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Dopo la sera in cui Ashley e Andy si erano baciati, Andy era partito per uno scambio con le scuole di ballo infatti ora si trovava in una scuola canadese e Ash faceva fatica ad ammenttere che gli mancava,nonostante sapesse che si stava comportando da sedicenne innamorata non poteva farne a meno. La situazione si era anche complicata a casa di Ash, sua madre non lavorava più ,diceva che voleva cambiare vita ed essere la madre che lui meritava di avere e pur essendo delle gran belle parole Ash faceva fatica a crederle. La situazione era peggiorata ulteriormente quando lei aveva cominciato a prestare attenzione alle faccende scolastiche come per esempio il buco nel muro che era da ripagare metà da Andy e metà da parte sua. A casa sua seguivano orrende sgridate, ritiri di telefono e proibizioni varie.
"Senti, non ne posso più di questa tua presenza costante! è insopportabile!" Aveva detto una sera Ashley a sua madre mentre cenavano.
"Hai sempre detto che volevi una madre e non una puttana, ora che la hai non ti va bene?" Aveva detto lei sorridendo al telefono.
"Sì ma sei arrivata tardi ho quasi 19 anni! " Le aveva detto esasperato Ash.
"Allora mettila così, sto cambiando per piacere di più a me stessa" Continuava a guardare il telefono e non lui.
"Sei impossibile! Non riesci a staccarti un secondo da quel coso?" Le dissse lanciandole il tappo della birra nel piatto.
"Sta zitto domani sera ti porto fuori a cena,e non puoi dire di no."
Ash mise via il suo piatto e si rinchiuse in camera a pensare . Avrebbe voluto pensare a cosa sarebbe successo alla sua vita se sua madre avesse continuato ad essere una donna normale e non più una escort, ma il solo pensiero di non vederla più a battere per strada gli fece venire il nervoso, non che non fosse felice per lei ma questo cambiamento era troppo radicale e poi lo trattava come avesse 3 anni! Mentre cambiava posto nel letto gli cadde l'occhio sul telefono, lampeggiava a ricordargli che aveva dei messaggi, li aprì e si trovo alcuni messagi da Andy, senza accorgersene sorrise al pensiero del suo viso.

"Hey ciao,come vanno le cose li?"
"Con tua madre va meglio?"

"Non scherziamo è sempre peggio... adesso che ho altri pensieri per la testa doveva cambiare e mettere su questo teatrino delcavolo? La odio! Che palle!"

"Non fargliene una colpa lo fa per te"
"E che pensieri avresti poi ?"

"Tu per esempio"

La risposta spiazzò entrambi e nessuno rispose più ma era vero, Ash pensava alla sensazione che lo aveva invaso mentre si baciavano, perchè i brividi lo percorrevano da capo a piedi al ricordo di quel bacio non lo voleva sapere, aveva paura del motivo, non lo avrebbe mai accettato. Il suo migliore amico avrebbe riso di lui con tutto il cuore fino a vomitare i polmoni, non era affatto innamorato di Andrew si era solo lasciato trasportare dal momento... però quegli occhi ... no, doveva smettere di pensarci... le mani che gli accarezzavano la schiena piano piano per farlo godere fino alla fine ... stava impazzendo era chiaro... e il bacio? Quando Andy lo aveva baciato di nuovo con tutta quella passione era stato ... FERMATE QUESTO INCUBO... mentre si baciavano aveva avuto la necessità di tirarlo più vicino a se ... era solo una reazione meccanica, pensò ... ma la pelle di Andy sotto le sue dita, sentiva che lo faceva eccitare ... Ash si rigirò per ore nel letto, cercando di non ammettere che quel bacio era stato il migliore che avesse mai ricevuto nella sua vita, perchè era andato proprio come voleva lui e perchè lo aveva toccato proprio dove voleva essere sfiorato e tutt'ora il ripensarci gli toglieva il fiato.
Per colpa di quei pensieri tutti intrecciati e annodati tra loro non riusì a chiudere occhio per notti intere anche perchè sentiva sua madre fare lunghe telefonate ad un uomo ignoto con cui si scambiava paroline dolci e infantili risolini di gioia. La fatidica sera in cui sua madre lo avrebbe portato a cena era arrivata finalmente, giusto per precisareche quella data si allontanava di giorno in giorno per colpa di urgenti problemi di sua madre, ma alla fine era giunta l'ora. Ashley non ne voleva proprio sapere di questa cenetta solo loro due in parte perchè odiava andare in giro con sua madre e in parte perchè non sapeva con che soldi avrebbero pagato un ristorante. Sua madre lo supplicò di tornare a casa presto per potersi mettere in tiro ma come già detto al nostro protagonista non importava una lira di quel che voleva la donna che lo aveva messo al mondo e dunque, rimase a scuola fino a tardi, un po per dispetto un po per rabbia rimase li fino a che non lo avevano cacciato a pedate nel sedere. Fuori ad aspettarlo c'era sua madre,appunto che lo aspettava , in macchina con lei c'era anche qualcun' altro e Ashey pensò subito si trattasse di un cliente ma quando arrivò in macchina e li vide tenersi per mano capì che non era il solito cliente.
"Oh ciao tesoro! Per fortuna abbiamo prenotato tardi al ristorante! Forza andiamo!" Aveva esultato lei.
"Io vorrei andare a casa...sono stanco..." Ash non aveva la minima intenzione di partecipare alla cena.
"Noi andremo al ristorante okay? Che tu lo voglia o no." Detto questo partì e rimase zitta per tutto il viaggio.
Arrivati al ristorante sua madre e l'uomo che avevano in macchina, che non aveva ancora avuto la decenza di presentarsi, entrarono al ristorante e si sedettero in un tavolo un po appartato e finalmente Ashey potè vedere il volto del tipo che ora lo fissava con in faccia un bel sorriso tutto impostato.
"Ciao Ash, io sono Kurt, il compagno di tua madre" Una presentazione peggiore Ash non la avrebbe mai potuta immaginare, chi si credeva di essere per potersi presentare a lui in quel modo?
"Lei sa già chi sono, professore." Disse Ash marcando sull'ultima parola.
Ecco i peggiori sogni di Ash avverati: un prof come patrigno. L'ideale per rovinargli la vita, già sua mamma era diventate una maestra d'asilo e non gli faceva più fare nulla se poi in casa fosse arrivato anche lui, sarebbe andato tutto a farsi fottere. Ash guardò male sua madre facendola rabbrividire e poi fissò arrabbiato il signor Kurt non Cobain che invece continuava a toccare sua madre e a farla arrossire come se lui li non ci fosse. Ordinarono e loro due facevano i piccioncini, per la rabbia Ash ordinò del pollo e quando gli arrivò nel piatto pensò bene di accoltellarlo senza alcuna pietà prima di mangiarlo.
"Ash non giocare con il cibo" Lo rimproverò sua madre tra una risatina e l'altra.
"E tu smetti di giocare con il suo, di uccello." Aveva risposto stizzito Ash.
"Senti Ash questo è quello che fanno le coppie!" Era intervenuto Kurt.
"Già, ha ragione professore, ma sa qui siamo in tre e una persona normale avrebbe cercato di coinvolgermi in qualche discorso, mi si sarebbe presentato appena uscito da scuola! " Aveva urlato Ash attirando l'attenzione di tutto il ristorante.
"Ashley siediti subito. Ti sembra questo il modo di comportarti?" Lo aveva rimproverato di nuovo la madre con le guance purpuree per l'imbarazzo.
"Ti prego risparmiami questa scenata! Ti ricordo che ho 19 anni e non 3! Se non volevi trovarti in questa situazione avresti aperto la tua boccuccia succhia uccelli e mi avresti parlato di questo tizio! Avresti potuto fare qualunque cosa ma non sei capace nemmeno di questo, non sei capace di accettare che io sono il tuo fallimento più grande! " Ash si sentì mancare il fiato dopo quelle parole, guardò Kurt con disprezzo e si rese conto che lui non voleva altro che la loro già fragile unione si rompesse, così da togliersi dai piedi lui e tenersi per se sua madre.
"Sei solo un figlio di puttana !" Gli aveva urlato il compagno di sua madre, che nel frattempo si era messa a piangere in modo inconsolabile.
Ash indietreggiò alla vista di Kurt che gli si avventava contro. Aveva le movenze di un vecchio pugile arrugginito, ma lui era più forte e lo avrebbe accoltellato se avesse potuto. E Ash lo fece. Diede una spallata all'uomo che lo aveva aggredito facendolo tornare seduto al suo posto, poi aveva afferrato uno dei coltelli che erano sul tavolo , di quelli che non tagliano nulla nemmeno una frittata , e lo aveva piantato al centro della mano di Kurt ,ancora non Cobain, fissandolo al tavolo.
"Su una cosa ci hai visto bene razza di cretino: sono il figlio di una puttana." Aveva detto in faccia all' uomo fissato al tavolo in preda ad atroci dolori.
Sua madre continuava a piangere e non voleva nemmeno guardare Ash in viso, forse aveva capito ,finalmente forse era arrivata a comprendere il suo unico figlio, che per colpa del suo egoismo ora stava correndo fuori dalla porta del ristorante con le lacrime agli occhi. Correva via lontano da lei; e se lui era il suo fallimento più grande lei era la migliore nel fallire,tutti e due lo pensarono, nonostante tutto Ash voleva che sua madre lo seguisse e gli dicesse che lui non era poi così disastroso, ma la donna che lo aveva messo al mondo preferì lasciarlo andare. Non lo rincorse. Rimase con l'uomo che si era scelta. Sentendosi sempre egoista. Sapendo di sbagliare ancora.

Ash corse. Corse con una sola meta. Andava nell'unico posto in cui si sentiva a casa per davvero perchè li, ad aprirgli la porta c'era sempre una persona. L'unica che da quando aveva memoria non lo aveva mai tradito e mai lo avrebbe fatto. Anche quella sera andò così: Ash corse fino davanti alla solita porta verniciata di bianco sporco della casa bi-familiare e suonò al campanello con le lacrime che senza paura gli rigavano il viso tanto anche se quel qualcuno le avesse viste non lo avrebbe giudicato, gliele avrebbe asciugate una per una tenendolo stretto a se. Quando la porta finalmente si aprì non servirono parole di alcun tipo,ne suoni,solo uno sguardo e subito Ash si sentì invaso dal calore di un abbraccio.
"Oh,Ash..." Aveva sussurrato piano chi lo stringeva.
"Scusami... Chris..."

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