CAPITOLO 17: IL MONDO ADDOSSO

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La mattina dell'8 dicembre, mi svegliai con un raggio di sole.
Andai alla finestra e vidi il giardino imbiancato. La neve aveva ricoperto tutto il paese, il castello e il giardino intorno. Scesi con il mio pesantissimo pigiama e pantofole e uscii. Era meravigliosa tutta quella neve: si sposava perfettamente con l'atmosfera che si stava creando per il Natale.
Dopo la colazione, ci radunammo nella sala centrale per preparare l'albero. Ma Treb non scese e rimase in soffitta dove alloggiava.
Andai nel mio appartamento per darmi una sistemata finale. Entrai e lasciai la porta semi aperta, perché avrei impiegato poco tempo.
Uscii dal bagno, dopo un lieve trucco, ma appena varcai l'angolo lanciai all'istante un urlo.
- Treb! - dissi, dopo aver deglutito.
- Scusa, non volevo spaventarti - disse con superbia guardando la stanza.
Mi accorsi di aver interrotto il respiro.
- Posso esserti d'aiuto? - chiesi con un filo di timore.
- Volevo chiederti... ehm... se avevi qualcosa da mangiare - rispose - ho ancora fame e Lady Lit non mi ha dato molto.
- Puoi andare a chiederle se ci sono ancora fette biscottate...
- Amore, tutto ben...? - Jack irruppe nel mio appartamento.
Ma quando vide Treb, il suo viso cambiò espressione.
- Che cosa ci fai tu qui? - gli disse Jack.
- Sto chiedendo da mangiare, visto che la tua principessa non dà quasi niente!
- Esci di qui e vai da Lady Lit! - rispose Jack serrando le mascelle.
Treb mi lanciò un ultimo sguardo e scese giù nelle scale.
- Stai bene? - mi chiese Jack, posando le sue mani sul mio viso.
- Si.
- Come è entrato?
- Ho lasciato la porta aperta.
Mi strinse e scendemmo giù.
Sbirciai velocemente in cucina, ma Treb già non c'era più. Così raggiunsi gli altri e preparammo l'abete.
L'albero veniva portato ogni anno dal falegname del paese, che sceglieva il migliore nel bosco.
Così alto e così meraviglioso non l'avevo mai fatto, nemmeno con mia madre.

***

Il giorno della battaglia non ci era stato ancora annunciato e al Natale mancava molto poco. Ci esercitavamo nel bosco, come sempre, anche se era molto freddo, ma Lucy aveva estremamente bisogno di prendere pratica per il giorno che sarebbe arrivato.
Eravamo fortunati che al momento Moror non sospettava nulla; Lady Lit era stata brava a rallentarlo.
Treb non lasciava mai il castello come aveva promesso e Lady Lit controllava ogni sua mossa, quando Jack e Dave non potevano per via delle prove.
Quel primo pomeriggio io e Jack andammo nella foresta.
- Sei pronta?
- Come sempre.
- Brava, la mia bella - mi diede una carezza.
Correre con il freddo che tagliava la pelle non era il massimo, ma alcuni spiragli di sole che si incastravano tra gli alberi riscaldavano ciò che potevano. Saltammo su un albero, ma Jack riuscì a sfuggirmi.
Poi nell'istante in cui feci per prenderlo, lui scappò, tornò indietro e, saltando, mi prese.
- Poco concentrata, vedo - mi disse.
- Non mi fai mai finire - replicai.
- Forse sei già stanca - fece un ghigno.
- No, tranquillo.
Mi baciò e poi affondò la sua testa nei miei capelli stringendomi a sé. Chiusi gli occhi e gli circondai la schiena. Rimanemmo così per un po', poi ruppe il silenzio.
- Treb ti ha più cercata?
- No, da quel giorno della colazione non l'ho nemmeno più visto. Ma non sei tu quello che lo dovrebbe controllare?
- Non quando do il cambio a Dave. Non voglio che ti accada nulla.
- Lo so - sorrisi.
- Non mi piace che ti gironzola intorno.
- Ma non mi gironzola intorno. Mi aveva chiesto solo se c'era altro da mangiare.
Annuì, ma vedevo che la sua espressione era giù di morale.
- Ehi... - gli strinsi la mano - non devi preoccuparti. Amo solo te.
- Anch'io. Tanto.
Continuammo la nostra prova per la battaglia fino alle 17.00, poi tornai al castello per buttarmi sul letto. Jack invece mi disse che sarebbe andato a prendere le provviste.
Dopo essermi fatta una doccia, scesi in cucina per un thè. Trovai Treb che stava leggendo.
- Scusa, non pensavo che ci fosse qualcuno - dissi.
Non rispose, ma seguì i miei movimenti con gli occhi. Andai a prendere una tazza; sentii il suo sguardo addosso, come se fosse un lupo che volesse mangiarmi da un momento all'altro. Deglutii. Quando si alzò velocemente dalla sedia, mi voltai di scatto. Rise passandosi una mano sui capelli.
- Davvero ti faccio così paura, Braun? - mi disse con un ghigno.
- No, affatto. E non chiamarmi Braun.
Ignorò la mia risposta e fu in un attimo davanti a me.
- Credimi, non voglio spaventare nessuno - disse più serio - voglio solo la mia dannata libertà.
Dopo un momento di silenzio, dissi:
- Ti lascio leggere in pace - posai la tazza.
- No, vado io - mi serrò un braccio.
Mi voltai di scatto spalancando gli occhi per quel suo gesto. Non mi fece male, ero solo stupita; lui lo capì e mi lasciò.
- Vado a rimetterlo in biblioteca - disse alzando il libro.
E mi lasciò sola.

IRIS - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora