CAPITOLO 15: SFIDE

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La mattina dopo, a colazione, eravamo tutti seduti tranne Lady Lit. Non mi piaceva la situazione.
- Non si sta comportando affatto bene - disse Vanessa - sia nei miei confronti, sia in quelli di Alex.
- Mi sono solo svegliata tardi, Vanessa.
Ed eccola lì che entrò in cucina come se niente fosse, facendo capire che la stava ascoltando. Ma Vanessa non si scompose e si portò la tazza sulla bocca, come se non fosse accaduto niente, ma ben ferma sulle proprie idee.
- Non stavamo sparlando di te - ci difese Fanny.
- Certo - rispose Lady Lit. Ma non sapevo se interpretarlo con un tono ironico, sarcastico o se davvero la pensava così.
In silenzio si mise seduta e ignorò la situazione: vedemmo che aveva una scatola di legno sotto il braccio.
- Tutto bene, Lucy? - le chese Lady Lit, vedendola pensierosa.
Lei annuì e poco dopo mise la scatola sul tavolo. Quando la aprì estrasse una provetta con un liquido viola, alquanto strano.
- Cos'è? - chiesi.
- Violaceum.
- E... cosa sarebbe realmente?
- Acqua viola. Fatta con le mie lacrime curative. Ce n'è una per ognuno di voi.
Continuavamo ad avere perplessità, così continuò.
- Dovrete usarla per aprire la botola: è l'unico modo per impedire che Moror se ne accorga.
Era arrivato il momento che aspettavamo. Dovevamo andare alla botola. Lady Lit ora era pronta.
Ma come poteva accorgersene Moror? Merda...
- Si - disse quando si accorse delle nostre facce ancora perplesse - io sono d'accordo per aprire quella botola. Ormai siamo arrivati a questo punto e andremo avanti - si alzò avvicinandosi alla finestra con aria ferma, ma allo stesso tempo preoccupata - quando pensavate di dirmelo di aver preso la vera chiave e averla sostituita con quella falsa che avevate, rischiando che Moror vi vedesse?
Come faceva a sapere...?
Il sogno. Aveva sicuramente sognato questa scena.
- Allora? Debby? Jack?
Si aspettava una nostra risposta, ma gli altri intervenirono difendendoci e dicendo che eravamo tutti d'accordo.
- Più testarda di quello che pensavo, Debby.
Mi guardò ignorando gli altri, ma non risposi: aveva ragione.
- Verrò anch'io con voi - aggiunse infine.
Il segreto della botola stava per essere svelato. Eravamo pronti. O quasi.
Sapere che Lady Lit sarebbe venuta con noi mi tranquillizzò. L'ho sempre ritenuta la nostra salvezza, la nostra guida, ma ultimamente non era la stessa di sempre e avevo perso un po' questa concezione su di lei. Sapere che ora eravamo di nuovo riuniti, con lei, mi sollevava per il fatto che avremmo avuto accanto il nostro punto di riferimento.
- Debby? - si avvicinò.
- Dimmi.
- Capisci quando dico che devo essere sempre aggiornata? Senza il violaceum rischiavate di avere qui Moror in meno di cinque minuti.
Ero stata imprudente. Avevo rischiato di mettere tutti in pericolo. Sicuramente aveva una sorta di richiamo a lui quella chiave.
- Scusami.
- Non so davvero più cosa fare con te.
E quella fu l'ennesima certezza che senza Lady Lit eravamo spacciati.
Quando arrivammo esitammo ad andare fino in fondo a ciò che era stato programmato di fare. Toccai la tasca dei miei jeans, Lady Lit ci ripeté di indossare i vestiti reali, ma per quella cosa, no: dovevamo avere cose pratiche e per fortuna l'aveva capito. La mappa e la chiave c'erano, ma ora che eravamo arrivati al punto e stavamo per realizzarlo, avevo paura.
Sfilai dall'altra tasca la fiala del violaceum e, come aveva detto Lady Lit, ce lo spargemmo tra le mani. Avevamo le mani colorate leggermente di lilla, un po' inquietante in effetti, ma se serviva per proteggerci, allora andava bene così. Era la nostra unica protezione.
La botola l'avrei aperta io perché, dall'ultima volta, sembrava che rispondesse solo ai miei comandi: la chiave di quel piccolo quadro si era fatta estrarre da me e non da Dave; ritenemmo che dovevo essere io ad aprirla.
- Sei pronta, Debby? - chiese Lady Lit.
Gli altri si volsero nella mia direzione
Annuii.
Jack serrò la mascella manifestando la sua protezione per me e ad ogni mio passo, lui si avvicinava venendo nella mia direzione, e Lady Lit non disse nulla in contrario.
Avevo già la chiave in mano e mi avvicinai alla botola; una volta abbassata per togliere le foglie, mi avvicinai con l'orecchio a questa come la prima volta, e il caldo che sentii fu lo stesso. Sentivo caldo, ma tremavo allo stesso tempo mentre infilavo la chiave nella serratura. Jack era accanto a me in segno di protezione.
Quando la serratura scattò, tutti si avvicinarono in un decimo di secondo di tempo. Aprimmo lentamente e trovammo... buio.
Era un passaggio segreto: non sapevo dove portasse, ma lo era. E visto che oramai eravamo entrati in quella storia, non potevamo ritirarci proprio in quel momento.
- Dovremmo entrare lì? - un lampo di timore scosse Lucy.
- Coraggio... - la incitò Lady Lit.
Saltammo sul pavimento di legno cercando di non fare rumore.
- Le chiudiamo? - disse Fanny indicando sopra di sé le porte della botola.
- Chiudine una - disse Lady Lit - non si sa mai.
Camminammo bassi nel buio per pochi metri fino ad una lastra di vetro che emanava una luce. Con prudenza ci facemmo avanti. Il timore di vedere qualcuno sorprenderci era in ognuno di noi, infatti ci guardavamo intorno anche se lo spazio era piccolo e stretto. Ci affacciammo alla lastra di vetro che incontrammo più avanti e vedemmo ciò che non avremmo mai dovuto vedere. Tagliole, spine, corde, trappole... tutte cose familiari. Un brivido mi scese lungo la schiena... Quello era il nascondiglio di tutte le armi di Moror. E le persone che vi erano a lavorare erano i suoi schiavi, compreso quel ragazzo che era presente con lui alla battaglia: Treb, a nostra sorpresa, era legato e seduto ad un palo, in una prigione in alto, simile alla nostra altezza. Fiamme di fuoco da lavoro volavano alte.
- Ma quello è Treb! - disse Laurie.
- Dobbiamo saperne di più su questa storia - tagliò corto Lady Lit.
Dopo una breve esitazione, disse:
- Cerchiamo di liberare Treb.
- Cosa?! - domandammo tutti in coro.
Era incredibile come a volte cambiasse idea di punto in bianco: giorni prima non voleva nemmeno saperne di quella storia, ora voleva metterla in pericolo sul serio.
- Sh! Ascoltatemi - sussurrò - c'è un motivo se non è libero nel "suo" territorio, no? È il figlio di Moror, perché lo tengono legato?
Mi resi conto che aveva ragione: non aveva senso che stesse lì in quel modo.
Moror era più vicino di quanto potemmo immaginare. Qualcosa c'era. Qualcosa che non probabilmente non potevamo sapere, e per quanto Lady Lit si sforzasse di essere pù naturale possibile, anche lei si stava impegnando di venirne a capo.
- Dobbiamo arrivare a quella prigione che tiene Treb, la vedete quell'apertura? - ci disse Lady Lit.
Seguii con gli occhi il passaggio in cui eravamo e vidi che, facendo tutto il giro a raso della parete dove eravamo e che ci circondava, esso portava all'apertura che stava dicendo Lady Lit; c'era solo un problema: il percorso aveva un pavimento traballante ed era scoperto in alcuni punti e coperto da massi in altri punti. Nonostante avremmo usato la nostra invisibilità, dovevamo attraversare tutto quel ponte sopra gli schiavi senza far rumore. E il rischio era alto poiché traballava tutto.
- Coraggio! - disse Lady Lit.
Decidemmo di attraversare con la massima attenzione due per volta, fino ad arrivare alla discesa del passaggio, coperto, che portava alla prigione in alto di Treb.
Andammo io e Jack per primi, seguendo Lady Lit. Guardammo di sotto, eravamo molto alti. Quanta profondità poteva contenere quella botola?
Jack mi era accanto, pronto a difendermi in qualsiasi momento. Arrivammo con la massima lentezza al punto più stabile del ponte.
- Stai bene? - mi disse.
- Si - risposi. Mi baciò la fronte stringendomi a sé, come se fossi qualcosa di suo in procinto di cadere giù nel vuoto da un momento all'altro.
Avanzarono poi Melanie e Walter, anche loro con la massima lentezza. Arrivammo poi tutti al punto coperto e mi voltai indietro vedendo con sorpresa che Lucy era da sola e intimorita. Strano da lei, pensai, abituata a vederla in una versione diversa.
- Avete lasciato Lucy da sola?! - dissi non essendo d'accordo.
- Merda! - disse Dave - vado io, aspettateci qui.
Vidi un lampo di gelosia attraversare lo sguardo di Laurie.
- Svelto, Dave! - disse Lady Lit.
- Lucy, aspetta! - le sussurrò Dave.
E lei, in preda alla difficoltà, si immobilizzò. Ma era troppo tardi: il rumore che provocò tra i suoi passi incerti fu alto, tanto da far alzare le teste di alcuni schiavi nelle nostre direzioni. Anche se eravamo invisibili, il panico ci travolse. Treb non si era accorto di nulla, era troppo privo di forze per alzare anche solo la testa e troppo svogliato a liberarsi.
Lucy e Dave rimasero con gli occhi spalancati, immobili e io, altrettanto impaurita, guardai di sotto per vedere le prossime mosse di quegli schiavi.
- Avanti! Forza! - gridarono alcuni - A lavoro! Questo posto sta crollando a pezzi!
Tirammo un sospiro di sollievo, ma non era ancora finita.
Lucy e Dave ci raggiunsero e andammo lì dove era Treb.
- Lasciate parlare me - ci fermò Lady Lit.
Si girò in direzione di Treb pensando alle giuste parole, guadagnando pochi secondi in più, senza che il ragazzo la vedesse. Poi lo chiamò:
- Treb!
Lui sgranò gli occhi dietro le sbarre non appena la vide, pronto a chiamare gli schiavi e a smascherarci.
- Non ti conviene farlo! - Lady Lit gli stava per lanciare una fiamma blu e lui si ricompose.
Fu strano quel comportamento da parte sua: era il figlio di Moror, effettivamente non aveva motivi per aspettare di chiamare soccorso. Quello di Lady Lit era stato solo un voler intimorire.
- Perché sei legato? - continuò lei.
- Non sono affari tuoi!
- Dimmelo!
- Parla ancora e vi faccio rinchiudere uno ad uno.
Noi altri eravamo pronti per difendere Lady Lit, qualsiasi mossa avesse fatto Treb.
- Bene, allora marcisci qui dentro - disse Lady Lit - volevamo aiutarti!
E quelle furono le parole magiche che fecero scattare Treb all'attenzione.
- Aspetta! - le disse.
Lady Lit alzò un sopracciglio come se stesse a dire ho vinto. Gli rivolse di nuovo quello sguardo e lui ruppe il silenzio, sussurrando:
- Cosa vuoi fare?
- Voglio sapere la verità e tutto ciò che c'è da sapere su questa botola.
- Scordatelo!
- Addio, Treb.
- Aspetta!
Sembrava davvero che avesse bisogno di aiuto, così cedette e le disse:
- Se mi salvate da qui, vi dirò la verità.
Lady Lit gli diede la sua parola d'onore e cin un movimento del polso, lento ma efficace, riuscì a far scattare la serratura e liberarlo. Appena fu tra noi mi rivolse uno sguardo pieno di odio, misto a interesse, che mi fece deglutire, mentre Lady Lit, insicura della lealtà di lui, gli stava legando i polsi.
- Cos'è che la stai guardando così, eh? - gli disse Jack.
- Fatti i cazzi tuoi, stronzo! - si agitò Treb.
E per quanto quella sua aggressività fosse simile a quella di Lucy, lei scattò all'indietro intimorita dal tono di quelle parole. Noi un po' meno, perché eravamo in quel mondo da più tempo di lei e queste cose erano all'ordine del giorno.
Jack allargò le narici, pronto a esplodere.
- Basta! - disse Lady Lit - Idioti, litigherete dopo, non qui! Ora dovete fare silenzio! Volete farvi beccare?
Treb e Jack serrarono le mascelle e si attenerono a ciò che Lady Lit gli disse.
- Tutto bene? - chiesi a Lucy.
- Si... - rispose confusa - si, sto bene.
Potevo capire la sua tensione che cercava di mascherare.
Quando giungemmo all'uscita della botola, Lady Lit sussurrò a Jack le scuse per averlo precedentemente chiamato idiota, ma Jack le sorrise a significare che non era un problema.
Quando riprendemmo la marcia, Lady Lit non liberò Treb e lui ne risentì:
- Avevi promesso! - le disse - la tua parola d'onore...
- Tu mi racconterai tutto e io ti libererò.
- Mi libererai ora, Alia!
Ma sentirsi dire quel nome non era il massimo per Lady Lit: le riportava alla mente troppi ricordi della sua infanzia e della sua famiglia e le facevano male. E Treb lo sapeva.
Si infuriò più di quanto già lo era, così gli disse:
- Sarai mio prigioniero fino a quando finirai di fare lo stronzo!
- Non ti dirò mai nulla, allora!
- Peggio per te! Sarai prigioniero per sempre! E morirai.
- Non lo faresti mai! - fece un ghigno.
Lady Lit gli scagliò la luce blu e Treb sorpreso di quel suo gesto, si inginocchiò provando dolore, ma senza aiutarsi, per via di quei polsi legati.
- Lady Lit! - gridò Greg.
Eravamo stupefatti.
- Non mi sfidare, Treb... - lo ignorò lei - perché perderesti. E il tuo caro paparino non potrà salvarti. Basterebbe farti morire di fame e di sete. Non c'è un'altra tortura chissà quanto diabolica che adotterei. Quindi levati quelle facce di merda e attieniti a ciò che dico.
Non l'avevo mai vista così furiosa e cercai di calmarla cercando il suo sguardo. A quel punto si rese conto della sua esagerazione di quel momento e dopo occhiatacce cariche di odio si ricompose; ma io sapevo cosa aveva subito nel passato. La perdita dei genitori, di suo fratello, della sua famiglia è stato come perdere la sua vita.
Capimmo che dovevamo seguirla al castello. Treb compreso.

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#spazioautore:
Wellaaaaaabeellaagenteeee😄 come state belli? Cosa ne pensate di questo #newentry? Dite tutto, ce ne saranno da vedere... Non vi spoilero nulla e vi do appuntamento alla prossima settimana❤❤ Buon sabato, my readers😄😄 vi amo♡

IRIS - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora