Questione di fiducia

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Il mattino nella foresta fu annunciato da timidi raggi di luce attraverso il fitto tetto di fogliame. L'albero, che come il ventre materno, l'aveva protetta per tutta la notte, fu inondato dalla luce tiepida.
Alina si svegliò proprio a causa del tepore e della luce sul viso. Lentamente cominciò a rendersi conto di ciò che aveva vissuto la sera precedente e si rimproverò  per essersi fidata tanto ciecamente di un grosso predatore che avrebbe tranquillamente potuto ucciderla.
<non l'ha fatto però.> sussurrò fra sé e sé. <Nadie?> chiamò, senza ricevere risposta alcuna.
Si aggirò nel piccolo locale alla ricerca di un volto amico, senza trovar nessuno. Il grimorio sul tavolo attrasse il suo sguardo, spingendola ad afferrarlo  ed a sfogliarlo immediatamente. Sempre seguendo l'istinto, si mosse verso l'esterno, trascinandosi dietro una spessa coperta per proteggersi dal freddo, con l'intento di trovare un luogo tiepido e tranquillo per leggerlo.

Raggiunse le rive di un fiumiciattolo dalle acque cristalline, le cui rive erano circondate da erba fresca miracolosamente scampata alla neve.
Ammirò il paesaggio così inusuale per lei, lasciandosi cullare dallo sciabordio dell'acqua gelida. Si accomodò su una grossa radice nodosa, ancora umida dalla nottata appena trascorsa, avvolta da un fascio di luce chiara, e cominciò a leggere.
Passati diversi minuti, mentre era completamente immersa nelle pagine del libro dedicate alla leggenda della divinità Eir, uno sciabordio più intenso la portò ad alzare lo sguardo.
Dall'acqua emerse lentamente prima una testa, coperta da capelli neri come piume di corvo fin sotto la nuca, quindi ampie spalle nivee accompagnate da una lunga cicatrice in rilevo, simili ai segni degli artigli di un animale. Quando emersero anche i fianchi Alina, imbambolata davanti a quello spettacolo decisamente fuori dal normale, riconobbe la cicatrice traslucida e il segno di un tatuaggio.
<Erik!> esclamò, sorpresa. Il volto si tinse di rosso e la ragazza chiuse gli occhi, tendendo in direzione del ragazzo la coperta che aveva con sé.
Erik, quasi altrettanto sorpreso, si voltò nella sua direzione. Emerse dall'acqua gelida e si avvolse nella coperta che gli veniva offerta. Si sedette accanto alla ragazza e lasciò vagare il proprio sguardo sull'acqua tornata da poco calma.
<sei stata un'irresponsabile.> la rimproverò.
Alina aprì gli occhi quando fu certa che si fosse coperto, e lo fulminò con lo sguardo subito dopo.
<non puoi sapere cosa sia successo, nè pretendo che tu lo capisca. Ti ha mandato Adrian?>  chiese.
<Adrian? Non lo vedo da giorni. Ero nella foresta da prima che arrivassi tu.> le rispose.
<allora come puoi sapere cosa sia successo?> ora era incuriosita.
<dal nostro primo incontro ho capito che eri diversa. Ero convinto che l'incantatrice fossi tu.> Erik eluse magistralmente la domanda.
<spiacente di averti deluso.> ribattè a voce bassa la ragazza.
<non avresti potuto deludermi nemmeno volendo.> il ragazzo si voltò a guardarla.
Alina guardava da tutt'altra parte, lo sguardo velato e le labbra strette in una linea dura.
<sei stata forte e coraggiosa e senza di te non sarei uscito tanto facilmente da quel posto.> ammise a bassa voce.
A quel punto la ragazza si voltò, e sorpresa da quell'ammissione.
<sono scappata. Quando mi hanno detto cosa fossimo io e le mie sorelle non l'ho presa molto bene. Non posso credere che il centro di tutto questo sia la mia piccola Helena. Non sarò mai in grado di proteggerla.> si sfogò, trattenendo le lacrime.
<sei molto più di quanto credi.> le disse allora. <le Eir hanno un potere immenso Alina. Non saranno in grado di piegare la volontà, o di portare via la vita con lo sguardo, ma possono restituirla, possono strappare qualcuno dalle braccia della morte. Possono far fiorire una foresta intera da un solo seme. Tu sei vita.> aggiunse con maggiore enfasi.
<se sono così importante come dici, perché non posso imparare a proteggermi?> gli chiese, tentando di sviare un discorso ancora sgradito.
<perché non è il tuo compito.> ringhiò lui. <non sta a te proteggere. Altri hanno questo compito.>
<Hans però ha accettato di aiutarmi.> gli fece notare.
<stagli lontana! Non hai idea di quanto il tuo nuovo amico possa essere pericoloso!> la sua voce fuoriuscì come un vero e proprio ruggito, e gli occhi assunsero il colore delle foglie.
Alina ne rimase esterrefatta.
<mi dispiace.> sussurrò lui non appena gli occhi tornarono del loro consueto color pece. <è sempre difficile mantenere la calma dopo una mutazione.> era veramente contrito.
<sei tu. Tu mi hai trovata ieri notte.> sussurrò lei, apparentemente più sorpresa che spaventata.
<è stato irresponsabile da parte tua lasciarti avvicinare da un animale, specie da una Furia.> le fece notare con un mezzo sorriso.
<una Furia?> chiese lei, per poi chiedere subito dopo <Nadie sa cosa sei?>
Lui annuì. <Nadie è una Guardiana come tua sorella, anche se rispetto a Vittoria ha metodi molto diversi. La conosco da molto tempo.> le rivelò.
<lei quindi sapeva tutto. Ora dov'è?> chiese lei.
<si è spostata in un nuovo posto di guardia. Non rimane mai più di un paio di notti nello stesso posto.>
<quindi tu saresti una Furia. È per quello che il tuo marchio è blu?>
Alina era completamente assorbita da quella nuova scoperta.
<mia madre è una Furia completa, niente a che vedere con me. Mio padre è un Ibrido.> l'ultima parte fu solo sussurrata. Erik tenne lo sguardo basso, rannicchiandosi su sé stesso come per sfuggire allo sguardo della ragazza.
Alina si prese del tempo per metabolizzare quelle informazioni.
<Hans allora?> chiese a voce ancora bassa.
<è un ibrido completo. Metà uomo, metà ibrido, ma la parte umana viene completamente soppressa.> le rispose.
<tu cercavi solo di proteggermi.> comprese la ragazza. <come hai sempre fatto.> aggiunse <e io me la sono presa con te. Mi dispiace Erik, mi sarei dovuta fidare di più di te.>
<e come avresti potuto. Non mi conosci. Hai appena scoperto che sono una specie di mostro mutaforma, sono pericoloso. Perché mai dovresti fidarti di me?> si rannicchiò ancora di più su se stesso.
<pensi che abbia paura di te?> gli chiese, sconcertata da quel comportamento che non gli si addiceva per niente.
<ne avresti tutto il diritto.> rispose in un soffio.
<hai avuto moltissime occasioni per farmi del male, l'ultima delle quali proprio ieri notte, eppure, anche nella tua forma animale, non hai fatto altro che proteggermi e rischiare la vita per me. Non potrei avere paura di te nemmeno se lo volessi.>
<forse io non ti farò paura, ma la Furia dovrebbe. Ha istinti, comportamenti, reazioni, diverse da quelle umane.>
<sei pur sempre tu.> gli fece osservare.
<non puoi dirlo con certezza. Abbiamo due coscienze distinte. È uno spirito che alberga nel mio corpo e ne prende possesso, trasformandolo.> obbiettò lui, come inorridito dalla propria stessa natura.
<non mi ha fatto del male quando ha potuto, non vedo perché dovrebbe farmene adesso che so cosa siete.>
<Nadie ha ragione, questa è una battaglia che non posso vincere.> sussurrò il ragazzo, più a sé stesso che ad altri.
Alina gli leggeva in volto i segni del conflitto, senza però comprendere bene di cosa si trattasse.
<mostramelo.> gli ordinò. Quando i loro occhi si incrociarono, lesse paura in quelli di lui, e tremò. Quali oscuri segreti nascondeva ancora nelle profondità dell'animo? Poi improvvisamente capì, come se un lampo le avesse attraversato la mente inondandola per un istante di una luce abbagliante. Non erano i segreti non rivelati, le parole non dette, a spaventarlo. Trasformandosi si sarebbe messo a nudo, completamente, lasciando il timone agli istinti di cui aveva più paura. Erik era il primo a non fidarsi della Furia, a trattarla come una bestia pericolosa e non come una parte di sé. Lasciarsi andare avrebbe forse significato accettarla? E accogliere quel cambiamento gli avrebbe veramente giovato?
A quel punto anche Alina era piena di dubbi, ma qualcosa dentro di lei si mosse. Doveva, lei per prima, fidarsi del proprio istinto e agire confidando in Erik. Solo così gli avrebbe restituito la dovuta fiducia in quella parte di sé che sembrava tanto disprezzare.
Si voltò completamente verso il ragazzo, stringendogli delicatamente il volto tra le dita affusolate.
<mostrami chi sei Erik. Tu sei una Furia, ma io conosco solo il tuo volto umano. Lascia che anche il tuo spirito mi conosca. Abbi fiducia in me. Abbi fiducia in te stesso.>
Quelle parole ebbero il potere di chiamare la Furia in superficie, come se la stessero chiamando alla vita.
Sotto lo sguardo dolce e severo di Alina, il corpo di Erik cominciò a tremare. Non appena il ragazzo fece per distogliere lo sguardo da lei, come nascondendosi, la presa delle dita sul volto in mutamento si intensificò. Non lo avrebbe lasciato ad affrontare i suoi demoni da solo.
Lentamente si udirono i suoni secchi delle ossa rotte, e quelli più viscidi dei muscoli che si riposizionavano. La coperta scivolò in terra, ma la ragazza non si scompose, anzi sembrò non notarlo nemmeno.
Osservò invece con interesse il mutamento del suo corpo, senza mai staccare il proprio sguardo da quello di Erik per più di qualche secondo. Alla fine tra le sue mani non c'era più il volto di un ragazzo, bensì il capo di un felino color della pece. Alla luce del sole le sembrò che l'animale fosse più grande della sera precedente, ma quegli occhi verdi le trasmisero la stessa sicurezza e pace che le avevano trasmesso la sera precedente.
Lentamente allentò la presa e abbassò le mani. La Furia e Alina si studiarono senza alcuna fretta. Il mantello nero e lucido copriva l'intero corpo, fascio di muscoli dopo fascio di muscoli. Dove il nero incontrava la luce, rivelava macchie tondeggianti leggermente più chiare o più scure; dove incontrava le ombre, si fondeva con esse, rendendo la Furia totalmente invisibile nel buio. Le zampe possenti erano più grandi della mano della ragazza e munite di artigli madreperlacei dall'aspetto affilato. Il capo era sormontato da due orecchie tonde e proporzionate, contornato dalle vibrisse nere come il mantello. Gli occhi verdi brillavano, punteggiati da pagliuzze dorate e pennellate sottilissime di nero attorno all'iride e a raggiera dalla pupilla.
La Furia sbadigliò, come a mostrarle tutto di sé, mettendo in mostra una dentatura degna del predatore che era. Dopo essersi ben messa in mostra si alzò, dimostrandole che era davvero più alta e più robusta della sera precedente, come se il mancato conflitto con la parte umana l'avesse rinvigorita. Con una spinta del capo le fece perdere l'equilibrio, mandandola lunga distesa sul terriccio soffice. Fu quindi il suo turno di studiarla.
Le girò attorno, proprio come un predatore fa con la sua preda ormai sul punto di catturarla. I grandi occhi verdi accarezzarono il suo corpo. Dimostravano intelligenza oltre che curiosità, ma mai in nessun caso le diedero impressione di voler essere aggressivi o intimidatori.
La annusò , senza alcuna fretta. La sfiorò con le zampe, con la lunga coda coperta dal pelo soffice, la solleticò con le vibrisse; le soffiò sul viso, sulle mani, sul petto. Quando ebbe finito, sempre tenendo gli occhi fissi nei suoi, le si stese accanto e lentamente il corpo tornò a mutare, restituendo il comando ad Erik. Il ragazzo le sorrise debolmente, steso al suo fianco completamente nudo, poi crollò in un sonno profondo.

Alina era scossa. Si risollevò con cautela, dato che tutto il corpo era attraversato da forti tremori. Coprì il corpo del ragazzo con la coperta,  gli sollevò delicatamente il capo, posandolo sulle proprie ginocchia proprio come la prima volta che, rimasti soli, Erik aveva avuto bisogno di lei.
<sei stato coraggioso, più di quanto chiunque potrà mai esserlo su un campo di battaglia. Che tu sia Ibrido, Furia o semplicemente uomo, io mi fido di te e mi fiderò sempre di te. Imparerò a farlo e ti ascolterò di più, anche se ciò non significa che ti darò ragione o che seguirò sempre i tuoi consigli.> quelle parole le strapparono un sorriso <spero che anche tu ora ti fiderai di me. Se i tempi che si avvicinano sono bui come si prospettano, dovremo imparare a fare fronte unito, per il bene di tutti.>  gli accarezzò il capo, dolcemente.
Erik era abbandonato in un sonno profondo, così Alina decise di tornare al suo grimorio, almeno finché il ragazzo non si fosse svegliato. Dopo un po' però, anche lei fu colta dall'intensità di quello che era accaduto, e si abbandonò con la schiena contro un tronco, chiudendo gli occhi.

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Questi ultimi dieci giorni si sono rivelati infernali, ma, nonostante università, allenamenti, raffreddori e qualche altro problemino tecnico ce l'ho fatta a pubblicare! Perdonerete il ritardo spero.
Questo capitolo, è già di per sé una piccola bomba che spero apprezzerete. Finalmente cominciamo a vedere un lato umano di Erik e abbiamo la possibilità di spiare nel suo passato per capirlo un po di più.  Anche il prossimo capitolo, io vi avviso, potrebbe contenere qualche chicca che spero gradirete. Siamo entrati in uno dei punti caldi della storia!
Per qualsiasi domanda, commento o altro, vi aspetto qui o sui social.
Mettete una stellina se avete apprezzato.
Baci

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