CAPITOLO 14: UN PO' DI LIBERTÀ

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Nei giorni che seguirono non andammo alla botola. Avevamo deciso di aspettare che Lady Lit si risprendesse dalla discussione con Vanessa quando le disse di lei e Alex. Ci eravamo appiccicati alla porta e avevamo ascoltato tutta la loro conversazione e Lady Lit non fu contenta di quella scoperta. Gliene stavamo facendo una dietro l'altra, disse, prima io e la botola, poi il rientro a New York a un passo da Moror (le avevamo omesso la parte in cui lo vedemmo) e ora Vanessa che era contro le regole del Protocollo. Vanessa le disse che era disposta anche a lasciare il trono per poter vivere felice con Alex, dando così uno schiaffo morale a Lady Lit e demoralizzando le sue aspettative.
Dopo che uscì dalla camera di Lady Lit ormai furiosa, Vanessa non si preoccupò della delusione che le aveva procurato e se ne andò dritta da Alex rivelandogli la sua identità, e lui, con umiltà e amore nei suoi confronti, le disse di decidere bene cosa volesse fare e che l'avrebbe aspettata in qualsiasi caso. Vanessa e Alex si erano messi definitivamente insieme. Finalmente la mia amica aveva trovato un po' di felicità, ma sembrava avere sempre ostacoli. Non ero d'accordo con Lady Lit e nemmeno glielo dissi, così evitai di mettere ulteriore carne al fuoco. Alex era davvero un bravo ragazzo e voleva talmente bene a Vanessa che voleva il meglio per lei.
Così decidemmo di calmare le acque con la storia della botola e aspettammo che anche Lady Lit fosse pronta a scoprire con noi che cosa si nascondesse dentro.
Con Lucy la situazione era la solita, ma qualcosa in lei era cambiato. Lo percepivo. Non solo i vestiti, il trucco o i capelli, ma il suo modo di reagire alle situazioni. Era più calma, ascoltava di più e si atteneva a ciò che le veniva chiesto. A più di un anno fa non l'avrebbe mai fatto. È vero che vicende importanti e forti ti segnano la vita. Forse a lei era capitato esattamente questo.
- Ciao - le dissi raggiungendola in giardino.
Era a braccia conserte con un mega maglione e con gli occhi poco truccati, che guardavano la luna piena in quella splendida serata di fine novembre.
- Ciao - mi rispose senza spostare gli occhi.
- Stiamo andando giù, in paese. Vuoi venire?
- No, preferisco di no - rispose dondolandosi sui piedi.
Annuii e mi incamminai dagli altri che mi stavano aspettando.
- Grazie - disse.
- Di cosa?
- Di avermelo chiesto. Non eri obbligata.
- Siamo un gruppo, Lucy. Penso che dovremmo relazionarci di più.
- Ma sono sempre stata cattiva con voi!
È vero, stronza. Ok, Deb, basta.
- Cornflower è più importante, adesso - conclusi.
Annuì.
Aspettai ferma un momento, pensando che volesse aggiungere altro, poi quando feci per andarmene, riprese:
- Grazie anche per l'altro giorno al Green Wood. Non mi rendo mai conto di quanto sarà difficile in questo posto.
Mi stupii ancora.
- Hai paura, Lucy?
- Un po' - ammise.
- Io ti ringrazio per la questione dei 200 dollari, invece.
- Ok, basta, ora stiamo diventando patetiche - fece un mezzo sorriso, poi riprese - mi dispiace... per tutto quanto.
- Non parliamone più - tentai un sorriso.
- Ah! Ho lasciato il lavoro in discoteca - disse - e ho chiuso con le cheerleaders. E con i tacchi ogni giorno. E con tutti quei vestiti da troia. E con quel trucco che Cleopatra mi farebbe un baffo.
Ci guardammo e scoppiammo in una piccola risata.
- Come mai? - chiesi infine.
- Credo di aver fatto una nuova svolta nella mia vita. Nella vita ci sono cose più importanti a cui pensare piuttosto che fare la stronza e la troia in discoteca e essere la reginetta della scuola, e in 18 anni di vita non l'ho mai capito: Cornflower e le sue conseguenze non potevano che essere il modo migliore per darmi una scossa dallo schifo in cui vivevo. E quelle cheerleders sono troppo fanatiche.
Che coraggio a dirlo!
Ero contenta che si era sfogata con me. Non che saremmo diventate amiche per la pelle, ma se non altro le cose sarebbero andate meglio.
- Sicura che non vuoi venire? - riprovai.
- Preferisco restare qui.

Il freddo e l'umidità mi fecero diventare il naso rosso, che Jack baciò quando lo raggiunsi e mi strinse a sé. Alex era arrivato per poi tornare in paese insieme a Vanessa. Greg circondava le spalle di Ily, Walter quelle di Melanie, e Fanny, Laurie e Dave erano un po' più avanti alle coppie. La situazione tra Laurie e Dave era sempre la stessa. Dovevamo fare qualcosa.
- Ci siamo tutti? - disse Fanny.
Confermammo.
- Andiamo!
Nel cammino eravamo tutti insieme a ridere e scherzare. Forse ci voleva proprio una serata fuori! L'aria era fredda, ma pulita, pura. Eravamo vestiti normali, senza gli abiti reali e quando dimmo a Lady Lit che saremmo scesi in paese, lei annuì e lessi nella sua espressione un fate come volete, capendo perfettamente che non era d'accordo con quel nostro scansare il problema creato con Vanessa. Ma non era così, è che a 20 anni l'amore è tutto. Non ci ripeté nemmeno di non farci riconoscere, forse perché ormai non aveva più importanza. Mi dispiaceva che Lady Lit stava male e che era triste, sicuramente avremmo risolto la questione; anche gli altri erano d'accordo quando glielo dissi durante il cammino, ma in quel momento forse era meglio godersi quel poco di pace e libertà che avevamo ottenuto.
Quando arrivammo giù in paese, tutto era in festa. Anche se era freddo, tutte quelle luci, la neve, la musica, l'armonia, la semplice presenza degli abitanti numerosissimi restituivano calore a Cornflower.
Un gruppo di ballerine si stava esibendo nella piazza, nella coreografia ufficiale de Il Lago dei Cigni che anche io e Ily avevamo fatto anni fa. La neve che cadeva in quella sera di fine novembre faceva brillare gli occhi e riscaldare i cuori.
- Avanti, andate! - ci incitò Greg - la sapete anche voi!
Io e Ily ci guardammo e, emozionate, raggiungemmo il gruppo, che ci sorrise incoraggiante. E nel primo passo in poi risentii quella leggera energia in ogni parte del mio corpo aleggiare nella piazza, la leggerezza del mio corpo, la sensazione che mi era mancata in tutto quel tempo di pausa dalla mia passione più grande. La musica nelle mie vene. La musica capace di esercitare un raro trasporto mentale e fisico. E c'ero io. Nella vastità della piazza. Pronta a volare lontano, in luoghi mai raggiunti dove la felicità è al primo posto e la danza non conosce né guerre, né rivali. Nel sorriso finale dove eravamo tutte perfettamente nella stessa posa, sentii il sollievo e la libertà di essere di nuovo una ballerina che ama la disciplina con cui è cresciuta. Non ci fu immensità più grande.
- Bravissima, tesoro! - Jack mi strinse a sé.
Gli applausi si scemarono con la voce del microfono:
- Annunciamo, ora, che la pista di pattinaggio è aperta a tutti!
Quella pista era davvero immensa. Non ne avevo mai viste così, nemmeno il Central Park o il Rockefeller Center o il Bryant Park di New York erano così grandi.
Caddi molte volte sul ghiaccio, quella sera. Non ero mai stata capace a stare sui pattini: per fortuna c'era Jack che aveva molta più esperienza di me e mi era sempre vicino. E la neve, la musica, le luci e le risate su quella pista di pattinaggio con i miei amici e con il mio amore erano l'armonia giusta e il posto giusto dopo quelle ultime giornate pesanti che avevamo vissuto.
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#spazioautore:
Buonsalve😄😄 un po' di pace... mi dispiace se non sono molto disponibile, ma è periodo di tesi🎓, ahimé😭😭😭 fatemi sapere cosa ne pensate anche di questo capitolo. Vi aspetto😘
vi amo❤🌹
Buon sabato😍😎💋🌹


IRIS - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora