Chapter 21❤️

2.4K 137 12
                                    

«Leah è confermato: si tratta di suicidio.»

«Perché mai avrebbe dovuto farlo?»

«Non lo so, Leah. Mi dispiace.»

Sospirai.

«Non serve a molto dispiacersi.»

«Lo so, ma che posso dire? Penso sia il minimo...»

«Grazie ancora Bill.»

«Figurati.»

«Verrai al matrimonio?» Gli chiesi.

«Sicuro.» «È tra 2 settimane, giusto?»

«Si.»

«Bene, allora ci vediamo là. Ciao Leah.»

«Ciao Bill.»

Riattaccai.

Cominciai a vagare per la casa, così, a caso. Ero agitatissima per il matrimonio e pensare che mancavano solo due settimane mi agitava ancora di più.

Ero rimasta da sola a casa, poiché mio padre era tornato a Vinovo, Paulo era in giro con Paul per il vestito...e io qua a non fare nulla.

Decisi di uscire e di raggiungere mio padre a Vinovo, almeno avrei parlato con qualcuno e mi sarei distratta.

Appena arrivata là entrai nel piccolo ufficio dove stava mio padre: lui era lì seduto a studiare qualcosa.

«Ehi piccola che ci fai qui?»

«Non riuscivo a stare a casa, ero in ansia.»

Mi sedetti.

«Ancora per il matrimonio?»

Annuii.

«Tranquilla Leah, è solo un matrimonio.» Sorrise.

«Solo un matrimonio...» Ripetei.

Alzò gli occhi al cielo.

«Scusa Leah, ora sto lavorando. Potresti aspettarmi fuori?»

«Certo.» Sbuffai.

Mi alzai e andai fuori, c'erano Zaza, Alvaro e Gigi che stavano parlando del prossimo campionato che, oramai, era alle porte.

«Ehi Alle! Vieni qua...cosa stai tutta sola lì davanti?» Rise Zaza.

Non risposi.

«Dai Leah vieni, non ti mangiamo mica.» Insistette Gigi.

«No, grazie. Penso che andrò a casa.»

Tornai al parcheggio per prendere la macchina, ma Alvaro mi corse dietro e mi fermò per un braccio; odiavo essere presa così quando ero nervosa.

«Ehi che hai?»

«Lasciami.» Mollò la presa.

«Si può sapere che hai?»

«Niente.» Mentii.

«Se questo lo chiami niente, non voglio sapere cosa farai quando avrai davvero qualcosa.» Rise. «Dai sai che con me puoi parlare. Sono il tuo migliore amico o no?»

«Certo che lo sei!»

«Allora dimmi.»

«Non insistere Alvaro. Sto bene, adesso devo andare.»

Salii in macchina e corsi via, lasciando li Alvaro senza una risposta chiara.

[...]

Andai al promontorio dove andavamo sempre io e Paulo per stare da soli e trovare un po di pace. Era sempre bello andare là sopra e mi mancava in un certo senso. Io e Paulo non ci venivamo da tanto a causa di tutte le cose che avevamo da fare in quel periodo.

L'unica cosa di cui avevo bisogno, qui con me, adesso, era lui...per sollevarmi da questa giornata di merda; lui era l'unico che riusciva a farlo. In quel momento mi sentivo veramente tanto sola, ma era una solitudine che durò poco, perché mi accorsi subito che non ero la sola ad essere lì.

Mi girai di scatto e trovai un ragazzo alto più o meno quanto me, magro, occhi azzurri, capelli lunghi fino alle spalle un po disordinati e castani chiari.

«Ciao.» Sorrise. «Scusa se ti ho disturbata, se vuoi vado via subito.»

«No, tranquillo...tanto stavo andando via.» Ricambiai il sorriso.

«No non andare, c'è posto per entrambi qui.» Si avvicinò sempre di più a me. «Comunque piacere, sono Chandler, Chandler Grimes.» Mi allungò la mano.

«Leah, piacere.» Strinsi la sua mano.

«Bel nome Leah.»

«Grazie.» Arrossii.

«Figurati, è la verità.» Sorrise. «Sei di qui?»

«Si, cioè...in realtà no. Sono nata in Argentina, ma vivo qui da 6 anni con il mio fidanzato.»

«Ah, capisco.»

«Tu?» Chiesi.

«Io sono qui in vacanza, sono un turista diciamo.» Sorrise ancora. «Vengo da Atlanta, negli Stati Uniti.»

«Wow! Bellissimo quel posto!»

«Ci sei stata?»

«No, ma ho visto dei documentari e mi sono innamorata di quella città. Poi il porto di Savannah e...Macon! Dio...amo quei posti.»

Rise. «Sono contento che qualcuno conosca il mio posto, quasi nessuno sa dov'è.»

«Lo so, lo so.» Ammisi. «Spero di andarci un giorno...magari potrei dire a Paulo di andarci in viaggio di nozze.» Mi convinsi.

«Paulo?» Chiese.

«È il mio fidanzato. Cioè...per la precisione...futuro marito.»

«Ahh! Beh auguri allora.»

«Grazie.» Sorrisi.

Calò un silenzio improvviso, ma non era uno di quei silenzi normali da sconosciuti, era uno di quei silenzi pieni di imbarazzo.

Ci scambiammo degli sguardi intensi e mi piacque la cosa, aveva degli occhi stupendi.

«Come mai sei venuto fin qui?» Chiesi all'improvviso.

«Ho visto la salita e volevo sapere cosa c'era...quando ho visto tutto questo sono rimasto estasiato.» Indicò il panorama.

«È vero.» Ammisi.

Dopo un altro piccolo periodo di silenzio, decisi di andare: si erano fatte le 19 e non volevo far preoccupare Paulo.

«Io vado, è stato un piacere conoscerti Chandler.»

«Aspetta!»

«Si?»

«Tieni» Mi passò un bigliettino. «Qui c'è il mio numero di cellulare, chiamami se vuoi. Posso farti da guida nel tuo viaggio di nozze.» Mi fece l'occhiolino.

«Lo farò.»

«Ciao Leah...? Credo di non aver sentito il tuo cognome prima.»

«Allegri.»

«Beh ciao Leah Allegri.»

Salii in macchina, chiusi la portiera, misi in moto e partii.

[...]

He saved me ↠sequel of 21 grammi di felicità •Paulo Dybala•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora