Al ritorno a scuola di Ashley tutti sembravano guardarlo male, alcuni bisbigliavano tra di loro e si apriva sempre un passaggio di fronte a lui quando passava. Che avevano tutti? Si sentì come al primo giorno di scuola, non imbarazzato , non felice: solo. Era solo. Alister non lo guardava in viso ancora dalla volta che lo aveva abbandonato nella lite con Jasmine. Di Andrew nessuna traccia però, era come svanito, come un ombra era come se fosse solo nella sua mente, quando chiedeva di lui non riceveva risposta, lo ignoravano bellamente quei cretini. Le lezioni di quel giorno passarono lisce e senza troppa noia anche i professori lo guardavano di sbieco e facevano smorfie quando lui apriva la bocca per domandare qualcosa, il fatto che poi lui domandasse qualcosa avrebbe dovuto renderli felici, ma a quanto pareva i suoi sforzi erano totalmente vani . Alla fine della lezione corse fuori dalla classe e corse veloce fino a quella successiva, quella di ballo che l'ora prima era vuota, vi entrò e chiuse la porta lasciando libero sfogo alle sue emozioni: calciò lo zaino, picchiò i pugni al muro e infine pianse. Si raggomitolò contro la parete e pianse perchè non si sentiva bene voleva solo essere come prima.
Si alzò e decise di ballare. Nel silenzio più assoluto della fredda sala in cui si trovava e ballò senza respirare, cercando la pace che dentro di se non riusciva a trovare, tutta l'angoscia di quel giorno si fosse riversata nei suoi movimenti e gridava in silenzio, cercava aiuto e tendeva le mani verso qualcuno di invisibile che però non lo raccoglieva lo lasciava andare, e lui, lui cadeva sulle ginocchia. Devastato da tutto il grigiore della sua situazione. Quando gli altri entrarono e lo guardarono ballare e cadere pensarono che non si sarebbe più rialzato, pensarono di ignorare il suo dolore che si respirava nell'aria e di fare lezione lo stesso ma erano tutti colpevoli e lui l'unico che ci rimetteva. Alcuni gli chiesero scusa con lo sguardo ma lui non li vide, implorò se stesso di trattenersi di non crollare così, di essere forte, di essere la roccia di se stesso ma era inutile, si rifiutava di ubbidire a quei pensieri e si sentì male. Sentì un fiotto di sangue colargli dal naso e mescolarsi alle lacrime. Si rimise in piedi e scappò dalla classe di assassini in cui era capitato. Uscì da scuola e corse via. Si riempì i polmoni d'aria nuova aria che sapeva di vita, continuò a correre fino a casa sua fingendo di non sentire tutti quelli che gli urlavano di fermarsi per il naso, per la prima volta nella sua vita era scappato dai suoi problemi. Appena entrò a casa vide sua madre e suo padre, prendevano un caffè, sorridevano ma vedendolo sua madre gli era corsa in contro e lo aveva stretto a se forte con le mani tra i suoi capelli e lui la strinse forte sollevandola da terra per un momento poi però la forza gli svanì e si trovò in ginocchio, in lacrime stretto a sua madre. Suo padre pur sentendo che in quel momento di vita non sua non doveva far parte prese una mano di Ashley e la strinse forte, come ad infondergli la sua forza e prese una mano anche di Taisia, strinse piano le accarezzò le dita a dirle che lui non se ne sarebbe andato e che se ne avesse avuto bisogno per Ashley e lei ci sarebbe stato. Ash si abbandonò a quell'affetto che per tanto tempo aveva solo potuto immaginare e si addormentò li, tra le braccia dei suoi genitori. Si sentì amato.Un telefono squillò. Chi era? Dove era il telefono? Che ore erano? Che era successo? Ashley ancora stordito prese in mano il telefono e guardò chi fosse sullo schermo appariva la scritta honey, che scemo non gli aveva nemmeno cambiato il nome. Che voleva alle 2 e 22 della notte questo honey? Rispose ancora in dormiveglia.
"Honey... perchè mi chiami così tardi?" Disse Ashley riappoggiando la testa al cuscino.
"Volevo parlarti" disse una voce famigliare.
"È difficile parlare adesso..." disse rotolando su un fianco e allungando la mano dove una volta si era steso honey, ma chissà perché non riusciva a mettere a fuoco il suo viso.
"Per- per favore... non riattaccare..." singhiozzò .
"Honey , perchè stai piangendo? È tutto okay?" Gli chiese Ash.
Solo singhiozzi sommessi gli risposero.
"Okay... devo parlare piano perchè non posso urlare" si mise seduto aspettando una risposta che non arrivò.
"Bene... a volte vorrei che nella stanza accanto alla mia ci fossi tu, vorrei che nulla fosse cambiato tra di noi..."
"Ashley...io..." non lo lasciò finire.
"Ed è bello sentire la tua voce dire il mio nome, è dolce sembra detto da un' angelo e mi rende difficile ragionare,e non vorrei mai averti detto addio ma tu rendi tutto più difficile"
"Lo so... e mi dispiace..." disse con un fil di voce.
"Strano che tu mi abbia chiamato sta sera..." ridacchiò Ashley.
"è che ti ho sognato..." gli disse Andy.
"Anche io ti ho sognato..."
"Ash... non voglio dirti addio..."
"Mi fa stare bene sentirti dire il mio nome..."
"Che posso fare per farmi perdonare!?" Gli aveva mezzo urlato Andrew dall'altro lato del telefono.
"Non lo so,in realtà sei libero di fare quel che ti pare io con te non voglio più avere nulla a che fare. Se proprio ci tieni ecco, okay sei perdonato per tutto quello che hai fatto." Disse riluttante.
"Ti prego... non dire così... sto male..."
"Pensi che io stia bene? Ti ho detto ti amo, ti ho dato un pezzo di me ed ero pronto andarti ogni cosa di me, nonostante non sia un granchè... ma con nessuno mi ero mai spinto così oltre, nessuno mi aveva mai ferito in quel modo e e ... cristo santo parlo come una sedicenne! Visto che mi fai fare?" Rise di se stesso.
"Ti prego ... io voglio stare con te..." continuò a piangere Andy.
"Dimmi che mi ami allora."
"Io ...io..."non riusciva a dirle quelle parole, e forse non erano ad Ash che le doveva dire ma perderlo faceva così male! Lo faceva piegare sulle ginocchia e non riusciva a respirare mentre il cuore gli esplodeva nel petto ripensando a quando lo aveva abbracciato mentre facevano l'amore, lo sapeva che non era come gli altri ma non ci riusciva i singhiozzi rendevano le sue parole incomprensibili e a quel punto Ashley mise fine alla chiamata, cancellò il suo numero e staccò la foto dalla parete ma non la gettò. Andy rimase a fissare il vuoto della sua stanza e pensò a come la avrebbe messa in disordine Ashley, lo immaginò dormire nel suo letto e russare come un ghiro, sorrise al pensiero di sentire la sua moto arrivare sotto casa sua ma ecco che tutto svaniva, non c'era nessuno in quella casa meno che lui. Si disse che voleva morire, ma poi pensò che Ashley avrebbe preferito sbattergli in faccia la sua felicità senza di lui al suo fianco, si disse che si meritava di soffrire per tutta la vita per quello che aveva fatto. Perchè aveva cercato l'amore da un'altra parte? Forse perchè era un gesto meccanico che aveva imparato in quegli anni miseri di emozioni e che perdevano colore messi in confronto a quei mesi in cui Ash era entrato a forza dentro di lui. Ora si sentiva come un vaso di vetro strapieno e che Ashley aveva gettato giù dal balcone facendolo esplodere in mille pezzi, cancellando tutto quello che c'era stato prima lasciando solo l'ignoto del futuro e dandogli l'idea di essere ad un nuovo inizio. Di poter finalmente cambiare e vivere a pieno, prese a respirare con frenesia l'aria e rise, rise come un pazzo finchè non si disse che ora aveva qualcosa per cui lottare.Il giorno dopo Ashley tornò a scuola e finalmente capì perchè tutti lo guardavano in modo obliquo: girava un video su di lui che ballava nel locale di Halina. Quando lo vide capì che era abbastanza provocante e allora ? In necessità lui sapeva anche vendersi e quindi? Cosa c'era di male? Non lo si sapeva bene ma suo padre a fine scuola arrivò a casa sua con una nuova consolle da dj .
"Perchè mi hai portato questa roba?" Gli chiese Ash con gli occhi che brillavano.
"Semplice: halina ha detto che non può prestarti la musica di un tipo che non c'è tutte le volte, e che quindi devi creartele per conto tuo !" L'entusiasmo di suo padre lo metteva a disagio in quel momento.
Cercò di apprezzare al meglio il suo pensiero ma non riuscì a nascondere per molto quello che provava e gli occhi di suo padre, profondi ed indagatori come i suoi gli fecero sputare il rospo alla svelta. Gli occhi di suo padre avevano l'unica differenza che non lasciavano trapelare nessuna emozione erano solo lo specchio di chi li guardava, ti entravano dentro e ti mettevano a nudo con una folata di vento gelido, e allora ogni tuo pensiero era anche il suo, ogni segreto, anche quello più nascosto diventava leggibile a lui. Era come se potesse diradare la nebbia che circonda ognuno di noi mettendo in luce quelli che siamo noi, per davvero.Gli raccontò di Andy, di quello che provava per lui e di quello che avevano fatto insieme e di come non era durato nemmeno un giorno, suo padre ascoltava attento e cercava di guardare il viso di Ash senza riuscirci, Ashley continuava a parlare della telefonata di come a scuola lo guardassero male per il suo lavoro occasionale da Halina e chiese scusa. Si scusò perchè era sbagliato, si scusò perchè non amava le ragazze e perchè voleva stare con Andy e basta.
Mike gli tirò uno schiaffo. Per quanto non gli piacesse farlo, lo fece e poi costrinse suo figlio a guardarlo.
"Perchè...?" Gli chiese Ashley.
"Ti ho fatto male?" Disse stringendo la presa sulla sue spalle.
"Sì..."
"Ora dimmi fanno più male gli schiaffi o Andrew che non c'è?"Suo padre andò via lasciandolo da solo, in quella situazione non avrebbe sicuramente risolto nulla tanto meno stando a pensare ad Andrew. Scartò e montò la consolle che suo padre gli aveva portato e cominciò a provare, facendo prove su prove alla fine ci prese la mano ed ecco che dalle sue dita si creava una musica strana e malinconica, e così decise che se mai Andy fosse tornato da lui quella canzone sarebbe stata per lui.
Scusate se il capitolo è corto spero che vi abbia comunque emozionato almeno quanto lo è stato per me scrivendolo, alla prossima.
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~Solo Dancer ~
Fanfiction"Non mi piacciono le ballerine " " E a me non piace chi non riconosce la mia arte. " Andley ~ Ashley Purdy × Andy Biersack