Il primo incanto

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Raggiunse Marcus e Helena nella sala dove si tenevano solitamente le lezioni, occupata quasi interamente da un grande pianoforte in legno scuro. I due erano già ai soliti posti, Marcus ai tasti e Helena di fronte a lui sulla destra. Era cresciuta tanto in quell'ultimo periodo: i capelli biondi avevano raggiunto metà schiena e si attorcigliavano in boccoli morbidi e perfettamente tondeggianti, il volto di porcellana era tinto di rosa sulle gote e gli occhi azzurri cominciavano a tingersi di un leggero violetto. Secondo Augustus il motivo di quel cambiamento era il manifestarsi dei poteri di incantatrice di cui era depositaria. Le sirene infatti, secondo la descrizione dei pochi fortunati che erano sopravvissuti ad un incontro con creature così ambigue, avevano occhi come gemme rare, pelle come porcellana e lunghi capelli dai colori dei coralli. La coda era oltre due volte la lunghezza del busto, potente e ricoperta di squame dai riflessi brillanti. Potevano generare mulinelli col solo muovere di quell'appendice elegante e mutare le correnti con il soffio delle labbra tinte di blu, di viola, di rosso o di nero a seconda del posto occupato nella loro misteriosa gerarchia.

<sei arrivata appena in tempo Alina. Porteresti qui quella piccola voliera?> chiese Marcus non appena la ragazza entrò dalla porta. Sembrava che percepisse la presenza delle persone ancor prima di vederle, o forse era stata la reazione della piccola Helena, che si era sporta nella sua direzione immediatamente, a dargliene indizio.

<Hai dormito bene Helena?> chiese la maggiore, apprestandosi a fare quello che le era stato chiesto. La bambina annuì in risposta; era sempre stata di poche parole, e ultimamente era diventata ancor più taciturna ed aveva preso ad esprimersi più con i gesti che con le parole.

Nella piccola gabbia dalle sottili sbarre dorate intrecciate a formare disegni di fiori tra le linee trasversali, coperta parzialmente da un panno scuro, abitava temporaneamente un uccellino dal petto azzurro e il dorso delle ali color petrolio. La coda era costituita da due lunghe appendici indipendenti che terminavano ciascuna in un ciuffo di piume blu e gialle. Quando la ragazza liberò la voliera dalla coperta il piccolo volatile la fissò con due occhi di ossidiana che trasmettevano intelligenza e curiosità.

<posalo qui sul pianoforte e apri la voliera per piacere.> ordinò gentilmente Marcus. In quell'istante li raggiunse anche Erik, che dopo aver salutato si accomodò in un angolo, in ascolto. Helena aveva con lui un rapporto fuori dal comune. Sembrava che ci fosse un'intesa profonda che non necessitava di gesti o parole eppure quando erano nella stessa stanza si scatenava una sottile vibrazione che spesso non era facile comprendere se fosse o meno positiva.

Alina fece ancora una volta quanto le era stato chiesto, dopo di che si sistemò in un angolo della sala, davanti alla grande finestra che dava sull'anello blu. Il piccolo animale si posò lontano da tutti, in un anfratto tra i blocchi di pietra delle mura e cominciò silenziosamente a pulirsi il piumaggio, totalmente disinteressato alle parole dei comuni mortali che non conoscono i segreti del cielo.

<ricorda Helena, la cadenza del testo e il ritmo della melodia devono corrispondere perfettamente se vuoi che l'incantesimo riesca.>

<quale sarà il risultato?> chiese la bambina.

<se te lo dicessi ci sarebbe troppa aspettativa, concentrati e verrà da sé. Sono sicuro che ti divertirai. Concentra il tuo pensiero sul nostro nuovo piccolo amico e su null'altro come hai imparato a fare nei precedenti esercizi e canta.> terminate le indicazioni Marcus cominciò a suonare una melodia semplice e ripetitiva, dalla cadenza lenta e regolare. Poteva sembrare una ninnananna o una canzoncina tipica dell'infanzia, ma quando la bambina cominciò a cantare, il potere delle parole antiche come il fondo dell'oceano vibrò sulla loro pelle, costringendo totalmente sullo sfondo le note del pianoforte.

Alina non ne era certa, ma aveva l'impressione di comprendere vagamente il testo di quella canzone. Parlava del mare, della nostalgia verso qualcosa di amato ma perduto da tempo. Raccontava di quanto fosse piacevole abbandonare la libertà e il libero arbitrio in favore di un legame eterno e indissolubile, di quanto fosse sottovalutato il vantaggio reciproco dato dall'eterna obbedienza ad un'unica voce, la voce del mare. Qualcosa nella sua mente tentava di metterla disperatamente in guardia, ma le onde lente e regolari di quella canzone la stavano trasportando lontano dal buon senso e dalla realtà in un luogo in cui la pace e la leggerezza tanto anelate non erano più solo un sogno lontano, ma la quotidianità.

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora