Capitolo 10 - Sii forte o cadrai

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Uno, due, tre e giù. Ripeto l'esercizio cinque volte con il paletto ben stretto in mano, nel frattempo la pioggia mi bagna i capelli e scende lungo la schiena.

Sto eseguendo una serie di attacchi e di difese. Fu mio padre ad insegnarmeli.

Sono cresciuta in Europa durante un periodo di scontri, per essere precisi ho vissuto da umana la prima guerra mondiale, ma io, la mia famiglia e i miei vicini non ne fummo toccati da vicino. Il nostro paesino si salvò dagli atroci attacchi dei soldati nemici che devastavano tutto ciò che incontravano. Comunque mio padre prima di partire per unirsi all'esercito voleva che fossi in grado di proteggere me e la mia adorata sorellina, quindi mi insegnò a combattere. Mi disse che erano le mosse che si tramandavano di generazione in generazione nella nostra famiglia, di padre in figlio, ma che le avrebbe insegnate a me, figlia femmina, in mancanza di un erede maschio, che non avrebbe mai avuto. Infatti, mia madre era morta pochi giorni dopo aver dato alla luce Ambra. Sono certa che lei sapeva di stare per morire e per questo motivo, per ricordarci che saremmo sempre state legate in qualche modo, ci diede le collane.

Smetto di allenarmi e mi siedo per terra tra le foglie in mezzo al bosco dietro casa. Mi sollevo leggermente il pantalone della tuta ed eccolo, lo guardo: avvolta alla caviglia porto la collana con il ciondolo. Non sono mai riuscita a liberarmene. Sono debole.

Ricomincio ad allenarmi. 

Un colpo per Ambra. 

Un colpo per lo sconosciuto che ha tentato di uccidermi ieri sera nella mia stanza. 

Un altro per chiunque si interporrà sulla mia strada.

«Vedo che non perdi tempo»

Cerco la fonte della voce e vedo David seduto sul ramo di un albero. Gli lancio con forza il paletto, ma come prevedevo lo afferra al volo ed elegantemente scende giù.

«Sei lì da molto?», gli chiedo sperando che non mi abbia vista poco fa.

Anche lui ha i vestiti fradici e l'acqua gli riga il volto, ma non sembra preoccuparsene.

«Sono appena arrivato. Ambra è rimasta al tuo fianco fino al risveglio? Le ho chiesto io di farlo, così avrei potuto cercare lo sconosciuto, ma a causa di questa pioggia le tracce sono scomparse», dice come se si stesse scusando.

«Sì, quando mi sono svegliata lei era lì, ma non avresti dovuto chiederle nulla e soprattutto non saresti dovuto uscire a cercarlo senza di me. È una faccenda che mi riguarda in prima persona, dopotutto ha cercato di uccidermi!», glielo rinfaccio perché sono arrabbiata: avrebbe dovuto aspettarmi.

«Sì, lo so. Ma non mi sembravi nelle condizioni di uscire e ho deciso di cercarlo per te»

Si avvicina e mi restituisce il paletto con cui ricomincio ad allenarmi e intanto continuo a parlargli:

«Be' grazie, ma ora me la cavo da sola. Sono riuscita a ferirlo, anche se non so dove»

«Quindi la tua tattica sarebbe quella di cercare un uomo ferito? E dimmi, ucciderai chiunque zoppichi o abbia una fasciatura?», mi chiede con tono ironico.

«Hai un'idea migliore?»

Non mi risponde.

«Perfetto. Quindi si fa a modo mio»

Ricomincio ad attaccare un bersaglio immaginario.

«Fammi vedere che sai fare» mi sfida ponendosi di fronte a me. Non me lo faccio ripetere due volte e cominciamo a lottare, io lo attacco e lui riesce a schivarmi ogni volta. Aumentiamo i movimenti ad una velocità tale che un occhio umano sarebbe solo in grado di vedere delle scie in movimento. È piccolo, ma come già sapevo molto forte e tutto grazie ai suoi tanti anni. Potrei continuare per molto, ma so riconoscere una causa persa e mi fermo. Alzo lo sguardo, piove ancora, ma mi accorgo anche che ormai è completamente buio. Ci siamo allenati insieme per una giornata intera, senza che nemmeno me ne rendessi conto.

«Ti arrendi?» chiede lui sorpreso.

«No, facciamo una semplice pausa, ma domani riprendiamo. O hai di meglio da fare?»

«No, per me va bene» e mi sorride sicuro di sé.

So per certo che domani riuscirò a batterlo, ormai ho capito come si muove e quali sono le sue mosse. Ci avviamo in silenzio verso casa ed entriamo dal retro. Siamo fradici e infangati e lasciamo dietro di noi delle orme di terra bagnata.

Io corro di sopra a farmi una doccia calda e ci impiego più del solito, mentre me ne sto ferma sotto il getto di acqua bollente. Infine esco e mi vesto veloce. Solo ora noto che la stanza è totalmente in ordine. La verbena per terra, il terriccio caduto dalle suole dello sconosciuto e le gocce di sangue, tutto è stato ripulito e credo anche di sapere chi è stato: la stessa persona che bussa alla porta, Ambra. Ha un'espressione seria e mi chiede di seguirla in soggiorno, dove ad aspettarci c'è già anche David seduto a capotavola.

È lei a parlare per prima:

«Sei stata tu?», guardo David in cerca di spiegazioni, ma è sorpreso quanto me. Quindi chiedo direttamente a lei:

«Mi piacerebbe poterti rispondere, se solo sapessi di che cosa stai parlando»

«Ieri notte sono morti quattro ragazzi. Tu c'entri qualcosa?», mi accusa senza giri di parole, ma la devo deludere:

«No, ieri sera ero occupata a fare altro» le rispondo secca.

David vuole maggiori informazioni:

«Quanti erano e come sono morti?»

«Erano in quattro e forse tutti ubriachi. Si dice abbiano avuto un incidente d'auto al ritorno dalla festa - gli risponde lei per poi tornare a fissare i suoi occhi nei miei - Quindi mi assicuri che tu non hai fatto nulla?»

«Se fossi stata io, te lo direi, perché nasconderlo? Ma no, io non sono stata» e scandisco bene le ultime parole.

Finalmente sembra credermi e si siede pensierosa su una delle sedie intorno al tavolo. Sta cercando di capire se si tratta davvero di un incidente.

«Quand'è il funerale?» mi informo.

«Domani alle 10:30» risponde ancora sovrappensiero

«Perfetto, vedrò di prepararmi in tempo per la festa»

«È un funerale», mi corregge scocciata.

«Stessa cosa. C'è cibo gratis, musica e degli invitati», replico io come se fosse ovvio. Poi mi assale un brutto presentimento:

«Dimmi una cosa... Tra i morti c'è anche Tyler?» e trattengo il respiro in attesa della sua risposta.

«No, però i ragazzi morti erano amici suoi»

Espiro e sento ogni muscolo del mio corpo rilassarsi. Insomma quel ragazzo è certamente sfigato, ma per fortuna non così tanto da morire due giorni di seguito.

«Bene, - Ambra aggrotta le sopracciglia - allora a domani» e mi ritiro nella mia stanza solo dopo aver preso una meritata sacca di sangue dal frigorifero.


^Il mio angolino^

Ciao a tutti!

Ho aggiornato il giorno di San Valentino, questo vi fa capire quanto io sia libera...

Spero che la storia vi stia piacendo! Ogni tanto penso che il tutto vada un po' lento, ma è proprio perché non voglio correre per dare spazio ai personaggi e per dare a voi il tempo di abituarvi a loro. Fatemi sapere che ne pensate!

Un bacio a tutti e al prossimo aggiornamento!

Il segreto del VampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora