Ares

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Prima ancora che il sole sorgesse, Erik aprì gli occhi nel buio della grotta. Qualcosa lo aveva svegliato di soprassalto, come se un pericolo imminente incombesse su di loro. Richiuse gli occhi, col proprio battito nelle tempie, e si affidò all'udito della sua metà animale. Il primo suono che percepì con chiarezza fu il respiro lento e regolare di Alina, addormentata tra le sue braccia e ignara di ciò che lo aveva svegliato. Ampliando il raggio di azione dei suoi sensi, percepì anche il respiro regolare di Fred e Augustus, anche loro ancora addormentati. La minaccia doveva quindi provenire dall'esterno. Si isolò, con respiri lenti e profondi, dai suoni che aveva già percepito, e si concentrò ancora.

All'esterno il vento ululava violento, spezzando rami e muovendo le foglie in potenti mulinelli. Una tempesta si stava avvicinando rapidamente, e se non fossero partiti immediatamente sarebbero rimasti intrappolati in quel buco per diversi giorni ancora. Si mise immediatamente in moto, non poteva tollerare per un istante ancora di rimanere chiuso in quel posto che più che un rifugio cominciava a sembrargli una tomba a causa dell'inattività.
Svegliò Alina scuotendole una spalla con decisione.

<alzati, e sveglia gli altri, dobbiamo andarcene subito.>

Lei aprì gli occhi controvoglia, tentando di capire cosa le stesse dicendo. Il rifugio era ancora immerso nel buio che precede l'alba, quindi richiuse gli occhi sospirando. <Erik torna a dormire, è presto per metterci in viaggio.> si lamentò con la voce impastata dal sonno.

Vederla in quello stato lo fece sorridere divertito, ma solo per un istante. Il suono di un grosso ramo che si abbatteva sul tetto del rifugio, lo riscosse.

A quel punto si svegliarono tutti in maniera piuttosto brusca. Senza parlare raccolsero le proprie cose in fretta, già pronti per lasciare il posto.

Alina si avvicinò ad Erik con delle bende in mano, intenzionata a medicarlo prima di mettersi in viaggio, ma Fred la interruppe.

<ce ne occuperemo dopo cara, ora non ne abbiamo il tempo. Un solo minuto ancora qui dentro e non potremo più uscire per almeno una settimana.> le fece notare con un mezzo sorriso.

La ragazza allora annuì, e sistemò quello che aveva in mano nella propria sacca.

Pochi istanti dopo erano fuori. Si mossero in fila, con Augustus alla testa e Fred in coda. Si stringevano addosso i mantelli presi al rifugio, muovendosi con snervante lentezza per via del forte vento gelido che sferzava persino lì tra gli alberi.

<abbiamo i cavalli alla radura, da lì in poi sarà più facile proseguire.> gridò Fred ai due ragazzi davanti a lui, come se volesse dare loro la forza di proseguire ancora per qualche metro.

Sia Alina che Erik erano pallidi, con involti tirati, la prima per lo sforzo di resistere al vento, il secondo per la semplice fatica di restare in piedi con le gambe ancora deboli e il corpo dolorante. Aveva sperato di partire in una situazione più favorevole per non dover consumare immediatamente tutte le energie da poco recuperate. Avrebbe potuto camminare per ore in condizioni più favorevoli, nonostante le ferite, grazie alla Furia e alla sua resistenza, ma il gelo, il vento e il terreno impervio, rendevano tutto molto più difficile.

D'improvviso, dopo un tempo imprecisato passato alla mercé delle correnti, il vento si affievolì, diventando una leggera brezza. Alina alzò lo sguardo dai propri piedi, posandolo su una distesa di erba soffice e verde. La luce intensa le ferì gli occhi, costringendola ad abbassare nuovamente gli occhu. Seguì le orme dei due giovani davanti a lei, superando gli ultimi tronchi scuri. Nel corso della loro difficile traversata il sole era sorto e si era spostato già in alto nel cielo.

<fermiamoci un momento a riprende fiato.> propose Fred, notando i volti tirati dei compagni di viaggio.

La radura davanti a loro era, chissà come, protetta dal vento che infuriava tra gli alberi, e illuminata da qualche sporadico raggio di sole. L'erba era di un bel verde brillante ed emanava un profumo dolce e fresco.
Tre splendidi animali pascolavano liberi, brucando pacificamente i ciuffi soffici non lontani dai finimenti appesi a dei rami sporgenti. Non appena il gruppetto si fece notare, i cavalli alzarono il capo dal pasto e nitrirono in segno di saluto. Il più imponente del terzetto, uno splendido stallone morello con criniera e coda folte, si lanciò verso di loro al piccolo galoppo. Si fermò con eleganza proprio di fronte ad Erik e Alina, nitrendo e sbuffando. Lo sguardo del ragazzo si illuminò e sul volto gli spuntò un sorriso che Alina non aveva mai avuto occasione di vedere.

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora