Lo Specchio di Cristallo

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Il mattino li colse abbandonati su un letto di foglie. I raggi del sole che filtravano tra le chiome degli alberi illuminarono le palpebre chiuse. Il cinguettio degli uccelli si insinuò nei loro sogni e l'aria fresca di rugiada li accarezzò.

Alina fu la prima a svegliarsi. Ancora annebbiata dal sonno la sua mente registrò un particolare insolito: Erik dormiva profondamente con la testa poggiata sul suo grembo. Da quando avevano cominciato a viaggiare insieme le era accaduto solo una volta di svegliarsi per prima. Solitamente era il ragazzo a svegliarla giusto in tempo per fare colazione prima riprendere il viaggio. Un'altra stranezza che notò era costituita dal luogo in cui avevano dormito, diverso da quello in cui ricordava di essersi addormentata. Si strofinò gli occhi e si guardò intorno, individuando gli zaini abbandonati contro un tronco in posizione diametralmente opposta alla loro. Sempre più stranita abbassò lo sguardo verso il ragazzo che nonostante tutto dormiva ancora. Aveva un lato del viso completamente coperto di sangue.

<Erik, svegliati.> lo scosse per le spalle fino a che non vide comparire un'espressione infastidita sul volto del ragazzo.

Erik si tirò a sedere, confuso e dolorante. Gli eventi della notte precedente gli passarono rapidamente davanti agli occhi, svegliandolo del tutto. Si toccò la tempia, dove sentiva la pelle tirare e sibilò.

<cos'è successo?> chiese Alina.

<Dimmelo tu.> le parole del ragazzo grondavano di sarcasmo misto a curiosità. <Non sono io che faccio il sonnambulo nel cuore della foresta rischiando di morire in fondo a un crepaccio.>

L'espressione interrogativa della ragazza suscitò in lui maggiore curiosità.

<non ti ricordi di essere andata in giro per la foresta ieri notte?> le chiese.

<ricordo di essermi svegliata durante la notte e di aver seguito una voce che cantava. Non c'era nessun crepaccio però, solo un lago e una figura luminosa.> spiegò lei.

<Ti assicuro che non c'era nessun lago. Ti ho tirato indietro appena in tempo altrimenti a quest'ora saresti cibo per avvoltoi. Mi sono svegliato e tu non c'eri. Ti ho cercata in giro per la foresta fino a trovarti a un passo dal limitare del burrone. Credo che tu sia stata vittima dello scherzo di qualche creatura.> le raccontò in breve. Si spazzolò rapidamente le foglie secche via dai vestiti e si stiracchiò. <Da questa notte terrò acceso il fuoco così da evitare altri incidenti. Più ci avviciniamo all'Albero, più la foresta si farà pericolosa.>

Alina rifletté in silenzio sulle parole del ragazzo. Quello della notte precedente non sembrava un sogno, ma qualcosa di molto più concreto. Accantonò il pensiero per dedicarsi a questioni più urgenti. Strappò una striscia di stoffa dal fondo della tunica che indossava e lo bagnò con dell'acqua. Mentre Erik la osservava in silenzio gli ripulì il volto dal sangue. Il taglio sulla tempia si era già parzialmente richiuso e restava solo un accenno di gonfiore. Quando ebbe finito con lui, si diede una rapida controllata. Non aveva nulla che le dolesse e nemmeno un graffio. Se la notte precedente si fosse veramente aggirata per la foresta da sonnambula, rifletté, avrebbe dovuto come minimo riportare qualche graffio. La sensazione che non si trattasse di un semplice tranello, si fece più insistente.

Dopo aver raccolto le proprie cose e sellato i cavalli, ripresero il viaggio. Di tanto in tanto nell'arco della giornata si scambiavano qualche parola per spezzare la monotonia. Nessuno dei due tornò sulla motte precedente, né diede voce alle proprie riflessioni in proposito.

Per diverso tempo il paesaggio restò sempre simile a sé stesso: stessi suoni di uccelli e di fogliame, stessi toni di verde e di marrone spezzati di tanto in tanto dalle corolle vivaci di qualche fiore sporadico. Per giorni tutto proseguì tranquillo.

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora