Fulmini a ciel sereno

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Le fiamme lambivano gli alberi, inglobandoli nella loro carezza mortale. Sfioravano il cielo fondendo il luminoso vermiglio col nero del cielo, ricoperto da uno spesso manto di cenere e nubi. Il calore era infernale. A quel pensiero Alina si voltò, sentendosi osservata. Alle sue spalle un gigantesco lupo dal manto di cenere e fumo la osservava con occhi di brace.

La ragazza cercò di urlare ma non fu la sua voce a squarciare il cielo.

Alina si portò le mani alle orecchie ma quell'urlo era nell'aria come nella sua testa. Ad occhi chiusi e orecchie tappate Alina vide un gigantesco tronco nero con rami adornati da foglie rosso scure. La linfa simile a sangue colava densa da alcune ferite inferte attraverso la corteccia. Punte di cristallo erano conficcate in profondità del tronco in un disegno a spirale. Le fiamme si riflettevano sui cristalli aggiungendo il rosso vivo a quello scuro e denso della linfa e del sangue. Lentamente Alina vide ai piedi di quel gigantesco albero centinaia di cadaveri con segni di ferite e fuoco.

Un ringhio insistente e dei ruggiti attirarono la sua attenzione. Si voltò e con orrore vide affrontarsi il lupo ed un felino nero. Fumo e buio, contro il nero della foresta carbonizzata. Quando vide il sangue zampillare dal fianco del felino, lanciò un urlo disperato. Questa volta era la sua voce a scuotere la foresta. Il lupo si allontanò accucciandosi ai suoi piedi, mentre lei soccorreva il felino con la vista offuscata dalle lacrime.

Ogni goccia che cadeva ai suoi piedi dava vita a piccoli ciuffi d'erba verde. Ma nonostante i suoi sforzi il felino sembrava spirare tra le sue braccia.

<Erik> sussurrò tra le lacrime.

Alina si svegliò di soprassalto terrorizzata da ciò che aveva appena visto. Erik, anch'egli sveglio, era chino su di lei, col volto segnato da un'espressione corrucciata.

<cosa hai visto?> le chiese immediatamente.

Tra le lacrime la ragazza raccontò il sogno, rimasto impresso a fuoco nella sua mente già provata dagli ultimi avvenimenti.

<non è un buon segno.> le rivelò a voce bassa, sedendosi accanto a lei. <sai da dove la tua famiglia prende il nome di Sangue di Lupo?> le chiese, prima ancora che la ragazza cominciasse a porre domande.

<per generazioni i lupi sono stati compagni fedeli della nostra famiglia, li abbiamo allevati ed essi sono membri effettivi del nucleo familiare.> ripose lei, non comprendendo dove il ragazzo volesse arrivare.

<non è da questo che la tua famiglia prende il nome. Secoli fa, quando il mondo era ancora dilaniato dall'ultima grande guerra, un gruppo di donne, tutte della stessa discendenza, cominciò a sognare catastrofi e morti, proprio come è successo a te oggi. Ciò che si rivelò più inquietante, non fu che i sogni erano identici per ciascuna di loro, ma che questi si avverarono nel corso del tempo. Una notte, la più giovane della famiglia, sognò un gigantesco lupo di cenere e fumo, dagli occhi rossi come braci e dalle zanne affilate come pugnali, che dormiva accanto a lei. Quando si svegliò il lupo era lì. Era un animale dall'aspetto regale, grande come un pony e dal folto pelo nero. Gli occhi, rossi in un primo momento, divennero gialli ad una seconda occhiata.>

A quel punto la ragazza riconobbe in quell'immagine la familiare figura di Yana, e rabbrividì. Erik sembrò ignorare quella reazione, così come il crescente numero di domande che si affollavano nella testa della sua compagna di viaggio, e continuò il racconto.

<quel lupo accompagnò la fanciulla per tutta la vita, senza mai mostrare altre somiglianze col lupo del sogno, finché, ancora una volta, le donne dei Sangue di Lupo non sognarono tutte il medesimo avvenimento: una vergine che gridava di dolore in piedi sopra una montagna di cadaveri, mentre il mondo ardeva alle sue spalle, completamente distrutto. Accanto a lei ricomparve il lupo di cenere e fiamme, che fiero e funesto trascinava altri corpi sopra la pira. Dalla distruzione però, si sollevò un corpo, una donna dal ventre gravido e dall'espressione gentile. Accarezzò la fanciulla, consolandola, poi si lasciò morire sul terreno nudo, lontano dagli altri corpi. La terra la accolse, inghiottendola nelle sue profondità e restituendo alla luce un giovane albero dal tronco nero e dalle foglie rosse come il sangue che aveva impregnato per troppo tempo la terra che gridava così la sua vendetta.> terminato il racconto il ragazzo fece una pausa, sistemandosi meglio addosso la coperta.

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora