Achantor

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In pochi giorni Nido del Drago cominciò a fervere di preparativi. Sembrava di osservare un formicaio in piena attività. La neve attorno alla fortezza era scomparsa quasi del tutto, sostituita da una densa fanghiglia dovuta al calpestio continuo del terreno.

Un nutrito gruppo di uomini sorvegliava il perimetro e l'unica via di accesso presente, perquisendo chiunque desiderasse raggiungere la fortezza e controllando i carichi trasportati. All'interno del castello invece i corridoi brulicavano di personale. Uomini e donne si affannavano a preparare le scorte necessarie a sopravvivere lontano da casa e a difendersi dalla minaccia del freddo prima ancora che dai Bianchi dal loro temibile esercito.

Ogni mattina Alina affidava la sorella minore alle cure di Marcus, che, già seduto al suo pianoforte, attendeva l'allieva per gli esercizi quotidiani. Helena sembrava apprezzare quelle lezioni e la sua voce, risuonando nei corridoi, ammaliava chiunque la udisse. Per evitare incidenti, le venivano insegnati gli antichi testi separatamente dalle melodie con cui sin da tempi immemori venivano accompagnati, incantando popoli interi.

Da quando Erik aveva ripreso le forze, i due si incontravano tutte le mattine, dopo che Alina aveva portato a termine i propri doveri di sorella, e prima che cominciasse quelli che Adrian le aveva affidato, per portare avanti le sessioni di allenamento che la ragazza aveva cominciato con Hans. Considerata la situazione persino Erik aveva ritenuto necessario insegnarle a difendersi. Il loro rapporto stava lentamente giungendo alla stabilità tanto desiderata: ciascuno aveva i propri spazi e i propri compiti e gli incontri casuali, così come le quotidiane sessioni di allenamento, erano momenti non temuti ma bensì desiderati.

Quella mattina l'aria era particolarmente frizzante e la neve sul terreno si era accumulata in uno strato abbondante durante la notte. Un gruppo di ragazzi, troppo giovani per combattere ma non più bambini ormai, era già a lavoro per liberare gli spazi necessari per le quotidiane attività. Erik aspettava la ragazza in piedi tra la neve. Aveva liberato dal manto bianco un circolo di circa venti metri compattando la neve ai bordi per segnarne il confine.

<buongiorno Alina.> la salutò quando la ragazza varcò lo spazio confinato.

<buongiorno. Si può sapere perché hai deciso di farmi congelare oggi?> gli chiese con tono scherzoso, saltellando nel tentativo di scaldarsi.

<le missioni non si svolgono in una sala con materassini e riscaldamento. È giunto il momento che impari ad affrontare, e sfruttare anche il campo di battaglia.> le spiegò con aria saccente.

Mentre la ragazza tentava ancora di scaldarsi, Erik, senza preavviso le falciò le gambe con un movimento troppo rapido perché lei potesse accorgersene.

Alina finì col sedere nella fanghiglia con un piccolo urletto, e quando se ne accorse fulminò l'avversario con lo sguardo.

<sei sleale!>

<nessuno ti avviserà prima di farti fuori principessina.> la derise, tendendole la mano.>

Alina si lasciò rimettere in piedi solo per trovarsi la lama di un coltello puntata allo stomaco.

<e nessuno ti aiuterà. Se sei a terra, sono le tue sole forze a tirarti in piedi, nessun altro lo farà. Anzi, io ti consiglierei di alzarti con una certa velocità perché chiunque sfrutterà il tuo svantaggio come possibilità per farti fuori.>

La lasciò andare per permetterle di assimilare quelle parole e per riprendere la posizione di guardia. Alina osservò il suo avversario con occhio critico. Percepiva sulla pelle una costante elettricità, un segnale di pericolo che non riusciva ad interpretare. Il ragazzo quel giorno le appariva diverso dal solito, come se fremesse costantemente, spinto da una sete di sangue che lei non riusciva ad associargli.

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