Chapter 23

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«Così va bene?»

Alicia tirò su la cerniera fino in fondo finalmente, ma era sempre troppo stretto; dovevo essere ingrassata.

«Si, spero di riuscire ad arrivare a questa sera.» Sospirai.

«È stretto?»

«Da morire.»

«Se vuoi te lo posso aggiustare sul momento, mia madre mi aveva insegnato alcune cose sul cucito e...»

«No, grazie Alicia, davvero, ce la farò.» La interruppi.

Mi guardai ancora una volta allo specchio e vidi una ragazza che ne aveva passate tante, ma tante tante e adesso, finalmente, dopo un lunghissimo e tortuoso tragitto, era riuscita ad arrivare al traguardo.

Intravidi il mio braccio, ancora pieno di cicatrici, e me lo portai davanti agli occhi. Quelle ferite mi ricordavano chi ero, chi sono stata e chi sono; nonostante sia qui adesso, nonostante sia tutto finito, nonostante sia felice, queste cicatrici rimarranno per sempre nella mia pelle così come nel mio cuore.

Tornai a guardarmi allo specchio: quel giorno era il mio gran giorno e dovevo godermelo fino in fondo, passarlo nel migliore dei modi, perché il matrimonio è una cosa che accade una volta sola nella vita.

«Leah dobbiamo andare.» Mi disse Alicia.
«Tuo padre è qua fuori che ti sta aspettando.»

Mi girai e la vidi sorridere, aveva il sorriso più bello e più dolce del mondo; Paulo era fortunato ad avere una mamma come lei.

«Andiamo.» Dissi.

Mio padre era subito fuori che stava aspettando di accompagnarmi in campo. Mi prese sottobraccio e insieme ci dirigemmo su quel rettangolo verde.

Tutti erano sugli spalti ad assistere alla scena, erano in tantissimi, e proprio al centro del campo, Paulo e il prete.

Paulo era semplicemente bellissimo, spero vi basti.

«Ehi.» Mi salutò. «Sei bellissima.»

«Anche tu.» Sorrisi.

Avrei voluto baciarlo in quel momento, non sapete quanto, ma non potevo.

Paul e Alvaro erano in piedi in disparte, ma vicini a noi e aspettavano di consegnare le fedi e di fare il discorso da invitati speciali.

Dopo tutti i discorsi e la messa, finalmente, si arrivò al "adesso può baciare la sposa".

E ci baciammo, eccome se ci baciammo. Tutti dagli spalti lanciarono riso e coriandoli e Paul e Alvaro vennero a rovinare il momento abbracciandoci, piangendo.

«Siete dei coglioni.» Risi.

«Lo so Leah, ma so anche che siamo quei coglioni che ami tanto tanto.» Disse Paul.

«Si, è vero.» Risi.

Uscimmo dallo stadio e andammo a mangiare al ristorante lì vicino. Un ristorante non troppo costoso, ma carino e tranquillo: preferivo le cose semplici e Paulo lo sapeva benissimo.
Eravamo situati in una grande sala con i tavolini imbanditi e la musica per ballare dopo.
Fu la giornata più bella della mia vita.

Arrivata la sera un aereo ci stava aspettando per partire negli Stati Uniti.
Salutammo tutti e ci scappò anche qualche lacrimuccia.

«Leah...» Sorrise mio padre, trattenendo le lacrime.

«Papà.» Lo abbracciai.

«Sei una donna sposata ormai e tra poco probabilmente avrai dei figli, sono fiero di te, ma non sono abituato a vederti così.» Si asciugò le lacrime che non riuscì più a trattenere. «Sarai sempre la mia piccola Leah.» Mi abbracciò.

He saved me ↠sequel of 21 grammi di felicità •Paulo Dybala•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora