Sintomi di felicità

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"Buongiorno, sono Nadia, faccio parte di questo gruppo di supporto da quasi un anno.
Sono venuta qui dopo la morte di mio fratello e l'arresto d mio padre.
Ero distrutta e non trovavo una ragione per continuare a vivere una vita di tale sofferenza. Avevo tanta rabbia dentro e mi chiedevo sempre " perché a me?".
In questo gruppo ho conosciuto peersoone che hanno avuto problemi, per quanto possibile, più gravi dei miei e, insieme, ci siamo fatti forza.
Prima ero scettica e ritenevo inutile un gruppo di supporto. Ritenevo nessuno mi avrebbe capita, ma ora sono felice di essere venuta qui, perché sennò non ce l'avrei mai fatta.
In questo posto ho conosciuto persone fantastiche e, perciò, consiglio a voi che siete appena arrivati di non abbandonare.
Non chiedetevi "perché a me?", piuttosto chiedetevi " posso farcela?". La risposta è si. Potete.
Io ce l'ho fatta, perché voi no?"

Finii il mio discorso ringraziando i responsabili del gruppo di supporto.
Era stata Ilham a convincermi ad andarci dopo la morte di Imad.
Oramai è passato un anno ed io sto molto meglio. Papà ha avuto la condanna a 15 anni e noi non abbiamo fatto nulla per scontargliela.
Io, mamma, Jawad e Omaima vivevamo in una casa in centro. Avevano deciso di trasferirci perché la nostra casa era piena di ricordi.
Quest'estate avevano deciso di andare in Marocco, mentre io ho preferito rimanere qui in Italia.
Adoravo passare la mia estate in Marocco, ma di quelle vacanze avevo solo ricordi felici in famiglia. Non volevo fare una vacanza che non avrebbe mai retto il confronto.
Hamza partì in Marocco il 25 Agosto, la settimana dopo i funerali di mio fratello. Non lo salutai, né lui mi cercò per salutarmi.
Sinceramente, non credevo neanche avessimo granché da dirci, insomma non c'era nulla tra noi. Solo una stretta di mano in un cinema e un abbraccio disperato in un garage.
Ho perso molte perso nell'arco di quell'anno. Le mie tragedie famigliari mi avevano fatta di diventare scorbutica e irascibile.
Quando ti accade qualcosa di brutto, le persone ti sopportano i primi giorni, poi loro cominciano a dimenticare quelllo che tu, invece, non dimenticherai mai.
Però io sono felice così, almeno ero sicura che chi era rimasto mi voleva davvero bene.

"Nadiaaa" mi sentii chiamare da dietro.
Mi girai ed era Issam. Lui era un ragazzo palestinese, più grande di me di due anni.
Lo avevo conosciuto al gruppo di recupero insieme ad altre persone che ora sono i miei più cari amici.
Issam è un ragazzo adorabile, il ragazzo perfetto.
Era al gruppo di recupero perché aveva perso tutta la sua famiglia in Palestina, ma questa tragedia non l'ha mai piegato alla vita.
Io e lui eravamo diventati praticamente migliori amici nell'arco di quest'anno, e questa è stata una dellle cose che mi ha aiutata di più.
Io: "Issam"
Issam: "Vai via senza neanche avvisare? Ahahahahha"
Io: "Scusa, ma ho il corso estivo che comincia tra mezz'ora, quindi devo scappare"
Nonostante il brutto anno che ho passato, non mi sono ritirata da scuola, però per quanto i prof fossero comprensivi non riuscii a cavarmela senza debiti. Perciò, ora dovevo seguire i corsi estivi di Scienze e Storia e a settembre avrei dovuto dare gli esami.
Issam: "Ah è vero, vabbhe allora ci becchiamo oggi pomeriggio?"
Io: "Ehm.. Sara oggi ha una partita di pallavolo, devo andare a vederla giocare, se vuoi puoi venire"
Issam: "Va bene, a dopo "
Ci salutammo e io corsi al corso di recupero.
Il pullman, ovviamente non collaborò con la mia vita ritardataria, perciò arrivai al corso di recupero venti minuti dopo.
"Lei ha confuso la scuola con casa sua signorina Boutaghrar, non può entrare ed uscire quando vuole lo sa?
Io: " Scusi prof, non è colpa mia stavolta.. Ehm.. Il tram ha bucato, perciò ho dovuto farmi un pezzo a piedi"
Prof "Purtroppo io insegno storia e non me ne intendo granché di trasporti o meccanica, ma ancora non sapevo che i tram avessero le ruote per potersi bucare"
Solo allora mi resi conto di aver detto una balla allucinante. C'erano così tante scuse che potevo usare, invece riuscì a dire che un tram, che viaggia su rotaie, ha bucato. Un applauso per la mia intelligenza.
La lezione di storia, per quanto ne fosse rimasto, durò una vita. Dopo il corso corsi a casa a mangiare poi andai da Sara.
Era davvero brava a giocare e la pallavolo le aveva dato in fisico da urlo, del resto era la mia miglior amica. Era bella per principio.
"Eccomi.. Scusa il ritardo" disse Issam, sedendosi vicino a me sugli spalti.
Lui era sempre in ritardo. Sempre.
Questa era una cosa che non avrebbe mai potuto superare.
"Tranquillo, non ti sei peerso nulla, stanno vincendo come sempre"
"Ti fidanzeresti con me?"
"Eh? Cosa?" .. Ero sbalordita. Scioccata. Incredula. Convinta di aver sentito male. Insomma, se ne era uscito così, a caso.
"Ehm.. Io avevo preparato un discorso, però ora non me lo ricordo più, perciò è semplice: ti vuoi mettere con me? Lo so loso siamo miglior amici, ma chi prendiamo in giro? Mi sei piaciuta da quando sei entrata in quel gruppo e sono sicura tu te ne sia accorta. E la cosa è stupida, ma non riesco a continuare a fare il miglior amico, quando potrei essere l'amore della tua vita, così come tu in quest'anno sei diventata l'amore della mia e io ..."
Lui stava parlando velocemente. Parlava. Parlava. Parlava. Io ho sentito solo l'inizio del suo discorso, poi mi sono persa nei miei pensieri.
Insomma lui era il mio miglior amico, non poteva diventare il mio ragazzo. Però non avevo mai pensato a quest'opzione, mi sembrava un tradimento pensare a qualsiasi ragazzo dopo la morte di mio fratello. Insomma era educato, religioso, bravo, bello da morire e.. Insomma era l'uomo perfetto. Però c'era Hamza. Cioè, Hamza non c'era fisicamente, ma nella mia mente si. Facevo finta di non pensarci, perché oramai era un anno che non lo vedevo né ci parlavo, ma c'era.
Mi chiesi se Hamza mi piacesse ancora e mi chiesi se avrei potuto dire di no a Issam per colpa di qualcuno che neanche mi voleva, però ero certa che lui c'era in me e che Issam non meritava di essere preso in giro.
"Si" urlai. Non sapevo quale fosse il reale motivo di quel consenso, ma decisi di volermi buttare in qualcosa senza pensarci troppo.
"Non importante io lo capisco... eh? Cosa? Hai detto si?" Issam era incredulo della mia risposta. Rimase lì a guardarmi a bocca aperta.
Io mi limitai a sorridere.
Dopo qualche secondo, si sbloccò dal suo stato di trans e mi abbracciò.
ABBRACCIÒ.
Fino a quel momento non avevo pensato a questo aspetto della storia.
Io ero una ragazza mussulmana e hijabista, ero sempre andata dietro a Hamza e, ora, avevo detto si a Issam, senza mai domandarmi cosa volessi.
Ero certa di non volere una storia nel haram, ma ero anche sicura che ero troppo giovane per un matrimonio e troppo immatura per una khotoba.
Issam mi stava abbracciando e in quel momento mi chiesi cosa avrei fatto se, invece, mi avesse baciata, cosa da aspettarsi da due fidanzati.
Non sapevo se avrebbe mai voluto andare oltre quell'abbraccio, ma visto che improvvisamente perversò in me il senso di colpa di essermi fidanzata decisi di voler chiarire subito la questione.
"Issam.. Ehm.. Insomma, cosa intendi tu per fidanzamento? Cioè.. So che sembra una domanda stupida, ma.. Cioè cosa facciamo mo?.. Io non voglio niente di haram.."
Lui rimase a guardarmi per un po', poi sorrise e rispose "Neanche io, continueremo a fare quello che facevamo quando eravamo amici, solo che ora entrambi abbiamo la consapevolezza di appartenerci e che un giorno ci sposeremo, e avremo una storia halal".
Dopo un anno di dolore, per la prima volta mi sentì davvero una ragazza felice e fortunata.

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