Erik fu prelevato dalla cella prima del ritorno di Alina. Era molto preoccupato per lei mentre lo era decisamente meno per sé stesso. Confidava nel fatto che in qualche modo ne sarebbe venuto a capo. Non peccava di arroganza, quanto, se di peccato può trattarsi, di una ben fondata fiducia nelle proprie capacità e nella propria esperienza.
Quando un secondo tritone venne a prenderlo, il ragazzo si fece trovare in piedi, già pronto.
Attraversò i corridoi, all'apparenza tutti uguali, con fierezza, sebbene ogni passo fosse una sofferenza.
Dopo un tempo che parve interminabile, venne costretto a sedersi su di una poltroncina di tessuto, in una stanza che somigliava molto ad un piccolo salotto spoglio. Il tritone che lo aveva accompagnato, gli bloccò i polsi sui braccioli imbottiti e le caviglie ai piedi della poltroncina, quindi lo lasciò solo.
Qualche minuto più tardi la porta alle sue spalle si aprì, e una lama di luce invase lo spazio attorno a lui.
"Erik, bentornato." Disse una voce alle sue spalle.
<Haatèk.> salutò il ragazzo, chiamando per nome il suo carceriere. Si conoscevano ormai da anni e avevano imparato ad apprezzare l'uno i difetti dell'altro nonostante fossero nemici.
"Arriviamo al sodo, oggi purtroppo non ho tanto tempo da dedicarti ." Cominciò il bianco, restando sempre alle spalle del ragazzo. "Zeissar mi ha riferito che la tua nuova amica si è fatta valere con lui, non ha rivelato che poche informazioni inutili. Sai, non credevo che ti saresti mai trovato una compagna, ma che la portassi qui per farcela conoscere mi è sembrato davvero il colmo. È stato un gesto gentile da parte tua, ma un po' avventato non credi? Questo non mi sembra il luogo adatto ad una giovane donna, con tutti i nostri giovani in cerca di una compagna, potrebbe essere rischioso. Zeissar dice che sia di bell'aspetto e per di più una combattente, e sai quanto apprezziamo questa dote nelle nostre femmine." L'ultima frase vibrò nel silenzio delle loro menti.
Erik ribolliva di rabbia. Sapeva bene che Haatèk stava solo cercando di fargli perdere le staffe, per poter giocare con lui e ottenere rapidamente le informazioni che cercava, ma Alina era un tasto dolente. Aveva già pensato, prima che il Bianco glielo facesse notare, che quello non fosse il luogo adatto ad una ragazza, ma quelle insinuazioni gli facevano riscaldare il sangue nelle vene ben più del dovuto.
<non è la mia compagna. Non è adatta.> si limitò a rispondere il ragazzo, mantenendo un tono neutro.
Non poteva vedere come sul volto del suo avversario si fosse aperto un sorriso quasi fraterno, come se avesse compreso cose a cui egli stesso non aveva ancora nemmeno pensato.
"Zeissar riferisce di aver sentito addosso alla ragazza l'odore dell'Incantatrice. Lei dice di non sapere chi sia, e possiamo anche far finta di crederle, ma tu dei saperlo per forza amico mio."
Alla parola Incantatrice, il corpo di Erik ebbe un sussulto quasi impercettibile.
<non so di cosa tu stia parlando.> replicò, cercando di mantenere la calma.
Haatèk allora si spazientì, non era un essere molto dotato di questa virtù per sua stessa natura, sebbene la sua specie generalmente lo fosse.
"ti abbiamo insegnato noi a riconoscerla Erik. Entrambi sappiamo bene che mi stai mentendo, e tu sai meglio di chiunque altro che non tollero le menzogne." Il tono si era fatto gelido e tagliente.
Il Bianco si era mosso, tanto che ora guardava Erik dritto negli occhi e poggiava le mani sugli stessi braccioli ai quali era legato il ragazzo.
<io non l'ho percepita Haatèk, potrebbe averla incontrata prima di incontrare me.> rispose il ragazzo ricambiando lo sguardo determinato.
"Non capisco perché ti ostini ad aiutare il Popolo Libero. Cosa hanno fatto loro per te? Ti temono, forse ti rispettano, ma lo sai anche tu che non fai parte del loro mondo.."
<non faccio parte nemmeno del tuo se è per questo. E non intendo farne parte né ora né mai.> lo interruppe Erik ribollendo visibilmente di rabbia.
"D'accordo, d'accordo. Non sarei voluto arrivare a questo, ma tu mi costringi ogni volta ad usare le maniere pesanti." Disse il Bianco, passando ad un tono quasi indulgente.
"Abbiamo progettato questo gioiellino per quelli cocciuti come te, sono certo che sarà di tuo gradimento." Il sorriso sul suo volto si era fatto crudele. Prese una piccola sfera trasparente da un supporto che Erik non riusciva a vedere e la mostrò soddisfatto al ragazzo. All'interno si vedeva muoversi qualcosa di molto piccolo. A stenti si distinguevano otto piccole zampe provviste di un minuscolo artiglio in punta e attaccate ad un corpo lungo e scuro.
Quando capì di cosa si trattava, Erik cominciò a tremare e sudare freddo. Aveva sentito parlare di quel nuovo congegno dei Bianchi, un piccolo parassita in grado di farsi strada nel corpo della vittima, nutrendosi di tessuti e fluidi corporei e iniettando al tempo stesso una tossina che lentamente avrebbe obnubilato la mente del malcapitato. Più la vittima faceva resistenza più il tragitto verso il cervello era doloroso. Le possibilità erano soltanto due, morire tra atroci sofferenze o soccombere alla tossina e diventare un burattino nelle mani dei propri carcerieri.
"abbiamo fatto delle prove su altri prigionieri, Erik, il più forte di loro è morto dopo un mese, il secondo in classifica è diventato un ottima guardia. Sono certo che anche tu ci renderai particolarmente fieri, e quando tu sarai fuori uso, faremo in modo di rendere utile anche la tua compagna." Calcò sull'ultima parola, mentre premeva la sfera contro la pelle del suo braccio, nonostante il ragazzo si agitasse notevolmente sulla poltroncina.
Haatèk osservò il piccolo alleato lacerare la pelle e farsi rapidamente strada verso i tessuti più profondi del braccio del suo nemico. Lo osservò soddisfatto stringere i denti per non urlare di dolore e perdere i sensi quando la prima goccia di tossina entrò in circolo.
"Portatelo via." Ordinò ai due tritoni che facevano la guardia alla porta, quindi si allontanò soddisfatto.Zeissar raggiunse il primo tra i Bianchi dopo poco, in quello che poteva definirsi il suo ufficio. L'ambiente era spoglio, anonimo. Le pareti bianche, così come l'arredamento minimale composto da una scrivania e qualche sedia dallo schienale rigido.
Haatèk sedeva dando le spalle ad una finestra tonda affacciata su uno spiazzo di terra nuda dove si allenavano gli ibridi.
"Signore, i nostri ospiti sono entrambi nella loro cella. Devo aumentare le misure di sicurezza?" Chiese il suo secondo in carica, guardandosi bene dal sollevare lo sguardo dal pavimento.
"Per ora no Zeissar. Sono entrambi troppo deboli per giocarci qualche brutto tiro. Aspetteremo qualche giorno, tenendoli d'occhio da lontano, senza che si insospettiscano. Potrebbero darci le informazioni che ci servono senza nemmeno rendersene conto. Sai quanto sono stupidi gli umani certe volte." Terminò la frase con disprezzo.
Quella specie inutile e parassita aveva dato modo alla sua di risorgere dalle ceneri di un mondo distrutto, aveva consegnato loro il potere senza opporre resistenza ed ora gli permetteva anche di riprodursi, lasciandosi sfruttare come un'incubatrice naturale.
Haatèk scosse il capo, disgustato dagli esseri umani e da ciò che erano stati in grado di fare.
"Se solo gli esseri umani si rendessero conto delle loro stesse capacità e di ciò che stanno realmente facendo, saremmo spacciati. Fortunatamente però, sono troppo occupati a proteggersi da ciò che noi indichiamo loro come pericoli, per accorgersi di quali siano i pericoli reali del nostro governo e della loro sottomissione." Rifletté ad alta voce, posando poi lo sguardo sul suo secondo.
"Dimmi Zeissar, quanto credi che ci metterà questa volta Erik a trovare una via di fuga?" Gli chiese, con un mezzo sorriso divertito.
"Ho fatto tutto il possibile per non lasciarlo fuggire, signore. Questa volta non se ne andrà così facilmente. È una promessa." Fu la sua risposta.
"Non fare promesse che non puoi mantenere." Lo rimproverò Haatèk. "Per tua sfortuna ho addestrato io stesso quel ragazzo, e il suo buon sangue non mente."
"Aumenterò le guardie se sarà necessario."
"No. Sarebbe uno spreco. Lascia pure che fugga anche questa volta, e lasciagli portare in salvo anche la ragazza."
"E le informazioni di cui abbiamo bisogno? Se il Popolo Libero trovasse l'incantatrice prima di noi, sarebbero un passo più avanti verso l'obiettivo."
"Non preoccuparti mio caro Zeissar, questa volta abbiamo un valido alleato con noi. Erik sarà la mia nuova cavia." Il sorriso sul volto di Haatèk si fece crudele. "Lascia che il Popolo Libero ci preceda per un po'; ci apriranno la strada e noi troveremo il tragitto spianato fino alla meta, quindi gli soffieremo il premio sotto il naso quasi senza sforzo."
"Come desiderate signore." Rispose il secondo in comando, chinando il capo in segno di sottomissione.
Sebbene non condividesse la sua linea di comando, Zeissar non poteva far altro che obbedire. Non era abbastanza potente, né popolare tra i suoi simili, per poter sfidare Haatèk.___________________________________________________________
Ciao a tutti. Scusate il ritardo nella pubblicazione ma sto avendo dei seri problemi con la connessione purtroppo. Perdonatemi, o mandate un tecnico a casa mia perché io non ne posso più.
Vi ringrazio per le stelline e i commenti, mi fa piace sapere che qualcuno mi legge.
Come avete trascorso questa Pasqua? Spero bene.
Veniamo al capitolo. Che ne pensate di questo spiraglio sui Bianchi? Vi ha incuriosito? Sentitevi pure liberi di farmi qualunque domanda vi passi per la testa ;)
Io intanto vi saluto, e torno a supplicare per una connessione decente.
May the road rise up to meet you may the wind be alway at your back
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Rebirth - l'albero del silenzio
FantasíaSono passati secoli da quando la Terra ha mosso guerra contro il genere umano, e questo, contro ogni aspettative è riuscito a risollevarsi. Lo scontro ha dato vita a nuove specie che popolano le giovani foreste nate sugli scheletri delle città. Tut...