CAPITOLO 11: CERCANDO UN APPROCCIO

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Anche gli altri stentavano a credere che Lucy fosse una di noi. E io dovevo, per giunta, trovare un lavoro per qualche giorno che mi potesse dare 200 dollari per poter comprare alla scuola quel maledetto vetro della finestra, rotto durante la partita. Non potevo chiedere i soldi a mia madre sia perché non volevo che spendesse ulteriori soldi per un danno non fatto da lei, sia perché non volevo che sapesse dell'ennesimo litigio con Lucy.
Quel pomeriggio tornammo ognuno in casa propria e ci telefonammo tra noi decidendo insieme che era meglio aspettare per la ricerca della chiave e chiedere a Lucy di venire a cercarla con noi, ma non c'era mai l'occasione per farlo. Nei giorni che seguirono, Lucy si assentò ripetutamente a scuola e quelle poche volte che veniva, faceva finta di non vederci e cominciava ad evitarci il più possibile. Cercai più volte di fermarla per parlare, ma senza risultato perché spariva nel nulla. Cercai di avvicinarmi a quelle oche stronze delle sue amiche, ma mi risposero che non sapevano che fine avesse fatto Lucy e che non la sentivano da parecchio tempo.
Maledette.
Tentai di andare a casa sua e cercarla lì, pensate quanto caddi in basso, e con me il mio orgoglio, ma la madre, stronza più di lei, quando spinsi il tasto del citofono della loro villa lussuosa e mi vide dalla finestra, non mi aprì il cancello e mandò il povero marito a mandarmi un biglietto in cui era scritto che Lucy non era in casa e che dovevo lasciarla in pace. Capii perfettamente che in casa c'era, ma forse voleva stare da sola e riflettere sul destino che le si era scaraventato addosso all'improvviso, e non era facile, lo sapevo.
Sperai che avesse un minimo di buon senso e che, a quel punto, chiedesse lei un dialogo per prima.
Fino ad ora ci eravamo trovati bene tra noi, a parte Philip che ci tradì dall'inizio. Fino ad un momento prima della partita la odiavo, ma forse, visto lo stato delle cose, era arrivato il momento di cambiare comportamento con lei. Anche se rimaneva una stronza colossale, dovevamo cercare di andare d'accordo per poter essere uniti e pronti insieme per la battaglia. E non sarebbe stato facile dopo tutto quello che avevamo passato con lei.
Quella domenica gelida di novembre andai da Starbucks per cercare di farmi dare il lavoro di cameriera.
- Siamo pieni, tesoro - mi disse la donna a capo della caffetteria.
- Guardi, ho bisogno solo di qualche giorno...
- Non so dove metterti, piccola, davvero... Abbiamo mandato via tante ragazze.
- Anche fare le pulizie andrebbe bene! La prego.
Storcendo la bocca, poi si arrese.
- Se stai dietro il bancone a fare caffè, la sera, io pago 50 dollari a serata.
- Me ne basteranno quattro di serate. La prego, davvero...
- Va bene, va bene, basta che la smetti di piagnucolare!
- Grazie infinite! - risposi con un gran sorriso.
- Si, si, ma ti voglio qui già da domani sera! Se non puoi, sei fuori.
- Non mancherò! Anzi, ora le porto clienti.
Chiamai gli altri per vedersi quel pomeriggio e discutere della questione di Lucy. Dopo mezz'ora eravamo tutti.
- Dite che ne dovremmo parlare con Lady Lit? - chiese Greg.
- Io penso che dobbiamo finire il nostro lavoro a New York - rispose Laurie - una volta rientrati a Cornflower, non penso che ci farà tornare ancora.
Dovevamo trovare quella chiave una volta per tutte. Ora che avevamo trovato il decimo Prescelto, dovevamo concludere il motivo del nostro ritorno. E con Moror in circolazione, il tempo stringeva.
- E poi - aggiunse Dave - non vorrei dare altre preoccupazioni a Lady Lit. Cerchiamo di risolvere da soli la situazione con Lucy.
- Come avvertiamo la stronza di vederci per la chiave? - disse Vanessa.
- Cerchiamo di chiamarla con il suo nome - risposi - lo so che è difficile, ma dobbiamo accettare il fatto che entri in squadra o non finiremo mai...
- Non la difendere... - mi disse Fanny.
- Non la sto difendendo! Sta sulle palle a tutti, ma non possiamo sottrarci a lei. È difficile dirlo, ma sta con noi!
Ed era davvero difficile dirlo. Dopo tutte le stronzate che c'erano state, dire che Lucy faceva parte della nostra squadra, del nostro gruppo, era il colmo.
- Vi prego, non litigate - disse Jack - se litighiamo tra noi è finita...
E Jack? E Lucy? Dopo tutto ciò che era successo l'anno prima, avrebbe continuato con le sue cattiverie? Me l'avrebbe portato via? Ma il mio Jack non si poteva far portare via, non gliel'avrebbe permesso, ne ero convinta.
- Ragazzi, sentite questa - disse Vanessa - ho un piano.
La guardammo in attesa di sentire ciò che aveva da dirci.
- Facciamole la posta sotto casa - cominciò - a gruppi di due o tre persone dobbiamo stare nei posti che frequenta di più.
- Ma non sappiamo quali sono... - disse Melanie.
- La palestra, la discoteca...- provò Laurie.
- Non esce nemmeno mai di casa, adesso - disse Dave.
- Ma prima o poi dovrà farlo - conclusi - io ci sto!
- Potremmo essere denunciati per questo! - disse Jack.
Lo guardai come se avesse messo un bastone tra le ruote con quell'affermazione. Lui se ne accorse e mi disse:
- Che c'è?
- Ma che problema hai? - risposi - Non ti sta bene mai niente!
- Debby, tu che problema hai?! Ho solo detto una probabile verità, conoscendo Lucy.
Stavo esagerando, ma allora non lo capii. Stava cambiando qualcosa, o forse ero solo esageratamente gelosa.
Lo guardai senza dire nulla, vedendo che anche gli altri mi stavano guardando storto. Mi ricomposi e con un filo di voce dissi:
- Chi è d'accordo con la proposta di Vanessa?
Tutti tranne Jack alzarono la mano e lui fu costretto alla fine ad essere d'accordo.
- Che idee geniali che ha Vanessa! - disse Fanny.
- L'amore fa miracoli! - scherzò Walter.
- Walter, smettila! - rise Vanessa.
E di nuovo l'inerente espressione perplessa e seria di Greg mi colpì.
- Ci vediamo domani mattina alla fermata dello scuolabus, così ci dividiamo - dissi quando ci alzammo per andare via.
- Alle sette? - chiese Greg.
- Alle sette - confermai.
Ci alzammo per andarcene e io guardai Jack che non si curò di me e andò via con Dave.

***

La mattina dopo, tutti ci trovammo all'appuntamento dato. Walter, Vanessa, Melanie e Greg sarebbero andati a scuola e avrebbero coperto la nostra assenza. Mentre gli altri si stavano mettendo d'accordo, Jack sembrava indeciso se venire con me, ma sentii Dave dirgli in disparte di stare calmo e che sarebbe venuto lui con me, perché il mio fidanzato era teso. Mentre sparì con Laurie e Fanny, io andai con Dave davanti casa di Lucy.
I luoghi più comuni che frequentava Lucy, a parte la casa e la scuola, era la palestra dove io facevo danza, la discoteca dove faceva le prove per le serate e il Central Park, dove andava a studiare.
- Tieni - mi disse Dave dopo un po' che camminavamo.
Presi il sacchetto e trovai un cornetto appena sfornato.
- Grazie, Dave!
- Ho pensato che avessi fame, di mattina presto.
- Infatti non avevo fatto colazione - dissi sentendo la glassa di zucchero invadermi le narici.
- E tu? - gli chiesi.
- Oh, eccolo il mio adorato cornetto! - disse tirando fuori dallo zaino il sacchetto e sventolandolo in aria.
- Al diavolo la dieta! - disse addentandolo.
- Stai facendo la dieta?
- No, era per dire che non guardo in faccia nulla quando si deve mangiare.
Ridemmo.
La villa di Lucy era immensa e noi ci mettemmo seduti per terra, dietro un enorme cespuglio, aspettando che uscisse da quel cancello.
Poi, travolta di nuovo dalla gelosia, ripresi la parola.
- Jack ti ha detto qualcosa?
- Nulla che tu debba sapere.
- Che vuol dire?
- Che devi stare tranquilla - mi sorrise.
Rimasi perplessa e accantonai il pensiero. Ma Dave lo riprese dopo alcuni minuti di silenzio imbarazzante.
- Ti fidi di lui?
- Certo, perché me lo chiedi?
- Non dovresti sospettare di lui, allora.
- Ma che c'entra! Un po' di gelosia c'è sempre tra due persone.
Ma mi morsi il labbro non appena pronunciai quelle parole.
- Ti prego non dire questa cosa a Jack - dissi a Dave che trattenne un sorriso.
- Va bene - poi dopo un po' riprese - non sta andando molto bene ultimamente, vero?
- Sembra di no - abbassai la testa.
Lui annuì in segno di conforto.
- E con Laurie come va? - chiesi poi.
Sorrise prendendo un ramoscello da terra e ci giocherellò tra le dita. Il suo sorriso mi fece capire che non ero la persona più adatta con cui confidarsi, essendo amica di Laurie.
- Mica glielo dico! - dissi.
Alzò un sopracciglio sorridendo.
- Deb, spettegoliamo noi maschi, figuriamoci voi che siete donne! - disse.
- Ah, quindi ammetti che Jack ti ha detto qualcosa!
- Si, ma tu poco fa hai confermato che ti fidi di lui, quindi non vedo il motivo di rivelarti ciò che mi ha detto.
Vedendomi amareggiata, dopo un po' continuò:
- Davvero, mi ha detto di non dirtelo, ma devi stare tranquilla. Non sono così cretino da tenere per me qualcosa di compromettente, se lo fosse.
E gli credetti: quel suo tacere era la prova che sapeva mantenere un segreto e che quindi non gli avrebbe rivelato ciò che gli avevo detto di non riferire.
Dopo alcuni minuti squillò il cellulare di Dave. Era Jack. Dave mise il vivavoce.
- Pronto?
- Dave, siamo alla discoteca, abbiamo appena parlato con il suo capo e ha detto che ha mollato il lavoro lo scorso fine settimana.
- Quindi quello non è più un posto dove cercarla.
In quell'istante Lucy chiuse il cancello di casa sua.
- Dave! - gli presi un braccio, indicandola.
- Jack, ci siamo, è uscita ora, andate a scuola ci vediamo lì.
Chiuse la chiamata e corremmo dietro Lucy. Non sembrava nemmeno lei: pantaloni neri, felpa grigia e le Converse. I suoi capelli erano raccolti in uno chignon disordinato. Dove erano finiti i suoi vestiti appariscenti, colorati e strappati? E i tacchi? Dave mi capì al volo e mi guardò con aria confusa quanto me.
Presi coraggio e la chiamai.
- Lucy!
Lei si voltò incredula e si tolse le cuffiette sgranando gli occhi.
- Che cazzo ci fate voi, qui?!
Il carattere di merda però era sempre lo stesso. Dave unì i piedi. Quando faceva così significava o che era imbarazzato o che voleva lasciare la situazione nelle mani dell'altra persona e io lo capii al volo.
- Dobbiamo parlare! - le dissi.
- Anche le poste sotto casa mi fate? È incredibile! Ma chi vi credete di essere per fare una cosa del genere?
- Non ci sei mai a scuola...
- Senti, già te l'ho detto...
- Si tratta di Cornflower - tagliai corto.
Lei si ricompose e ne approfittai:
- Vorrei che a mensa ti sedessi con noi per parlarne.
Allargò le narici.
- È importante - insistetti.
- E va bene - si arrese - ma la strada per andare a scuola, ognuno la fa per cazzi suoi.

Pubblicato prima il capitolo... Contenti?😘😘 Cosa ne pensate di Lucy? Ci saranno problemi o riusciranno a stare tutti insieme? Commentate, scrivete, fate ciò che volete♡
vi amo☆

IRIS - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora