Chapter 11 Second part

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«Sua sorella è morta.»

Chiusi gli occhi e tirai un sospiro. Non so se fosse di sollievo o di dispiacere, perché nonostante tutto ci rimasi male. Era pur sempre mia sorella e non ero il tipo di persona che augurava certe cose alle persone.

«Arrivo subito.»

«La portiamo all'obitorio nel frattempo. La troverà là.»

«Okay, grazie mille. Arrivederci.»

Riattaccai.

Paulo comparì sulla porta e mi guardava.

«Ehi, tutto ok?» Mi chiese. «Chi era?»

«Mi ha chiamato l'ospedale, mia sorella non ce l'ha fatta.»

«Si sapeva già, no? Voglio dire...era già messa male.»

«Si..» Abbassai la testa.

«Dai...» Paulo mi passò una mano sulla schiena: rabbrividii.

«Devo andare all'obitorio. Che fai vieni?»

«Si, avrai bisogno di qualcuno là dentro; non ti lascio sola.»

«Grazie amore.»

«Non mi ringraziare.»

Lo baciai.

«Andiamo?» Mi chiese.

«Andiamo.»

[...]

«Chi pagherà il funerale?» Mi chiese l'infermiere ricoprendo il corpo immobile di mia sorella.

Guardai Paulo, non sapevo cosa rispondere a quella semplice, ma difficile, domanda.

«Credo che toccherà a me.» Dissi.

«Perfetto, avviserò.» Detto questo uscì dalla stanza fredda, lasciandoci soli con i morti.

Quella scena, vedere la mia gemella stesa lì, mi faceva troppo stare male; mi creava un'ansia pazzesca. Mi sembrava di vedere me, come se adesso fosse la mia anima a vedere da fuori. Sensazione terribile.

«Andiamo a casa?» Mi chiese Paulo.

«No, voglio andare a parlare con Carlos. Se vuoi vai pure a casa tu, andrò in bus.»

«Tranquilla, ti accompagno.»

Il viaggio in auto fu molto lungo e allo stesso tempo silenzioso. Nessuno dei due proferì parola, forse perché entrambi eravamo rimasti sconvolti nel vedere la seconda me sdraiata lì sopra.

«Il matrimonio....» Disse all'improvviso Paulo fermandosi al semaforo.

«Che?» Chiesi.

«Il nostro matrimonio.» Ripeté.

«Si, giusto, scusa....il fatto è che con tutte queste cose adesso non è il momento adatto.»

«E quando lo sarà allora?» Sbraitò. «Cazzo Leah io ti amo e voglio sposarmi con te anche adesso se potessi.»

«Anche io ti amo Paulo, ma come facciamo se prima non risolviamo tutto questo casino?»

Sbuffò.

«Ti prego, capiscimi.»

«Siamo arrivati. Ti passo a prendere dopo.» Mi disse.

«Dove vai?» Gli chiesi chiudendo la portiera e guardandolo dal finestrino.

«A fare due passi.» Ripartì lasciandomi lì.

Entrai il quel maledetto carcere ancora una volta e mi sedetti nella stanza delle visite ad aspettare Carlos.

Quando arrivò era abbastanza sciupato, sembrava che non dormisse da giorni.

«Leah...ciao...»

«Ciao Carl, come stai?»

«Insomma, tu come va? Tuo padre sta bene?»

«Si, sta facendo delle terapie; si rimetterà.»

«Sono contento. Tua sorella?»

«È proprio per questo che sono qui. Lei è....lei....non ce l'ha fatta.»

Potei vedere benissimo che la sua espressione cambiò e potrei scommettere un milione di euro che stava trattenendo le lacrime.

«È colpa mia....ho ucciso mia figlia...»

«Non è stata colpa tua, ma mia. Tu sei venuto per me e io ti ho coinvolto, forse non avrei dovuto.»

«Avrebbe portato via Paulo e magari ti avrebbe uccisa. Leah non hai nessuna colpa, ok? Tutto parte da me e tua madre. Ora non ho tempo per spiegarti tutto, ma magari un giorno....-»

«La visita è finita.» Un poliziotto interruppe il discorso di Carlos.

«Ma non è durata nemmeno 10 minuti.» Lamentò Carlos.

«Non mi interessa. Andiamo.»

«Ciao Leah, a presto.» Lo portò via.

Mi chiedo solo quando saprò tutta la verità senza rimanere sempre a metà? Probabilmente mai...

He saved me ↠sequel of 21 grammi di felicità •Paulo Dybala•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora