CAPITOLO 5: SCOPERTE

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Quella notte non presi sonno. Ero sicura che quella chiave esisteva da qualche parte. E l'avremmo trovata a qualsiasi costo. Ma dove? Da dove cominciare? Pensai che l'unico modo per capirne di più sarebbe stato tornare alla botola. Ma stavolta non da sola.
Mi alzai dal letto, mi infilai le pantofole e aprii la cabina-armadio cercando qualcosa da mettermi. Dovevo risolvere quella questione il prima possibile. Quella notte stessa. Mi vestii con il primo vestito pratico che trovai, infilai le trainer e mi precipitai per le scale. Piombai davanti la porta del piano di Jack ma quando alzai la mano per bussarvi, esitai. Non era dalla mia parte e non sapevo perché e non potevo certo chiedergli di seguirmi, se in quei giorni mi aveva guardato storto per ciò che era successo. Greg? No, Greg, no: Ily si sarebbe svegliata, si sarebbe preoccupata per suo marito e per la sua migliore amica e sarebbe voluta venire anche lei: non poteva essere messa a rischio.
Risalii le scale e andai da Dave. A cena era curioso, me ne accorsi: mi avrebbe sicuramente aiutata. Bussai sperando che mi sentisse. Silenzio. Riprovai più forte controllando di non trovarmi nessuno dietro. Bussai ancora fino a quando non lo sentii dire con voce assonnata un Sto arrivando.
Aprì la porta con un occhio chiuso, il naso arricciato per cercare di essere sveglio e i capelli arruffati: ma... stava benissimo! Appoggiò un braccio sulla cornice della porta cercando di capire chi fossi.
È incredibile come i maschi siano perfetti anche in quelle condizioni, mentre le femmine sentono sempre il bisogno di sistemarsi.
- Che ci fai qui?! - mi disse con voce strozzata.
Lo spinsi dentro l'appartamento e chiusi la porta per evitare che qualcuno ci sentisse.
- Mi dispiace interrompere il tuo sonno, ma dobbiamo andare nel bosco! - risposi.
- Per questa storia?
- Si. Sono sicura che debba esserci qualche altro indizio.
- Ma lo sai che ore sono?!
- Vuoi aiutarmi o no?
- Si, ma potremmo andare domani, non credi?
- Bene, andrò da sola!
- Fermati, dove vai da sola? Accidenti! Quanto sei testarda!
Borbottò qualcos'altro mentre si vestiva rapidamente e mi scappò un sorriso: era sempre pronto a non lasciare andare le persone in giro da sole. Per di più di notte. Sapevo che, questione di secondi, avrebbe accettato.
- Spero che tu sappia ciò che fai - mi disse, ma io non risposi.
Scendemmo le scale velocemente, cercando, allo stesso tempo, di non far rumore. Lady Lit dormiva ed era già un bel vantaggio. Quando arrivammo alla porta, con nostro pieno rammarico, la pioggia cadeva forte, ma non ci facemmo intimorire e cominciammo a correre verso il bosco. Prima saremmo arrivati, prima saremmo tornati. Il buio pesto non ci aiutava, nemmeno la torcia di Dave. Con la pioggia non si vedeva nulla e per un attimo ebbi il timore di essermi persa.
- Perché ti sei fermata? - mi chiese Dave.
- Non riesco a capire dove siamo!
- Va bene, mantieni la calma...
- Deve essere qui - tagliai corto.
- Debby, stai calma!
Mi guardai ancora intorno e poi lo vidi. Lo scorcio di ruggine sotto le foglie bagnate lo riconobbi subito.
- Eccolo!
Mi precipitai con Dave e gli feci vedere come fosse sigillata e perfettamente issata a terra.
- Vedi la serratura? - gli chiesi. Preparò la torcia.
- Strana - rispose - non ne avevo mai viste così.
- Per questo deve esserci per forza quella chiave.
- Vediamo se c'è qualcosa qui intorno!
Ma dove cercare? Indietreggiai e mi appoggiai a quella che mi sembrava una roccia. Ma vidi presto che non lo era. Era una grotta. Non poteva essere... Dovevamo andare in quella grotta vicina, piccola e sinistra? Così scontato? Ma chiamai Dave e vi ci lasciammo scivolare e cademmo a quattro zampe. Era sottoterra.
- Uh! - si lasciò sfuggire una volta entrati - se non altro ci ripariamo dalla pioggia!
Sorrisi.
- Dici che qui potrebbe esserci qualcosa?
- Si, molto probabile come nei film - risi.
Ma sembrava non esserci nulla, non una mattonella messa storta o fuori posto, né pareti con un nascondiglio preciso, niente di niente... Cominciammo ad addentrarci ancora di più in quella grotta che non avevamo mai visto prima a Cornflower, che effettivamente era nascosta bene: era abbassata al suolo e piccola all'entrata, ma più grande andando avanti. Arrivammo ad un bivio. Pensai che quella grotta raccogliesse dei passaggi segreti per arrivare chissà dove, ma la mia idea si declinò non appena vidi che quei passaggi del bivio erano senza uscita. Guardammo in tutte le direzioni e scrutammo ogni minimo particolare delle pareti, ma niente.
- Non c'è niente qui - disse Dave.
- Già, torniamo indiet...
Presi Dave per un braccio. E saremmo davvero tornati indietro se non avessi intravisto quel piccolo, impercettibile particolare che catturò la nostra attenzione. A terra, dietro un piccolo angolo. Un quadro. Piccolo. Appoggiato alla parete, per terra. Quasi impercettibile da vedere per come era nascosto. Raffigurava un uomo seduto che aveva tra le mani un dipinto. Ed era lo stesso dipinto che vedevamo noi: il dipinto nel dipinto. Una sorta di effetto droste. Ci avvicinammo per guardarlo meglio...
Oh, merda!
Era Moror. Il suo sguardo assassino aveva un ghigno. Doveva essere un quadro molto vecchio, avendo quei vestiti così antichi. Lo girai per scrutarlo e dietro aveva dei disegni con delle parole.
- Beh, che c'entrasse qualcosa con Moror, si era capito - disse Dave.
- Cosa?
- Tutta questa storia.
- È solo un quadro.
- Vicino a quella botola...
- Beh, non siamo qui per il quadro! Dobbiamo cercare quella chiave.
Riposai il quadretto e Dave era già andato a cercare intorno. Guardai ancora quel dipinto e feci per seguire Dave, ma il particolare ulteriore che ci era sfuggito mi fece scattare di nuovo la testa sul quadro. E sbarrai gli occhi. Al collo Moror portava una collana con... una chiave! Ed era proprio quella che stavamo cercando.
- Dave! - gridai.
Mi raggiunse subito.
- Guarda!
Indicai la chiave e il mio dito appoggiato oltrepassò il quadro.
Sobbalzai.
Provò anche Dave, ma il suo dito non lo oltrepassò.
- Che cosa significa? - chiesi.
- Forse essere il capo significa anche questo - rispose - ci sono delle cose che tu puoi fare e noi no. Pensa alla prima volta che facemmo il sogno: tu vedesti l'ombra nera, ma noi no.
- Era Lady Lit...
- Fa lo stesso. Noi non l'avevamo vista. Forse qui è la stessa cosa.
Deglutii. Era mai possibile? Che io per alcune cose fossi diversa dagli altri? Eravamo tutti uguali, alla fine. Avevamo tutti gli stessi poteri, vittime dello stesso destino...
- Prova a prenderla - disse Dave.
- Cosa?!
- Avanti, Debby - rispose - la chiave.
Forse Dave aveva ragione. Forse la soluzione era proprio lì. Davanti a noi.
Presi coraggio e il mio dito estrasse la chiave. Ci guardammo e in un attimo corremmo alla botola.
Infilai la chiave che entrò perfettamente nella serratura. Ma non girò. Provai più volte, anche Dave riprovò, ma con la pioggia che cadeva così forte era difficile mettere in pratica ciò che stavamo facendo. Ma la chiave non era quella.
- È questa, ne sono sicuro! - disse Dave - vedi come è fatta? Non capisco perché non gira! - si sforzò.
- Potrebbe essere un falso - risposi perplessa.
Poi un brivido mi scese lungo la schiena.
- Un momento... - dissi. Sgranai gli occhi e Dave intuì ciò che stavo pensando.
- Che cosa hai visto dietro il quadro? - chiese.
Disegni, parole scritte... Era una mappa! La mappa per arrivare alla vera chiave! Come avevo fatto ad essere così sciocca?
- Corri! - dissi a Dave e gli dissi di quella mappa. La chiave falsa la mise in tasca.
Quando arrivammo davanti al quadretto, vedemmo che si stava mano a mano dissolvendo sotto i nostri occhi.
- Merda! - esclamai. Ma Dave non rispondeva. Era in preda al panico quanto me, non potevamo perdere quell'unico indizio.
- Dave! - gridai ancora in preda al panico.
- Staccala! - rispose infine.
- Cosa?!
- Dà qua!
Mi strappò via il quadro dalle mani e strappò con fatica il dietro del quadro. Non riusciva a toglierlo, era attaccato bene: ci mise più forza e alla fine ci riuscì. Mentre il dipinto si dissolse definitivamente, la mappa tornò a poco a poco nel suo stato iniziale.
Tirammo un sospiro di sollievo e ci appoggiammo alla parete uno di fronte all'altra.
Passarono alcuni secondi di assoluto silenzio. Aver tolto la chiave dal quadro aveva avviato quel suo dissolvimento. Mi avvicinai a Dave e insieme guardammo la mappa.
- Non ci posso credere! - gridò Dave - E Lady Lit non sapeva nulla?
Era arrabbiato e non potevo dargli torto.
- Chissà da quanto era qui quel dipinto! Cosa facciamo adesso?
- Niente panico - cercai di calmarlo - niente panico... ora torniamo al castello e domani mattina ne parliamo con gli altri.
- Domani mattina, cioè tra due ore? - alzò un sopracciglio trattenendo un sorriso.
- Smettila - sorrisi.
- Dobbiamo dirlo a Lady Lit.
- No! - gridai - non ha voluto aiutarci, faremo da soli, secondo i piani.
- Ma...
- Niente "ma". Attieniti al tuo capo.
Stavolta alzò tutti e due i sopraccigli e ridemmo.
- Le tieni tu? - mi chiese.
Presi la chiave e la mappa tra le mie mani e feci acuta attenzione a piegarla e a metterla al sicuro nella tasca del mio vestito. La pioggia l'avrebbe sicuramente distrutta, perciò aspettammo che spiovesse un po'.
Non mi capacitai di come Lady Lit ci avesse tenuto all'oscuro di tutta quella storia. Quella botola nascondeva davvero qualcosa, e c'era davvero una chiave. E quella mappa ne indicava la strada. Se non era disposta a dirci tutta la verità l'avremmo scoperta da soli.

***

La mattina dopo eravamo a fare colazione. Parlammo con gli altri di ciò che era successo a voce fitta per non farci sentire da Lady Lit, che per fortuna non si era accorta della mia assenza e quella di Dave durante la notte. Dovevamo ancora pensare a quale scusa le avremmo detto per muoverci tutti insieme senza che sospettasse niente.
Un gioco da ragazzi... pensai ironica.
Il modo migliore era non andare tutti insieme, nemmeno divisi per gruppi nello stesso giorno. Ci saremmo spartiti i giorni un po' per uno.
- Penso che dovremmo dividerci - disse Walter portandosi la tazza di latte alla bocca.
- Potremmo andare noi ragazze, oggi - proposi.
- Si - rispose Greg - posso chiedere a Ily...
- Non la mettere in mezzo a questa storia, lei rischia grosso.
Capendo ciò che volevo dire, lui si ritrasse.
Anche le ragazze erano d'accordo.
- Ci vediamo alla fontana bianca del giardino tra mezz'ora.
E che Lady Lit non si accorga di niente, pensai.
I maschi rimasero a finire la colazione e noi femmine ci alzammo e, varcata la porta, nel corridoio incontrammo Lady Lit che ci guardò una ad una.
- Dove state andando? - ci chiese.
- Al paese - mi sentii dire.
Le altre mi guardarono. Lady Lit ci scrutò.
- Uh, che bello! Andate, andate - sorrise - mi raccomando i vestiti!
Tirammo un sospiro di sollievo.
Salimmo su, ognuna al suo appartamento e cercai nel mio armadio enorme qualcosa che potesse andare bene per mascherare la mia identità; nessuno doveva sapere che saremmo andate lì, era per mantenere riservato il ruolo che avevamo: Lady Lit ce ne aveva parlato spesso in quei primi tempi che ci trasferimmo.
Poggiai la mia mano sulla tasca dei miei pantaloni. La chiave falsa - che ci avrebbe aiutato a ricordare la forma di quella vera - e la mappa erano lì.
Avremmo mai trovato quella chiave?


E questo è il 5~ capitolo :D L'ho pubblicato prima perché domani non ci sarò...un bacio a voi lettori del mio cuore, alla prossima settimana :*:*:*:*:*:*:*:*:*:* ♡♡♡  vi amo😚

IRIS - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora