Piccoli Equivoci

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"Io ti amo." confessai.
Ed era vero.
In quel momento non pensi ad altro. Pensi solo di provare un amore incondizionato. Faresti qualsiasi cosa per quella persona, perché quella persona ha esaudito il tuo più grande desiderio.

"Ehh lo so che ami.. Vedi che ti penso sempre".
Mi limitai a farle cenno di si, senza parlare.
Avevo la bocca piena e sinceramente non mi andava di non gustarmi appieno un buonissimo tiramisù solo per rispondere ad Ilham.
Lei sapeva sempre come rendermi felice, per quel che riguarda il cibo ovviamente.
Lei e.. Ehm.. Salwa avevano preparato un tiramisù al caffè buonissimo.
Ammetto di averle amate in quel momento.
Finii di gustarmi il tiramisù, mentre loro mi fissavano con le braccia incrociate.
Erano in piedi di fronte a me in cucina, mentre io ero seduta ad abbuffarmi.
Penso aspettassero un giudizio, ma dai era ovvio fosse buonissimo.
Come tocco finale ci avevano aggiunto una spolverata di cacao e degli smarties.
Io e Ilham ci conosciamo da quando abitavo in quella casa. Ricordo ancora come ci siamo conosciute.
Avevo 9 anni e avevamo appena cambiato casa. Ero andata a comprare delle cose con mamma e, tornando, davanti casa c'era una ragazza della mia stessa età.
Aveva una palla delle Winx e stava giocando a " pallavolo" con il muro. Affianco a leei c'era suo padre che le contava quanti "tiri" riuscisse a fare contro il muro senza far cadere la palla.
Lo sentii dirle "10 brava amore, ti sei meritaata un gelato.. Andiamo!" tutto sorridente. E lei saltellando come una deficiente, o almeno così pensai al tempo, lo seguì. Quella bambina era graziosa e carina, ma ne ero gelosa. Al tempo non l'avrei maai ammesso, ma è così.
Io e papà non giochiamo mai insieme e quando capita, finisce sempre che lui mi faccia male.
Non lo fa apposta, ovviamente, ma a volte perde il controllo della sua forza.
Volevo anche io un papà che mi portasse a mangiare un gelato solo perché avevo fatto un record di palleggi.
Comunque, la graziosa bambina, anziché seguire il padre, rimase a fissarmi e quando lui mi vide le disse se voleva diventassimo amiche. Lei disse che ero una bella bambina e che le piacevo, così suo papà chiese a mamma se potevo andare con loro a prendere il gelato e che mi avrebbe riportato a casa, visto che abitiamo vicini.
Mamma, donna di buon cuore che si fidava di chiunque, mi diede tranquillamente a uno sconosciuto. Però, il gelato fu davvero buono, talmente tanto da farmi superare la gelosia per quella bambina e convincermi a suonarle il campanello il giorno dopo, per chiederle se avesse voluto giocare con mee. Si, mi disse al citofono.

Ilham e Salwa erano ancora lì in piedi e, anche, parecchio ansiose.
" H-hmmm è favoloso, anche se..." poi feci un attimo di pausa. Suspense gente.
"Anche se..?" chiesero all'uniscono
"Anche se spero per voi me ne abbiate lasciato un pezzo" affermò una voce alle mie spalle. Era una voce maschile e robusta.
Salwa davanti a me si sistemò il velo in testa sorridendo, mentre Ilham fece roteare gli occhi.
Era il solito. Pensava sempre al cibo.
Normalmente avrei sorriso anche io, ma in quel momento mi dimenticai di quanto fosse buono il tiramisù che avevo ancora in bocca.
Mandai giù, letteralmente, un boccone amaro, e mi alzai.
Rimasi un istante a guardare Ilham e Salwa senza avere il coraggio di girarmi.
Purtroppo l'unica via d'uscita era la porta. A cui lui era appoggiato, supposi.
Presi coraggio, mi girai, e senza neanche guardarlo negli occhi lo deviai, come si fa con una buccia di banana per strada.
"Vai già via? Non hai finito il tiramisù" mi disse dietro Ilham.
"Ehm.. Era buonissimo, ma mamma mi ha detto di non tardare che dobbiamo pranzare" risposi chiudendo la porta alle mie spalle.
Ero irritata nel vederlo. Come si è permesso? Con tutta questa non chalance poi.. OK, capisco fosse solo una mano stretta, ma è una questione di principio.
Non siamo tutti marionette. Lui deve capire il valore delle azioni che decide di compiere.
Del resto cosa ci si può aspettare da un ragazzo marocchino.

"Sono così antipatico che non ti va di passare mezzo secondo in casa mia se ci sono io?"
Ero talmente arrabbiata che non avevo neanche sentito laa porta aprirsi.
Mi girai e Hamza era lì. Fermo fuori dalla porta di casa che aveva appena chiuso.
Aveva in volto un mezzo sorriso, come se andasse tutto bene.
Per un attimo pensai di mandarlo a quel paese, non il Marocco ovviamente, ma poi decisi di non aver voglia di parlargli.
Forse ero io a dare troppo peso ad un gesto infimo, perciò decisi di lasciar stare.
Mi girai e feci per scendere le scale.
"Aspetta" disse. Quel "aspetta" fu quasi come un sospiro. Come se l'avesse buttato fuori, ma non avesse voluto dirlo.
Mi girai e rimasi in piedi. OK. Aspettavo.
"Io.. Mi dispiace. So che ti è sembrato che volessi qualcosa. Cioè è ovvio se uno ti tiene la mano vuole qualcosa. Ehm.. Insomma.. Non che io non voglia niente da te.. Però.."
Stava balbettando come un bambino. Era incapace di fare un discorso uniforme.
Non capivo cosa ci volesse di così difficile da dire. TU. NON. MI. INTERESSI. È. SEMPLICE.
"Beh, capisco. Auguri non Salwa."
Lui scoppiò in una sonora risata, come se avessi detto la più grande castroneria della mia vita.
"Tu pensi.. Salwa? Ahahahha".
" Allora.. Qual è il problema?"
Incrociai le braccia. Volevo saperlo.
Quale fosse il problema in me.
Cosa avevo che non andasse.
Lui si fece serio. Mi fissò per qualche secondo, poi abbassò mo sguardo.
Era alto, molto alto direi. Aveva in capelli neri, più corti ai lati e lunghi al centro, i quali erano un po' coperti da un cappellino blu metallico da cui si intravvedeva il ciuffo.
Era appoggiato al muro, ed era bellissimo.
Alzo la testa. Mi guardo ancora una volta.

"Sarebbe inutile. Io parto. Faccio l'Università in Svizzera da mio papà."

Si girò, aprì la porta ed entrò a casa.

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