Un'attesa impossibile

1.3K 79 47
                                    

Driiiinn driiiinn
Pazzesco.
S quel momento mi chiesi se avrei passato la mia vita ad essere strappata via dal sonno con sveglie e chiamate.
Che tristezza.
"Pronto.." risposi scocciata, con voce assonnata.
Era Alessia, la mia compagna di banco da cinque anni di superiori. Tutto un personaggio quella ragazza.
"Ehi Nadia, ti ho svegliata?"
"No, tranquilla. Una persona alle otto di mattina dell'ultima domenica di vacanza non dorme. No. Si sveglia, e con voce pimpante, chiama a caso le altre persone.."
"Noto una vena umoristica" disse lei dall'altro capo del telefono. Ahh che voce pimpante.
"Acuta osservazione Ale, ora devi comunicarmi la fine del mondo o posso tornare a dormire?"
"Hanno messo i risultati degli esami baby girl. Sei passata, ma suppongo non ci fossero dubbi"
Ammetto che non ebbi alcun dubbio di non aver passato gli esami, ma fui comunque maggiormente sollevata nel sentirmelo dire.
Avevo passato un brutto anno e avercela fatta comunque era per me la dimostrazione che potevo superare qualsiasi cosa.
La mia vita finalmente si stava mettendo apposto.
Mia sorella oramai si era completamente ripresa dall'operazione e aveva ricominciato la sua normale vita, mamma era tornata ad essere mediamente serena e mio fratello aveva tirato un sospiro di sollievo con la guarigione di mia sorella.
Io, bhe avevo passato gli esami e, in teoria, mi ero tolta il peso di non aver mai provato ad avere un rapporto con Hamza.
La mia serenità svanì, però, in quel momento, perché mi ricordai che non mi aveva ancora scritto.
Era partito la mattina del giorno prima, sarebbe arrivato in due ore. Ne erano passate 24.
Sentii comunque di non aver diritto di prendermela, perché non ci eravamo accordati per scriverci, né potevo pretendere lo facesse, perché, in teoria, non eravamo nulla.
Era una situazione così frustrante, ma ero benissimo cosciente che se le cose non fossero state così complicate, forse non avrebbero neanche attirato la mia attenzione.

Quella domenica fu la classica domenica.
Avete presente quelle domenicale da coma, post vacanza estiva o natalizia? Ecco. Uguale.
Rimasi a letto, oramai sveglia, fino a mezzogiorno, quando finalmente decisi di elevare la mia massa in salone.
Il pomeriggio lo passai a chattare con il gruppo della classe, perché, insomma, l'Unione fa la forza e noi ci stavamo confortando a vicenda. O meglio, stavamo collaborando per trovare modi di sabotare quel primo giorno di scuola che incombeva.

Mi arrivò un messaggio da Ale.

"Ehi girl, la nostra dichiarazione di fedeltà vale anche quest'anno giusto?"
Io "Certo A, mica abbandono la mia mangiaspaghetti preferita. Ovviamente la promessa decade se arrivi tardi e prendi i posti davanti. Non sto tutta la quinta davanti come l'anno scorso"
Ale: "Potresti prenderli anche tu eh i posti"
Io:, "Ti pare? Non posso correre per le scale per prendere i posti. È contro la mia legge morale. Mi sentirei tipo in prima elementare"
Effettivamente era abbastanza ridicolo che a diciotto anni dovessimo ancora correre per i posti, insomma ci voleva un tocco di classe ed io l'avevo già trovato.
Non c'era bisogno che Ale corresse perché ci aggiudicassimo i posti migliori, però volevo farle fare esercizio mattutino.
Io, nel frattempo, però, mi ero messa d'accordo con la mia bidella preferita per entrare dalla porta antincendio dieci minuti prima degli altri. Con calma e relax..

La mattina ci misi mediamente mezz'ora a riuscire ad alzarmi dal letto e un'altra mezz'ora per riuscire a lavarmi.
Sembrava il mondo andasse a ralenty..
Non volevo andare a scuola. E Hamza ancora non si era fatto sentire.
Mi vestii velocemente e versai il tè caldo in una tazza termina ed uscii di casa.
Molti avrebbero pensato che cercavo di fare la finta teenager americana andando in giro con la tazza termina, anzi me lo avevano già detto, ma la verità era che ero una perenne ritardataria. La mattina non riuscivo mai a fare colazione.
Arrivai a scuola giusto in tempo ed entrai dalla porta sul retro.
Quell'anno ci avevano assegnato una classe al secondo piano, già non andava bene. Non volevo farmi le scale tutte le mattina.
Entrai nella mia futura classe ed accesi le luci.
Osservai i posti e considerai tutti i pro e contro. Alla fine optai per la penultima fila a sinistra. Era vicino alle finistre, al muro e ai termosifoni.
Era perfetto. D'inverno potevo accendere e spegnere il termosifone quando avessi voluto, d'estate ero sotto la finestra al fresco ed ero abbastanza lontana dalla cattedra, ma non troppo da farmi spostare davanti.
Poggiai la borsa sul banco e mi sistemai nel mio nuovo posto.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 16, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Segnali Da Un Mondo NascostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora