. Raccolsero amorevolmente gli uomini dalle caverne in cui erano tornati a vivere e mostrarono loro quanto la Terra si fosse adattata per distruggerli. Chi non era stato in grado di salvarsi dalle radiazioni nucleari, dall'inquinamento e dai risultati della guerra che la Terra aveva mosso al genere umano, era divenuto parte integrante di quella nuova Natura, esotica e predatoria.
Tutte le specie che avevano popolato le leggende degli uomini sin dal principio erano sorte, nate come evoluzioni, o involuzioni, di coloro che non erano riusciti a fuggire. Dalle splendide ninfe, ai pericolosi goblin ogni forma di vita si era evoluta per far fronte ad un'atmosfera mutata.
I Bianchi, così, con poca fantasia, gli uomini chiamarono quelli che credevano essere i propri salvatori, avevano recuperato i cocci del genere umano facendoli rifiorire in breve tempo.
A quale prezzo?
Ben presto gli uomini si resero conto che quelli che credevano essere i propri salvatori erano in realtà schiavisti, giudici e carnefici. Il loro dominio era severo e implacabile e il loro potere sorretto su basi che la Natura stessa aveva dato loro; gli uomini erano solo pedine, carne da macello e animali da lavoro.
Col tempo, quando le due specie impararono a conoscersi, anche gli uomini però ebbero accesso al potere, ma il comando spettava, e sarebbe spettato sempre ai Bianchi. Il loro potere consisteva in prima istanza nel controllo completo sulla vita dei sottoposti, dal nome, che, si sa, è specchio del destino di un uomo, alle mansioni, al partner, alla morte. Tutto era controllato, progettato in principio.
Chi non rispettava le regole veniva punito spesso con la tortura, talvolta con la morte.
I Cerbero, cani a tre teste in tutto e per tutto simili a quelli della mitologia, sostenevano i Bianchi, formando pericolose pattuglie notturne nei villaggi e nelle città, inseguendo col fiuto finissimo i fuggiaschi e dilaniando i traditori. Dotati di un'intelligenza acuta e di un istinto naturale per la morte ed il sangue, erano infallibili e pericolosi, ma i loro sensi così fini si rivelavano uno svantaggio non indifferente alla luce del giorno, quando i rumori e gli odori dell'attività si mescolavano alle tracce. Fu per questo che i Bianchi decisero di unirsi con donne scelte, al fine di creare un ibrido a loro fedele che mantenesse l'ordine anche alla luce del sole. Una volta scelta la fanciulla non poteva rifiutarsi, la gestazione durava poco più di un anno e il piccolo le veniva strappato via appena svezzato. Era una vita dura, sebbene le prescelte vivessero nel lusso e accanto a quelli che tra i propri simili erano fedelissimi ai Bianchi.
Altri invece, scelsero sin dal principio la dissidenza, non lasciandosi abbindolare dalle facili promesse di quelle creature simili agli uomini anche per astuzia, anzi, sicuramente superiori ad essi. Queste anime fuggiasche si rifugiarono nei boschi, imparando da soli, e al prezzo di molte vite, come convivere con la nuova natura, senza cercare di forzarla, ma domandola ove possibile e apprezzandola anche nel suo lato più oscuro. Osservarono le città crescere nuovamente e studiarono i Bianchi per comprenderne le debolezze e apprenderne i segreti. Questi uomini Liberi scelsero ancora una volta di distinguersi, fondendosi un po' di più con la natura circostante.
Stillarono poche gocce della linfa scura e liquida dell'Albero del Silenzio, un veleno più che una linfa, la mescolarono al sangue e la versarono su un'incisione al centro del petto di ciascuno. Da principio molti morirono a causa di questa pratica, adulti e anziani in prevalenza, ma ben presto il popolo libero imparò che i neonati ben tolleravano l'operazione. Durante la crescita poi, quel piccolo neo color sangue si ampliava e cambiava forma, assumendo disegni differenti per ciascuno, ma rimanendo pur sempre in un 'area circolare grande quanto il palmo di una mano. Il popolo libero imparò ad interpretare questi disegni, comprendendo come alcuni si riferissero alla famiglia di origine, mentre altri rappresentassero il portatore.
Mentre le città crescevano, cresceva anche il popolo libero, alleandosi con creature nate dai cambiamenti, figlie di questa nuova natura e anch'esse diffidenti verso i Bianchi.
Fu allora che il popolo libero fu ritenuto abbastanza forte da poter affrontare i Bianchi stessi. Piccoli drappelli entrarono a far parte delle città fiorenti e si infiltrarono come acqua pura tra gli spazi di quella nuova società. Impararono ad aggirare i muri innalzati dai più potenti, scegliendo per la propria progenie un percorso dettato dalla necessità. I nascituri infatti erano destinati a tornare, il più delle volte, all'interno del popolo libero, in quell'alveo naturale che era la boscaglia, servendo la ribellione stessa nelle maniere più disparate.
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*angolo autrice*
Questa è la prima storia che pubblico, quindi mi farebbe piacere ricevere da voi un commento, un consiglio o anche una critica a fine capitolo, quanto meno per sapere se sto andando nella giusta direzione e cosa c'è da migliorare.
Spero che il prologo vi abbia incuriosito almeno uno pochino e che continuerete a leggere questa storia. Cercherò di aggiornare spesso, studi permettendo.
Fatemi sapere nei commenti se potrebbe piacervi una sezione "curiosità" alla fine di ogni capitolo, dedicata a me, alla storia e alle figure mitologiche o fantastiche che si presenteranno nel corso di questa avventura.
"May the road rise up to meet you, may the wind be always at your back"
Un bacio
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Rebirth - l'albero del silenzio
FantasiSono passati secoli da quando la Terra ha mosso guerra contro il genere umano, e questo, contro ogni aspettative è riuscito a risollevarsi. Lo scontro ha dato vita a nuove specie che popolano le giovani foreste nate sugli scheletri delle città. Tut...