Le tue peggiori paure.

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Tratto dal diario segreto di Luke Castellan, che ho ritrovato sotto il mio letto.
"Caro Bob (nome davvero fantasioso, devo dire... Mi riesco a criticare da solo... Wow...)
diciamo che oggi la giornata ha preso leggermente una brutta piega. Nel senso che giornata peggiore non ci poteva essere. Ma partiamo con ordine.
Il risveglio è stato il solito risveglio di sempre, insomma, per riassumerlo in una sola parola, traumatico. Thalia aveva recuperato un secchio non so dove è quale modo migliore di svegliare me e Annabeth di buttarci l'acqua addosso?
-THALIA GRACE!- urlai, saltando in piedi.
Insomma, non mi aspettavo un risveglio da "amore, ci sono le gocciole!", ma neanche uno da accademia militare. Una via di mezzo ci deve pur essere, no?
-Non ti lamentare, Castellan!- ribatté lei, dandomi un buffetto sulla guancia e scoppiando a ridere. -Prendi esempio da Annabeth... Aspetta un attimo, dov'è Annabeth?
Un pugnale di bronzo celeste (il metallo che utilizziamo noi semidei per far fuori i nostri "simpatici" amici mostro) si posò sul collo della figlia di Zeus, mentre una chioma bionda si intravedeva alle sue spalle.
-Dietro di te.- commentai, mentre mi lasciavo andare in una risata genuina.
-Me la pagherai, lurida mezzosangue!- minacciò la bambina, facendo la voce grossa.
-Sicuro...- rise Thalia, mentre con una mossa sbatteva la piccola figlia di Atena a terra.
-Ehi!- si lamentò Annabeth, ma sotto sotto rideva di gusto.
-Okay, famiglia! -chiamai, attirando l'attenzione delle mie due compagne d'avventura. - Oggi si va verso... Uhm...
-Che ne dici di un autogrill?- propose la bionda. -Sto morendo di fame!
-Io veramente pensavo ad un parcheggio... Dobbiamo rubare qualcosa...- tentai.
-Andiamo all'autogrill. Ho fame. E ci dobbiamo assolutamente dare una ripulita!- ribatté la mora.
Si sa, quando due donne sono schierate contro di te, non riuscirai mai a vincere, perchè: o hanno ragione loro o hai torto tu. Quindi, indovina dove andammo, Bob? Indovinato. Andammo all'autogrill. Non l'avessimo mai fatto.
-Mmm... Nah.- borbottó Thalia, con la bocca piena di cornetto alla nutella. -Non andremo verso San Francisco, non mi piace per niente quel posto.
-Tome... Buoi... Tu...- risposi, anche io con la bocca piena, dopo aver visto la mia ennesima proposta scartata.
-Ho due domande.- annunció  Annabeth.
Thalia diede un altro morso al cornetto. -Spara.
-Numero uno: come diavolo paghiamo?
Misi su un sorriso furbo. -Non paghiamo.
Odio dover prendere in giro la gente, ma, alla fin fine, o prendo in giro io loro o loro prendono in giro me, e dato che io sono un quattordicenne senza casa e con una bimba e una dodicenne a carico, preferisco prendere io in giro loro.
La figlia di Atena sospirò, neanche a lei piaceva dover fregare i mortali. -Numero due: perchè c'è una tipa strana che ci fissa?
Io e Thalia posammo il cornetto sul tavolo e seguimmo lo sguardo della piccola. Una donna dagli occhi di mille colori e i capelli biondi ci fissava, mentre giocarellava con un portachiavi a forma di mela. Quando si accorse che anch'io la stavo osservando mi salutò con la mano.
-Hai fatto colpo.- scherzò la biondina, tirandomi una gomitata giocosa.
-Non ho fatto colpo.- ribattei, rendendomi conto della situazione.
-Non ha fatto colpo.- confermò Thalia.
-Annabeth, finisci in fretta, poi alzati e non guardare mai più la donna.- ordinai.
-Mostri?- chiese la piccola.
-Peggio.- rispose Thalia.
-Una dea.- conclusi, in risposta alla domanda che quegli intelligenti occhi grigi mi poneva.
Annabeth ci guardò, confusa. -Ma gli dei non sono buoni? Insomma, sono nostri parenti...
Mi morsi il labbro. La storia degli dei é un punto dolenti per me. -Alcuni non sono buoni, Annabeth. E ora, forza, finisci il cornetto.
-Okay...
-L... L... Luke...- balbettò la figlia di Zeus.
"No. N-O. Mi rifiuto." fu il mio primo pensiero, poi beh...
Poi misi mano alla mia arma semidivina altamente pericolosa, la mia mazza da golf. Ehi, lamentati con quel lestrigonte, o "canadese", come l'aveva chiamato Thalia per farlo capire meglio ad Annabeth, che mi ha distrutto la mia seconda spada.
-Ciao, Luke.- fece la tipa, posandomi una mano sul petto.
-Ehi...- mormorai, quasi sbavando.
La donna era molto più bella vista da vicino. E com'era bella. Più che Eris, la dea della vendetta, come l'avevo riconosciuta, sembrava Afrodite, la dea della bellezza.
-Cosa c'è, Eris?- chiese, fredda e scontrosa, Thalia, mentre mi fulminava con lo sguardo.
Era gelosa. Decisamente. E siccome non volevo essere fulminato anche per davvero, dostolsi lo sguardo da quella bella ragazza che era Eris.
-Oh niente.- fece la dea della vendetta, secca. -Solo una sfida. Io contro te, Thalia Grace.
La mora assotigliò lo sguardo, mentre stringeva le labbra. Non riusciva a rifiutare le sfide. Mi chiese aiuto con lo sguardo. Le feci cenno di rifiutare. Anche Annabeth rispose allo stesso modo.
-Accetto.- rispose Thalia.
-Luke, caro, -mi chiamò la dea, con voce dolce e sensuale. -potresti giudicare chi tra di noi è la più bella?
L'unica cosa che riuscì a fare fu annuire, mentre degluttivo.
Gli dei non avevano nessuna fantasia, ripetevano sempre le stesse situazioni. Ed ora io mi ritrovavo in una che ,un qualcosa come tremila anni fa, aveva scatenato una delle guerre più lunghe dell'antica Grecia.
-Allora, Luke?- chiese, dolce, Eris.
Lo sguardo di Thalia era al metà tra lo "scegli me o ti trapasso con la mi lancia" e il "se provi a scegliermi di uccido", insomma, uno sguardo che mi dava tanti consigli.
Eris mi allungò il portachiavi a forma del maledetto frutto. -Sarà lui a scegliere per te, analizzando tutti i tuoi desideri e i tuoi pensieri.
Lanciai uno sguardo disperato ad Annabeth, la mia ultima speranza. Scosse la testa.
"Sono morto." pensai, mentre afferrato il portachiavi.
Quello appena la mia mano lo sfiorò, si indirizzò verso Thalia.
La figlia di Atena mi guardò male ,come a dire "okay, che non avevo idea, ma questa è una pazzia!". (Pazzia? Questa è SPARTA!!!!!!)
Non era colpa mia. Eris aveva ragione. Non ero stato io a decidere, o meglio non totalmente. Se avessi potuto scegliere al pieno delle mie forze avrei scelto di sicuro la dea della vendetta, non sono tanto idiota, ma era stato il mio cuore a scegliere e il mio cuore appartiene a Thalia.
-Scemo!- mi urlò la mora, prima che un vortice ci risucchiasse.
Una luce pari a quella di un faro di cento kilowat mi investì, costringendomi a chiudere gli occhi per non perdere la vista.
-Dove siamo?- chiese Thalia, che fu la prima a riprendersi.
-Non lo so...- risposi, finalmente riuscendo a vedere.
Il paesaggio era un deserto. Un vero e proprio deserto. Di quelli che avevo visto solo nel mio vecchio libro di geografia. Avvolto da nebbia. Tanta nebbia. E quà il paesaggio mi ricordò leggermente un film horror. Ma proprio leggermente.
-Ma guarda quà chi si vede!- urlò una voce cupa.
-Ma io me ne andrei...- borbottò Annabeth.
-Nah.- fece la voce.
Un uomo barbuto, con la faccia segnata da cicatrici ci comparve davanti. Sembrava un anima, più che altro. Un anima molto cattiva.
-Pobhos, dio della paura...- disse Thalia, con tono neutro. -Ci rivediamo.
-Thalia Grace.- salutò il dio. -Luke Castellan. Annabeth Chaae.
-Cosa vuole da noi?- chiesi, spingendo istintivamente Annabeth dietro di me e parandomi davanti alla figlia di Zeus.
-Oh niente...- rispose Pobhos. -Solo divertirmi.
Il dio schioccò le dita, non so cosa successe esattamente, so solo che Thalia e la piccola Annie non erano dietro di me.
-Annabeth! Thalia!- chiamai. -ANNABETH! THALIA!
Niente. Silenzio. Solo l'eco che mi rispondeva beffardo.
-Ia... Ia... Ia...
-Annabeth! Thalia...- la mia voce era disperata.
Mi accasciai a terra, con le mani sui miei capelli biondi rame e gli occhi azzurri pieni di lacrime.
-Annabeth... Thalia...
Piansi. Piansi come mai nella mia vita avevo fatto. Mi rotolai a terra, mi dondolai su e giù. Avevo paura. Ero terrorizzato.
-POBHOS!- urlò una voce. -LASCIA STARE MIO FIGLIO!
-Padre...?- chiesi.
La Visions scomparve. Ero nell'autogrill. Annabeth stava piangendo terrorizzata. Thalia era in preda ad un attacco di panico.
Un uomo biondo con gli occhi azzurri mi fece l'occhialino. -Farò ciò che posso fare, figliolo.
L'uomo scomparve cosí com'era arrivato.
Figliolo.
Dunque quello era Ermes.
Mio padre.
Gli feci il terzo dito, poi mi occupai delle mie donne.
Solo ora che sto scrivendo ho realizzato una cosa. Quella era Pobhos, il dio della paura. Ciò vuol dire che la mia più grande paura è perdere Annebth e Thalia. E non dovrà succedere. Mai.
~Luke."

Cronaca rosa del Campo Mezzosangue e Campo GioveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora