CAPITOLO 19: L'ANNO NUOVO

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La notte di Capodanno Lady Lit organizzò un ulteriore festa.
Il giorno della battaglia, ancora a nostra insaputa, sarebbe stato nel mese dopo, quello di gennaio.
Un gennaio grigio, ma con la speranza che ce l'avremmo fatta...
Mentre io e le ragazze preparavamo l'allestimento e i tavoli nel giardino, i ragazzi montarono l'impianto stereo per poter ballare e ascoltare musica prima e dopo la mezzanotte.
I tavoli sarebbero stati apparecchiati nell'immenso giardino della nostra reggia, dove tutte le persone del paese si sarebbero accomodate per il cenone. La decorazione era tutta di bianco e blu, in tavoli rotondi da 15 persone ognuno. I piatti avevano 5 posate per portata e bicchieri di cristallo.
Avevamo annotato i nomi delle persone e avevamo chiesto le loro preferenze di compagnia.
Non avevo mai visto niente del genere. Sembrava un matrimonio, ma come già sapevamo, con Lady Lit tutto doveva essere perfetto. Lei era nei sotterranei delle cucine a ordinare ai cuochi il menù di quella sera. Dovevano darsi molto da fare: mancavano 5 ore all'ora di cena e quattro maggiordomi erano già davanti al castello per accogliere le entrate degli abitanti del paese.
Vidi Lucy sistemare i tovaglioli da sola a un tavolo. Andai ad aiutarla.
- Come stai? - le chiesi.
- Non c'è male - rispose pensierosa.
- Sai già cosa indossare stasera?
- Penso di rimanere così.
La guardai con quel maglione strappato.
- Era di mia nonna.
- Come?
- Il maglione. L'ho percepito che mi stai guardando.
Non risposi.
Ad un tratto buttò un tovagliolo sul tavolo e iniziò a piangere.
- Lucy, cosa c'è? - le misi una mano sulla spalla, ma si scostò.
- Oh, mi dispiace - rispose - è che mi manca la mia vecchia vita.
Sospirai. E volevo dirle che in un certo senso questo dolore non sarebbe passato mai. E lei era solo all'inizio. Tutti avevamo passato la crisi e lei c'era dentro in pieno. Mi ritrovavo, io, a consolare Lucy Lopez l'ultimo giorno dell'anno, in un posto dove non avremmo mai immaginato che ci accomunasse e dopo tutto ciò che c'era stato tra noi. Ma non ero infastidita, perché si stava dimostrando una persona migliore.
- Lo so, ti ci vuole tempo - le dissi.
Si asciugò le lacrime e riprese il tovagliolo.
- Avanti - disse - abbiamo ancora molte cose da fare - fece un mezzo sorriso.
- Si - risposi dandole un colpetto sulla spalla.
- Grazie - disse.
Le sorrisi.
Dopo aver sistemato l'ennesimo tavolo, intravidi Treb affacciato dalla soffitta, ma si ritirò all'indietro di scatto. Feci finta di nulla, ma mi chiesi se sarebbe sceso anche lui quella sera.
Nei giorni che seguirono dal Natale non lo vidi più. Ero sempre in paese e Jack stava sempre con Dave. La nostra storia stava ormai degenerando e mi dissi a mente fredda che avremmo dovuto parlare il prima possibile.

***

La luna splendeva nel cielo e presto avremmo festeggiato il nuovo anno. La fila fuori il cancello già si stava formando e Lady Lit diede l'ordine di cominciare con gli ingressi.
Quando mi vide, venne verso di me.
- Ti devo parlare... - mi disse.
- Dimmi - risposi.
- Non qui - fece una pausa guardandosi intorno. Poi vide che alcune persone la cercavano e mi disse che ne avremmo parlato più tardi.
Avevamo fatto preparare i fuochi d'artificio sul tetto del castello.
Poco a poco la nostra reggia si riempì di persone, alcune sedute ai tavoli, altre in piedi a parlare o a bordo piscina. Melanie e gli altri erano sparsi a parlare con gli ospiti e io controllavo se mancasse qualcosa sui tavoli e se c'erano eventuali posti vuoti. Nella mia agenda riportavo tutto.
- Altezza!
- Mi voltai e vidi la moglie del gioielliere, più o meno sessantenne, dalla quale avevo comprato la collana per Jack, a Natale. Le sorrisi calorosamente andandole incontro.
- Salve signora Mayer, come va?
Ci stringemmo la mano e lei con l'altra mi tenne una spalla.
- Molto bene, cara. È bellissima!
- Oh, grazie signora, ma mi dia del tu.
- Non posso, Maestà.
Mi guardava gioiosa. Le piaceva il mio vestito. Era blu, in lungo, con perline di Swarovski in prossimità del seno e alcune sparse sul bustino con un disegno ad onda. Era scollato, ma avevo un coprispalle di pelliccia. Le scarpe erano argentate di pietre di Swarovski e i capelli raccolti in uno chignon alto chiuso con un elastico rigido di brillanti.
- È piaciuto il regalo al principe? - mi chiese la signora.
- Si, molto.
- Siete proprio una bella coppia, ma d'altronde non poteva essere altrimenti da due bellezze simili.
- Lei è troppo gentile, Miss Mayer.
- Ma è la verità.
Feci un timido sorriso. Subito Jack ci raggiunse.
- Signora Mayer - sorrise baciandole la mano.
Nessuna poteva resistere a quel suo meraviglioso sorriso. Ogni volta che lo guardavo mi innamoravo ancora. Guardai intorno se c'era traccia di Laurie.
- Oh, Vostra Altezza - la signora Mayer fece un piccolo inchino.
- Volevo complimentarmi per la bellissima linea di gioielli che ha in negozio - disse Jack - siamo molto felici che ne abbiamo alcuni pezzi.
Mostrò la sua collana e il mio anello.
Eravamo felici? In quel momento?
- Io e mio marito siamo molto onorati di vendere per Sue Maestà.
Jack sorrise e mi baciò su una tempia.
- Vi lascio alla vostra conversazione - disse Jack - buona serata, miss Mayer, sempre bellissima.
La donna fece un piccolo inchino con un grazie Maestà e gli occhi brillanti. Mi scappò un sorriso per il suo atteggiamento.
Dopo aver scrutato le persone che c'erano, la Mayer prese parola:
- Speriamo che questo nuovo anno ci porti la libertà assoluta e la pace definitiva.
La guardai perplessa.
- Io e mio marito crediamo molto in voi, Sua Maestà...
- Che vuole dire?
- Moror si sta muovendo, Altezza.
Vedendo la mia faccia sorpresa a parlare di quell'argomento, continuò:
- Lo vedo dal cielo, da come gli uccelli cambiano direzione quando volano, gli alberi che cambiano il verde delle foglie. Cornflower è viva, Maestà.
Mi prese una mano, poi continuò:
- Il povero Philip ci ha lasciati, ma stia attenta, Altezza. Non credo che Moror si risparmierà ancora.
- Grazie, terrò a mente le sue parole, signora Mayer - sorrisi tesa.
- Su, su, è festa, non pensiamoci. La lascio, Altezza, a più tardi.
- A più tardi.
Di colpo ebbi un presentimento: ma Moror non poteva accedere al regno, prima del giorno stabilito. Guardai i miei compagni che stavano ridendo e parlavano con gli ospiti. Alzai gli occhi al cielo e alle sue stelle: Moror non sarebbe arrivato. Non quella sera.
La cena si svolse a suon di musica leggera, ma Treb non scese a mangiare. A volte lanciavo un'occhiata alla finestra buia della soffitta, ma non c'era traccia di lui.
Dopo un po' la musica cominciò a farsi più alta e più movimentata, e spostammo i tavoli per fare spazio per ballare. Eravamo davvero tante, troppe persone, ma rimasi in disparte a guardare gli altri che si divertivano.
- Devo dire che avete fatto un bel lavoro.
Sobbalzai. Era Treb.
- Hai una dote straordinaria a comparire dal nulla - risposi.
Rise sotto i baffi.
- Dov'è il tuo principe?
- Non sono affari tuoi.
- Siamo scortesi, eh?
Lo fulminai, ma continuò.
- Forse è occupato a stare con altre persone...
Un colpo al cuore.
- Che vuoi dire?
Stavo diventando furiosa. Sapeva qualcosa?
- Ehi, ehi, sto scherzando! Zero senso dell'umorismo, eh?
Stufa dei suoi giochetti infantili, mi alzai e andai via da tutta quella confusione.
Dopo pochi metri lo sentii chiamare il mio nome:
- Braun?
- Lasciami in pace, Treb!
Ma mi raggiunse in un attimo dietro una parte del castello.
- Braun aspetta... Ascoltami! Debby, guardami!
E dopo il mio ultimo divincolo, mi spinse in un angolo riparato da tutta quella gente, tirandomi per un braccio e costringendomi a guardarlo. I nostri visi erano ad un centimetro l'uno dall'altro e vidi nei suoi occhi una scintilla di furore.
- Scusami, è che io...
Si soffermò e il mio cuore cominciò a battere all'impazzata.
- È che io forse mi sto innamorando di te...
Una parte di me non riusciva a resistergli, l'altra, più grande e più forte, fu in grado di ricomporsi.
- Treb, ma che stai dicendo!
- La verità!
- Ma io...
- Lo so... ami Jack - ma io te lo dovevo dire.
Deglutii e lui mi prese il viso tra le mani. Non fu violento, né arrabbiato. Fu dolce quasi quanto Jack. Mi sentii impotente per poco, fino a quando avvicinò le sue labbra alle mie e per poco le schivai, andando via.
Mi riacciuffò e affondò le mani nei miei capelli, mentre ad occhi chiusi posava le sue labbra sulla mia fronte. E il suo attaccamento era così forte che mi lasciai andare a quella sorta di abbraccio. Poi aprii gli occhi.
- Si chiederanno dove sono - dissi.
- Non andare via...
- Treb, la nostra storia è impossibile!
- Solo perché non me ne dai l'opportunità.
Mi divincolai.
- Allora dimmelo! - gridò.
Mi fermai.
- Dimmelo che non mi vuoi.
Mi voltai e lo guardai negli occhi. Deglutii.
Mi raggiunse subito.
- Dimmelo, Debby.
Ma le parole mi morirono in gola.
- Lo vedi? - mi disse - non ce la fai.
Mi prese la mano, ma lentamente la tolsi.
- Io lo amo, Treb. Amo Jack.
Mi fissò ancora con la speranza che mi sbagliassi.
Camminai veloce per tenermi il più possibile alla larga da lui e cominciai a piangere. Piansi perché non riuscivo ad ammettere a me stessa il semplice fatto che Treb aveva qualcosa che mi incuriosiva, che mi tentava, che non riuscivo a capire, che volevo capire; ma non potevo perché c'era Jack che mi aspettava. Jack c'era sempre. Prima di immettermi nella confusione asciugai le lacrime e uscii allo scoperto.
Jack mi raggiunse e sorrisi per mascherare il mio piccolo pianto precedente. E ci riuscii perché non mi chiese niente.
Mi baciò la mano e i suoi occhi andarono dove non dovevano.
- E questo?
Mi prese il polso e girò il bracciale di Treb.
Ritrassi il braccio e con un po' di esitazione risposi:
- È un regalo di... Lady Lit - mentii - me l'ha comprato per Natale.
Lady Lit. Cosa doveva dirmi? Ma non la vedevo.
Dopo un po' vidi Treb raggiungere il nostro gruppo e allora vidi Lady Lit tenerlo d'occhio, come Jack e Dave d'altronde.
Si era fatta mezzanotte e ci preparammo per vedere i fuochi d'artificio. Jack mi circondò le spalle con un braccio e anche gli altri vennero vicino a noi. Eravamo tutti uniti, pronti a guardare in alto. Anche Treb si avvicinò a noi e mi augurai che non fiatasse per quanto accaduto prima.
Lo sbirciai da dietro il collo di Jack e i nostri sguardi si incrociarono per un istante. Guardai avanti a me, ma sapevo, senza farmi vedere da Treb, cosa stava facendo: di soppiatto, si limitò a guardarmi abbracciata a Jack e vidi nei suoi occhi una scintilla di tristezza, mista al dolore. Si costrinse a guardare altrove per non farsi del male ulteriormente, e in quella sua espressione vidi gli occhi lucidi e sinceri di un ragazzo fragile e forse innamorato. Forse non era così malvagio come suo padre.
- Buon anno, amore mio - mi baciò Jack.
E fu in quel momento che vidi Treb andarsene a passo svelto verso la soffitta.
- Buon anno - risposi abbracciata a Jack con i miei occhi rivolti al castello, ma non sapevo a chi davvero fosse diretto il mio augurio.

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#spazioautore:
Ehm ehm ehm... questo Treb non era proprio previsto sotto queste sembianze, visto dall'ultima battaglia e da come si era presentato dal suo ingresso nel castello... ma... ma... qualcosa doveva accadere... non posso anticiparvi nulla, ma cosa ne pensate di questo conflitto interiore di Debby? E cosa ne pensate di Jack e Laurie?
Siamo quasi giunti alla fine... vi aspetto😙😙😙
Alla prossima settimana💋 vi amo❤

IRIS - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora