Guai

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L'alba si fece strada lentamente, annunciata da gelidi raggi che a stenti oltrepassavano la coltre di nubi. La giornata si annunciava ostile, accompagnata da un leggero alito di vento, delicato e gelido come la mano delle Parche.
Alina fu svegliata da qualcuno che le scuoteva delicatamente una spalla.
<sveglia le tue sorelle, dobbiamo partire.> le comunicò Erik non appena accennò ad aprire gli occhi.
La ragazza si  alzò con un sospiro, irrigidita, e fece come le era stato detto. Sembrava che ad Erik non si potesse dire di no. Aveva il cipiglio tipico di chi è abituato a comandare.
Persino in quella luce fioca, e in quel gelo, lui riusciva a sembrare perfettamente a suo agio e con la situazione saldamente sotto controllo. Emanava una sicurezza che Alina associava solo a Yana.
Si fermò ad osservarli qualche istante. Nello sguardo di entrambi c'era qualcosa di ferino, di ancestrale. La mano le corse istintivamente al ciondolo che aveva al collo, lo accarezzò e come sempre sul suo volto spuntò un lieve sorriso.
<Alina?> la chiamò Erik, riportandola alla realtà.
Lei lasciò andare il ciondolo come se si fosse scottata e alzò lo sguardo, rossa in volto.
<s..siamo pronte.> si maledisse per quella risposta stentata, soprattutto quando vide spuntare un sorriso quasi beffardo sul volto di lui.
Il lupo ed il ragazzo le osservarono caricarsi in spalla gli zaini. Sembrava che avessero una gran fretta di partire e la tensione nell'aria li avvolgeva come una ragnatela.
Lasciata Vittoria ad occuparsi della più piccola, Alina prese da parte la loro guida.
<che succede?> chiese guardandolo dritto negli occhi.
<qualcuno è sulle nostre tracce, dobbiamo fare in fretta. Ho già avvertito Adrian del vostro arrivo, manderà qualcuno a prendervi.> rispose lui tutto d'un fiato, guardandosi nervosamente attorno.
<avevi detto che ci avresti condotto tu da lui.>
<Non posso permettere che chi vi sta cercando arrivi a Nido del Drago, quindi vi condurrò ad un punto d'incontro.>
<hai qualche sospetto?> chiese lei, con la voce che vibrava di preoccupazione.
<tu no? Chi mai potrebbe cercarvi dopo ieri sera?> le chiese.
<non ti hanno mai detto che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?>.
Il volto di Alina s'imporporò nuovamente quando si rese conto di aver fatto lei stessa ciò per cui aveva rimproverato Erik.
<i Bianchi, Alina. Sono loro che vi stanno cercando.> fece una pausa, cercando gli occhi della ragazza con i propri, due pozzi neri e bui <Tu ne sai qualcosa? Tuo padre vi ha consegnato qualcosa per il Popolo Libero?> le chiese quindi, serissimo. Il suo sguardo faceva rabbrividire.
<non ne so nulla. E se stessero cercando te? D'altra parte gli sei sfuggito sotto il naso per due volte
ieri.> ribatté lei, piccata. Come poteva dubitare della sua buonafede, o di quella di suo padre? Lui stesso le aveva raccontato di come lo avesse aiutato, ed Arthur aveva riposto certamente in lui la sua fiducia, se le aveva lasciate andare nella foresta senza altra protezione che Yana.
<credimi, sono abituati a vedermi sfuggire sotto il loro naso.> rispose lui stancamente, quindi le diede le spalle.
Caricarono i bagagli sui cavalli, e fecero accomodare anche Helena sulla sella; quindi partirono.
Il terreno su cui viaggiavano era viscido di rugiada e foglie morte ed era pericoloso per i cavalli; ma nonostante il pericolo, Alina si rese conto che procedevano più lentamente del previsto.
<nascondetevi qui.> le sussurrò Erik, affiancandola all'improvviso. La spinse delicatamente verso un grosso albero, il corpo in tensione, lo sguardo perso tra i rami attorno a loro.
Alina si voltò a guardarlo, era come se qualcosa sotto la pelle si stesse muovendo, quasi volesse cambiare forma. Preoccupata, indicò a Victoria lo spazio tra le gigantesche radici dell' albero, poi, dopo aver nascosto il cavallo come poteva, prese in braccio Helena e si nascose a sua volta.
Cercò Erik con lo sguardo, mantenendosi al sicuro sotto le radici, ma non lo trovò. Sembrava sparito nella vegetazione. Fortunatamente con loro era rimasto Yana. La sua presenza rassicurante le permise di mantenere una parvenza di sangue freddo.
Non era trascorsa che una manciata di minuti da quando si erano nascoste che la terra sotto di loro cominciò a tremare. Dapprima era solo un lieve mormorio, come se in lontananza stessero passando dei cavalli al galoppo, poi la vibrazione crebbe sempre di più.
<prendi Helena, salite a cavallo e scappate da qui, non voglio un fiato.> ordinò Alina risoluta a Vittoria. <Yana> richiamò quindi il lupo che si era accucciato accanto a loro. <portale al sicuro.> ordinò.
Il grosso lupo nero ringhiò il suo dissenso, ma obbedì.
<Alli vieni anche tu vero?> le chiese la più piccola con gli occhi già lucidi.
<certo Helena, vi verrò dietro.> cercò di rassicurarla, sebbene le sue intenzioni fossero tutt'altro che quelle.
<non ci lascerai come hanno fatto mamma e papà? Tu ci vuoi bene vero?> la piccola era sull'orlo delle lacrime.
<Helena, mamma e papà non ci hanno lasciato.  Avevano una cosa importantissima da fare, ma torneranno, come ogni volta che sono andati via. Ci vogliono bene, e anche io ve ne voglio, non dubitarne.> le disse, abbracciandola. <ora promettimi che ascolterai Vittoria e starai vicino a Yana, io vi raggiungerò insieme a Erik.> aggiunse infine lasciandola tra le braccia della sorella che era già in sella. Vittoria la guardò negli occhi, nascondendosi dietro una finta sicurezza, e la salutò con un cenno.
Solo quando le sorelle si furono allontanate al piccolo galoppo, affiancate dal lupo, Alina si permise di analizzare la situazione.
Era sola, armata di un piccolo pugnale, lontana da Erik e da Yana che avrebbero dovuto proteggerla. Si diede della irresponsabile; ma quando gli occhi di Erik comparvero tra i suoi pensieri, capì che non lo avrebbe lasciato di nuovo ad affrontare il pericolo da solo, che lui lo volesse o meno.
A mente lucida cercò di concentrarsi sui suoni del bosco, isolandosi da quella fastidiosa vibrazione che la rendeva instabile sulle gambe.
Era come se la foresta si fosse zittita di colpo. Non un fruscio rompeva quel silenzio tombale. Nonostante il continuo vibrare del terreno nemmeno una foglia era caduta dalle chiome degli alberi, né un uccello si era alzato in volo.
Istintivamente prese a sfregare il ciondolo di Erik con le dita, come ormai aveva preso l'abitudine di fare quando era preoccupata o concentrata. Lo scoprì gelido, nonostante l'avesse tenuto tra i vestiti, e rabbrividì preoccupata.
<Scappa!> le urlò la voce di Erik. Sembrava provenire dal nulla della foresta, e avvolgerla come in sogno. <Trattieni il fiato e corri più che puoi! Muoviti!> le urlò ancora la voce. Sembrava sempre più vicina ma Alina non vedeva nulla di diverso attorno a sé. Si guardò attorno cercando di capire cosa stesse succedendo.
Lentamente l'aria cominciò a riempirsi di un fumo leggero e dall'odore dolciastro.
Alina non riusciva a pensare lucidamente, non capiva se fidarsi o meno di quella voce, nonostante sembrasse appartenere ad una delle persone in cui, stranamente, riponeva più fiducia. Col cuore in gola e il respiro corto cercò di muovere qualche passo verso il bosco ma le gambe le risultarono molli e pesanti.
Spaventata cercò ancora di lanciarsi in una disperata corsa verso la direzione che avevano preso le sue sorelle ma gli alberi ora sembravano chiudersi attorno a lei in una morsa infernale.
Arrancò ancora per qualche passo mentre sentiva il battito del cuore nelle tempie e il respiro farsi sempre più pesante.
In un ultimo disperato atto di coraggio estrasse il piccolo pugnale per proteggersi da qualunque cosa la stesse danneggiando e si guardò attorno. Gli occhi cominciavano a bruciarle e il fumo si faceva sempre più fitto, le girava la testa e le gambe le tremavano visibilmente, ma non intendeva arrendersi per alcun motivo.
Poi, fu buio.

Il cavallo era lanciato ad un galoppo disperato, saltava i tronchi in maniera scomposta seguendo la coda di Yana che sfrecciava dinnanzi a loro.
Vittoria si voltò, cercando di frenare l'impulso di far girare il cavallo e tornare indietro alla stessa pazza velocità a cui stavano procedendo. Strinse Helena a sé in quello che doveva essere un abbraccio. Non era mai stata troppo espansiva e le dimostrazioni di affetto le facevano venire l'orticaria. Sapeva però di essere l'ultimo appiglio per la sorella minore, l'ultimo membro della famiglia a cui rimanere saldamente legata, e per questo si costrinse ad essere il più affettuosa e positiva possibile con lei.
Helena era troppo piccola per comprendere i sacrifici che i loro genitori e la stessa Alina stavano compiendo in quel momento per assicurarsi che loro vivessero.
"Proteggi Helena, ad ogni costo, e non permettere che smetta di cantare per nessuna ragione." La voce del padre le affiorò dai ricordi. Si chiese il perché di quel riferimento alla passione della più piccola di loro. Che avesse solo un valore affettivo? O, come lei fantasticava, le parole del padre nascondevano un secondo significato? Si ripromise di pensarci una volta che fossero state al sicuro.
Dietro di loro si diffondeva un fumo denso e dall'odore dolciastro. A Vittoria bastò respirare un po' più profondamente per sentire la testa farsi più leggera. Spaventata costrinse il cavallo ad accelerare ancora.

Di punto in bianco l'animale inchiodò e le due, impreparate, furono sbalzate fuori dalla sella senza troppi complimenti.
<mi dispiace, non vi siete ferite vero?> chiese una voce maschile di fronte a loro.
Vittoria arretrò di scatto, spostando la sorellina alle proprie spalle per proteggerla. Assunse una posizione di difesa, sfoderando la piccola daga che aveva portato con sé.
Davanti a lei, lo sconosciuto coperto da un mantello verde scuro alzò le mani in segno di sera, e arretrò.
<non voglio farvi del male, vi stavo aspettando.> parlò ancora. Aveva una voce profonda e morbida, e il tono era rassicurante.
Vittoria allora cercò Yana con lo sguardo. Il lupo era seduto accanto allo sconosciuto in totale tranquillità, e questo la rassicurò. Abbassò lentamente l'arma e prese un respiro profondo.
<io sono Vittoria, e lei è mia sorella Helena.> si presentò.
Lo sconosciuto si tolse il cappuccio, rivelando un volto dai lineamenti marcati ma dall'espressione dolce.
<Marcus.> rispose.
Si inginocchiò per essere all'altezza della più piccola e le sorrise. <posso dare un'occhiata?> le chiese.
Helena in effetti sanguinava da un braccio, ma nemmeno una lacrima era sfuggita al suo controllo.
<no, grazie!> rispose lei decisa, portandosi nuovamente dietro le gambe della maggiore.
Marcus scoppiò a ridere.
Aveva una risata piena e musicale si trovò a pensare Vittoria. A quel pensiero si riscosse bruscamente, inorridita.
<hai detto che ci stavi aspettando, come facevi a sapere che saremmo arrivate qui?> gli chiese schietta.
Si voltò quindi a controllare la più piccola. Aveva il viso graffiato dalla caduta e si stringeva un taglio con la manina sporca di terra e sangue. E
<Erik ha mandato un messaggio questa notte alla base, per avvertirci.> le rispose. <A proposito non dovreste essere tre?> aggiunse, corrucciando la fronte.
<i Bianchi ci hanno attaccato, nostra sorella è rimasta indietro.> rispose Vittoria atona.
Una lacrima sfuggì al controllo della più piccola, rigandole la guancia impolverata.
<dannazione> ringhiò lui tra i denti. <andiamo, vi porterò da Adrian e poi tornerò io stesso a controllare. Non preoccupatevi, Erik è il nostro miglior guerriero, la proteggerà.>

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Eccovi il nuovo capitolo. Che ve ne pare?
Abbiamo raggiunto un primo traguardo importante, le 100 visualizzazioni! Vi ringrazio tanto.
Mi piacerebbe sentire cosa ne pensate della storia fino ad adesso. C'è qualcosa che potrei migliorare? Avete delle domande sui personaggi o vi piacerebbe sapere qualcosa in più su come è nato tutto questo? Scrivete pure, sarò felicissima di leggere e rispondere a ciascuno di voi.
Per le curiosità di oggi tiriamo in ballo la mitologia greca. Le parche che ho nominato in apertura del capitolo sono i tre volti della moira, o destino, qualcosa che superava persino il volere degli dei. I loro nomi sono: Cloto, la «filatrice» della vita, Lachesi, la «fissatrice della sorte» toccata all'uomo, e Atropo, la «irremovibile» fatalità della morte. Sappiate che le rivedremo più in là, quindi tenete bene a mente questi nomi ;)

Spero che la storia vi stia catturando almeno un po' e che abbiate voglia di fare due chiacchiere con me in proposito di questo o di altro se preferite.

Quasi dimenticavo, buona festa della donna a tutte le lettrici :*

May the road rise up to meet you, may the wind be always at your back.

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora