A un passo dalla fine

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La nottata passò insonne. Dopo quanto accaduto, lo Specchio di Cristallo risultava ancora più tetro. La bellezza del cielo notturno, limpido come non mai, non riusciva a stemperare il disagio. Ovunque si voltassero le statue di cristallo riflettevano la luce della luna. Sembrava che li osservassero e ripetessero silenziosamente il proprio monito. A tenerli svegli però non era solo lo scenario.

Nelle orecchie di Alina risuonava la ninnananna della propria infanzia. Ogni nota era accompagnata da un brivido. Nemmeno l'abbraccio di Erik riusciva a farla sentire al sicuro. Un potere tanto grande da metterla in pericolo più volte e da raggiungerla a miglia e miglia di distanza, era degno di tutto il suo concernimento nonostante provenisse da qualcuno che conosceva così bene.

La mente del giovane guerriero era occupata da pensieri molto simili. Gli occhi tinti di verde brillante scandagliavano le ombre in cerca del minimo segno di pericolo. Stringeva Alina tra le braccia come a volerla proteggere dall'oscurità. La più tetra delle sue riflessioni sfociava in uno scenario drammatico in cui tutto quel potere si sarebbe ritorto contro di loro. Era consapevole di aver contribuito alla formazione di quell'ordigno imprevedibile e pure in qualche maniera non riusciva a pentirsene. Ogni volta che tentava di misurarsi con la vastità e la pericolosità del potere con cui era entrato in contatto, la sua mente produceva l'immagine del volto della bambina dai riccioli biondi che ne era la custode. Il suo istinto sembrava fidarsi della forza d'animo di quella creatura tanto giovane nel corpo quanto antica nella coscienza.

Alle primissime luci dell'alba, decisero di lasciarsi alle spalle quel luogo e quanto vi era avvenuto. Sellarono i cavalli con gesti meccanici, parzialmente intontiti dalla mancanza di sonno. La bussola  animale di Erik li guidò nuovamente verso il piccolo promontorio dal quale erano partiti.

La giornata si prospettava limpida e tiepida. La ruota dell'anno si stava rapidamente volgendo verso al primavera e così anche il cielo si vestiva ogni giorno un azzurro più intenso. La foresta attorno ai due viaggiatori sembrava più animata del solito. Se fino a qualche giorno prima di tanto in tanto si poteva godere di qualche minuto di completo silenzio, quella mattina non si udirono altro che i versi di tutti gli abitanti degli alberi. Più di una volta la strada davanti agli zoccoli dei cavalli venne tagliata da qualche piccolo mammifero imprudente.

Durante tutta la giornata di viaggio Alina si limitò a far scorrere il paesaggio attorno a sé. In sella ad Awel lasciava che la cavalla seguisse i passi di Ares senza intervenire. Sentiva la testa pesante, i suoi pensieri erano ovattati da un velo di nebbia tanto denso da non lasciare neppure uno spiraglio libero. Più di qualche volta un suono più forte o un passo falso della sua cavalcatura la riscossero dallo stato di dormiveglia in cui era caduta. Col passare delle ore però un'intuizione cominciò a farsi strada nella sua mente. Si trattava di un pensiero persistente a cui, a causa della stanchezza, non riusciva a dare forma.

I due giorni di viaggio verso il promontorio passarono lenti e monotoni per entrambi i giovani. Nessuno di loro aveva voglia di parlare dell'accaduto, tanto meno del futuro. Il presagio oscuro di quanto li attendeva si nascondeva tra le ombre della foresta, ricomparendo nei loro pensieri di tanto in tanto.

Per due lunghi giorni quel pensiero ancora indefinito aleggiò nella mente di Alina. Più la ragazza si sforzava di darvi forma più questo le sfuggiva come acqua tra le dita. Diede la colpa alla stanchezza e alla monotonia del paesaggio e cercò di non tornarci sopra troppo spesso.

Raggiunsero la cima del promontorio dal quale erano partiti dopo un tempo che sembrò eterno. Dissellarono i cavalli e si sedettero in quel punto privilegiato come la prima volta in cui lo avevano raggiunto.

Da lassù si poteva ammirare la foresta a perdita d'occhio. Ovunque spaziasse lo sguardo, il cielo incontrava le cime degli alberi lungo la linea dell'orizzonte. Gli uccelli volavano in ogni direzione, riempiendo il cielo di tracce colorate e l'aria di richiami musicali. Rispetto alla loro prima visita quel luogo pullulava di vita.

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora