Tempi bui

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Alina passò i giorni successivi china sui libri. Da quando il tradimento di Hans era stato scoperto, non aveva fatto altro che chiedersi come aveva fatto a fidarsi così tanto di lui da lasciare che le insegnasse le basi del combattimento. Ricordava bene le parole che lei ed Erik si erano scambiati nella foresta, quando lui le aveva mostrato per la prima volta l'aspetto della Furia, e in quel momento più che mai, rimpiangeva di non aver dato ascolto ai suoi avvertimenti.

Voltò lo sguardo verso il ragazzo che giaceva febbricitante al suo fianco. La sua metà Furia rallentava l'avanzare del veleno, ma nonostante questo il ragazzo soffriva molto e il suo respiro rallentava sempre più col passare del tempo. Alina gli accarezzò la fronte, abbandonandosi ad un sospiro triste.

<ne verremo fuori, vedrai. Hai detto che l'avremmo affrontato insieme e così sarà.> gli sorrise, anche se il ragazzo non poteva vederla.

<Alina! Ho trovato delle corrispondenze con il veleno! > la voce entusiasta di Fred piombò nell'ambiente interrompendo le cupe riflessioni di Alina.

<raccontami tutto.> la ragazza tornò seria e professionale in pochi istanti.

<ho scovato le corrispondenze in un vecchio libro. Pare che sia ricavato da un serpente che noi credevamo estinto dopo l'ultima Grande guerra. È un veleno neurotossico ma sono riuscito in qualche modo a creare un antidoto. Non è completo, ma sono sicuro che rallenterà gli effetti e ne comporterà una regressione. In questo modo la sua parte di Furia potrà ripulire l'organismo senza troppe difficoltà.> il suo entusiasmo era contagioso. Finalmente dopo giorni avevano una speranza.

<proviamolo subito allora. Poiché è tutto ciò che abbiamo, dobbiamo almeno fare un tentativo.> la ragazza si dimostrò risoluta, sebbene non entusiasta quando Fred avrebbe desiderato.

Iniettarono l'antidoto e incrociarono le dita nell'attesa.

Le ore passavano ma le condizioni di Erik non sembravano migliorare, per lo meno però non peggioravano. Alina era rimasta al suo fianco, seduta su una sedia a dondolo in vimini. Aveva studiato per tutto il tempo, seppellita nelle pagine di libri sulla figura dell' Eir e sulle capacità che una di loro sarebbe stata in grado di sviluppare. Immersa com'era nella lettura non si era accorta che il respiro del ragazzo si era fatto più profondo, e che lentamente i suoi lineamenti si erano distesi.

Diverse ore dopo, si ritrovarono nuovamente tutti al capezzale di Erik.

<abbiamo approntato un piano.> annunciò Adrian non appena furono tutti riuniti.

Attorno al letto del giovane guerriero stavano in piedi tutti gli uomini più fidati: Marcus appoggiato contro una colonna con disinvoltura; Frederik e Augustus spalla contro spalla controllavano il respiro di Erik con sguardo critico. Più in disparte, sedute su una brandina uguale a tutte le altre presenti nell'infermeria, Ginevra, Vittoria e Helena ascoltavano la conversazione. Il morale in tutto Nido del Drago era a terra. Ciascuno temeva per la propria vita e per quella dei propri cari e già piangeva la dimora di una vita data in pasto alle fiamme dai Bianchi e dal loro esercito di bruti. Nell'infermeria la situazione non era diversa. Erano tutti sconfortati dai recenti sconvolgimenti e l'unico in grado di tenere alto il morale con il suo acume e la sua prontezza, giaceva in un letto privo di conoscenza.

<abbiamo contattato dei corpi di guardia a Est, al confine col territorio delle Furie. Si sono dichiarati disponibili ad accogliere donne e bambini nei rifugi, a patto che i nostri uomini combattano sotto il loro comando.> dichiarò a bruciapelo Adrian, gelando l'intera stanza.

<non ti lascerò mandare i miei uomini a morire, amico.> soffiò una voce.

Si guardarono l'un l'altro come a chiedersi vicendevolmente chi fosse stato a parlare, ma nessuno di loro aveva aperto bocca. Solo dopo un istante di sgomento si resero conto che a parlare era stato Erik. Il ragazzo si trascinò a sedere senza che nessuno avesse la prontezza di fermarlo.

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora