CAPITOLO 8: IL RITORNO

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La mattina dopo mi svegliai presto. Gli altri erano già tutti giù in cucina a fare colazione. Ero molto emozionata sapendo di tornare a New York. Avrei rivisto mia madre, dopo tutto quel tempo di assoluta assenza. Avevamo preparato una piccola valigia e ci avevamo messo le cose indispensabili, giusto per alcuni giorni; giorni che avrei vissuto preziosamente.
I genitori di Philip erano stati abbindolati da Lady Lit: avevamo deciso di non dargli il dolore della morte del figlio, così loro non si sarebbero accorti del tempo che passava, ogni volta che noi altri saremmo tornati.
Tornare dove allogiavamo un anno fa, prima di vivere al castello, ci fece tornare in mente tutti i ricordi belli che vi avevamo lasciato. Percorrere quel luogo del regno vicino la Home, le nostre case, il giardino con le quattro stagioni, fu una forte emozione. Segnava l'inizio della nostra avventura, e nel profondo del nostro cuore sapevamo che non l'avremmo mai dimenticato.
- Mi raccomando, siate prudenti.
Lady Lit ci accompagnò. Ci guardammo io e lei senza dire nulla e andammo alle nostre postazioni.
- Ci vediamo tra poco, tesoro - mi disse Jack.
Gli sorrisi e scomparì.
Guardai davanti a me. In fondo alla strada vedevo il piccolo spiraglio dove intravedevo la mia camera. Lady Lit aveva riaperto gli accessi la sera prima. Mi toccai le tasche dei jeans: la mappa e la falsa chiave erano lì, al sicuro.
- Dai, Debby, sono già andati tutti via - mi disse Melanie, consigliandomi di sbrigarmi.
Eravamo rimaste noi due.
Camminai più veloce e quando misi i piedi nella mia stanza, un lieve sorriso nostalgico mi uscì spontaneamente tra le labbra. La scrivania si richiuse lentamente dietro di me. Avevo svuotato tutta la camera l'ultima volta, ma era chiaro che Lady Lit con la telepatia l'avesse rimessa a posto. Ma non con cose mie: aveva messo oggetti per puro allestimento. Assaporai quell'odore familiare della stanza e il profumo di mia madre che l'avrei riconosciuto anche a chilometri di distanza.
Corsi in cucina gridando Mamma! e la abbracciai forte.
- Ah però! - esclamò - Buongiorno anche a te!
Sorridemmo. Dovevo restare impassibile al mio incontro con mia madre o non avrebbe capito il motivo della mia eccessiva gioia di vederla. Ma ero così felice di essere lì con lei, dopo tutto quel tempo senza.
- Caspita, hai un viso diverso, più da grande - disse - hai dormito bene, stanotte?
No, mamma è solo trascorso un anno e qualcosa, tranquilla, pensai ironica.
Mi scrutò perplessa che quasi mi fece tensione quel momento che si era creato.
- Già - tagliai corto.
- Hai fatto presto a prepararti, tesoro!
Aggrottai la fronte. Presto?
Guardai l'orologio sulla parete che segnava le 7.30 di mattina.
Merda. Sarei dovuta andare a scuola!
L'entrata era alle 8.00 e avevo mezz'ora di tempo e non 5/10 minuti come era di solito.
Splendido!
- Te l'ho detto, ho dormito bene! - risposi - scappo, mamma, a dopo.
- E la colazione?
- La faccio a scuola.
Le strade di New York mi erano mancate; erano diverse da quelle di Cornflower, più moderne, più trafficate di automobili.
Rividi il Central Park, il bar delle mie colazioni fuori casa, Tiffany, Starbucks. Mi era mancata la mia città. E poi arrivai alla fermata del mio scuolabus. Stavolta ero in orario, non dovevo più correre. Ne passavano sempre tre. Io ovviamente, se facevo in tempo, prendevo l'ultima corsa. Ero una ritardataria costante. Ma stavolta presi la seconda e quando salii trovai Fanny e Laurie sopra.
- Da quanto tempo! - sussurrai loro ironica.
Lo scuolabus era molto movimentato: non si faceva altro che parlare della festa di Lucy, che si era svolta qualche sera prima e di quanto fosse stata supermegafiga. Tutti parlavano dei 18 anni della reginetta della scuola, ma a noi non importava nulla. Avevamo vissuto un anno a Cornflower, dimenticandoci di New York.
- Preferivo rimanere a Cornflower se sapevo che dovevo subire ore di scuola - sussurrò Fanny.
- Che posto è Cornflower?
Una ragazza dai capelli rossi ci stava fissando e io sentii un brivido scendermi lungo la schiena.
- California! - disse Laurie.
Geniale!
- Hai sentito male - le fece un sorriso forzato.
La ragazza appoggiò la schiena alla sua poltrona non del tutto convinta. Ma che cavolo origliava?
- Merda, dobbiamo stare più attente - disse Fanny.
Gli lanciai un'occhiataccia divertita, ma avevamo appena rischiato grosso.
- E se fosse lei? - disse Laurie.
- Lei, cosa?
- Il decimo Prescelto.
La guardammo e lei ci guardò storto. Le facemmo un sorriso forzato e quando ci rigirammo in avanti, a stento trattenni una risata.
- Sh! - Fanny mi diede una gomitata.
- Potrebbe essere chiunque - dissi infine.
Non avevamo molti indizi. New York era grandissima.
Arrivate a scuola, prima di entrare al cancello, mi fermai.
- Aspettate - dissi loro.
Sfilai delicatamente la mappa dal jeans e, quando fummo vicine, la aprimmo. La parte a destra della linea rossa non era più in bianco, ma raffigurava New York con il punto esatto in cui avremmo trovato la chiave. La parte in bianco ora era quella a sinistra, Cornflower: la mia teoria era giusta. Avevamo solo sbagliato luogo. Eravamo nel posto giusto e la mappa mostrava il luogo in cui eravamo.
- Non ci posso credere, ci siamo - disse Laurie.
- Sei un genio - esclamò Fanny.
Sorrisi.
- Ok - risposi - andremo dopo con gli altri, vediamo se riusciamo a trovarli - rimisi la mappa in tasca.
- Chiamali con il cellulare.
- No, ecco Vanessa, laggiù.
Le andammo incontro e le raccontammo del cambiamento della mappa.
- Splendido! - esclamò - devo scappare, sta iniziando il corso!
- Ci vediamo a mensa! - le dissi.
E proprio da quella direzione vennero Dave e Jack verso la nostra, facendosi largo tra gli altri studenti e studentesse che se lo stavano mangiando con gli occhi. Si era cambiato da quando era a Cornflower, indossava la tuta. Dio, quanto era bello in tuta! Avanzava verso di me sorridendomi e io feci lo stesso. Il suo bacio stampato sulle mie labbra fece alzare il mormorio delle chiacchere intorno a noi. Ma non ci importava, Jack era mio. Rassegnatevi, stronze.
Dopo che mi circondò le spalle, entrammo insieme. Dave salutò Laurie e Fanny e ci raggiunsero.
Lucy era lì e mi fulminò con lo sguardo.
- Tutta invidia - mi sussurrò Jack rassicurandomi all'orecchio, e ridemmo.
Si. Eravamo tornati.
- Ti amo - mi disse.
- Ti amo anch'io.

Aaabbeeelliiii :D non mi sono dimenticata, ho solo avuto dei fine settimana molto movimentati che mi hanno fatto un po' rallentare con la pubblicazione. Chiedo perdono xD Allora, cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? Alla prossima settimana :* :* ♡♡☆☆☆ vi amo😚
xoxoxoxoxoxo😄

IRIS - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora