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Ero furioso!

Come aveva potuto fare un cosa del genere?

Perché l'aveva fatto per uno come me?

Io non valevo quel sacrificio!

Era notte fonda e dopo essere uscito dallo studio, sbattendo la porta, ero sceso dalla nave e mi ero diretto verso il limitare della città, dritto dentro al bosco.
Camminavo a grandi falcate e molto velocemente, come se la casa in mezzo alla radura, che era lì da anni, potesse prendere e andarsene da un momento all'altro.
Volevo risolvere quel casino al più presto per far tacere la mia coscienza, che maligna continuava a torturarmi per quel gesto.
Continuava a ripetermi che io non lo meritavo. Non meritavo il suo affetto, tanto quanto non avevo mai meritato quello di suo padre, o quello di Edward, o di chiunque altro mi fosse mai stato attorno. Io ero nero. Un guscio vuoto abbandonato in un oblio dalla quale non potevo sfuggire. Non potevo trascinare anche loro giù con me.

Nel giro di pochi minuti, molti meno di quelli che avevamo impiegato la mattina per raggiungere quel luogo, nonostante lo svantaggio che dava buio e la luce fioca della luna, mi ritrovai di nuovo di fronte a quell'abitazione.
Dalla finestra si riusciva ad intravedere la luce delle candele ancora accese al suo interno. Erano le due passate, ma la sacerdotessa era ancora sveglia, magari a venerare la natura, o a preparare qualche strano intruglio per chissà quale problema.
Non mi posi la domanda se bussare o no, che già ero all'interno della casa.

<<Margaret!>>

Chiamai ad alta voce e subito la donna comparve al mio cospetto, sempre con il solito abito bianco, ma con un accessorio in più ad ornare la sua figura. Una collana dorata con il simbolo della conchiglia con una perla bianca al suo interno.

<<Alexander, a cosa devo questa visita nel cuore della notte?>>

<<Non far finta di non sapere perché mi trovo qua! Perché proprio la collana fra tutte le cose che poteva offrirti? Saresti potuta diventare molto ricca e invece hai deciso di togliere l'unica cosa che le era rimasta della sua vecchia vita. Perché? >>

<<questa collana>>

disse sfiorandola con le dita come se da un momento all'altro lei si aspettasse che si rompesse

<<è stata il giusto prezzo. Sai benissimo che non è la richezza che io desidero. Mi piace la mia vita semplice, dedita solo a venerare la natura e capire ciò che di benefico può fare per noi. Noi sacerdotesse non dispensiamo formule segrete per nulla: in cambio di una cosa di valore, ne vogliamo un altra che abbia lo stesso valore, ma non di certo valore monetario. Quella ragazza ha dimostrato di tenerci molto a te e questa ne è la prova. Ora che sai il perché puoi tornare alla tua nave e fartene una ragione.>>

<<rivoglio la collana!>>

<<Non posso proprio dartela, ora appartiene a me. >>

Disse facendo un passo verso la sua stanza dei miscugli. Non potevo permetterle di andarsene così, senza avermi dato ciò per cui ero venuto.

<<Cosa vuoi in cambio?>>

Stavo iniziando a perdere la pazienza, ma cercavo di non darlo a vedere. Glielo chiesi con tutta la calma che possedeva,  ma anche con un pò di impazienza. Lei fermò il suo cammino e si girò verso di me, facendo un piccolo sorriso.

<<oh non essere sciocco. Ti ho appena detto che le sacerdotesse non danno nulla a gratis.>>

<<hai detto però che per un oggetto di valore ne volete un altro di egual valore. Cosa desideri che possa avere lo stesso valore di quella collana.>>

Margaret sembrò rifletterci a lungo. Quando avevo ormai perso le speranze iniziò a parlare.

<<Ci sarebbe una cosa, ma...>>

<<qualsiasi cosa, basta riaverla. >>

<<Ci tieni tanto a lei.>>

Era un affermazione non una domanda ed entrambi sapevamo che lei non era la collana. Lei inclinò la testa e mi guardò, o almeno mi sembrò che guardasse, come avrebbe fatto una madre premurosa.
Non ebbi il tempo di rispondere che lei subito mi espose la sua richiesta.

<<Sappiamo entrambi che il tuo destino è collegato a quello del tesoro. La maledizione che pende su di te parla chiaro, ma io non voglio soldi come ti ho esposto prima. Fra le innumerevoli cose che ci sono nel bottino, un unica collana è di mio interesse. Essa è grande, dorata e la sua forma è quella del pentacolo con al centro un occhio. Quella collana mi ridarà la vista per il tempo che io la indosserò. Tu portami la collana e io in cambio ti darò quella della ragazza.>>

Impossibile!
Era semplicemente impossibile la richiesta che aveva avanzato. C'era un motivo per cui il tesoro era così ricco nonostante fosse nascosto da circa duemila anni, e il motivo era che nessuno era mai riuscito a trovare la mappa per esso, ne tanto meno ad usare la bussola o ad arrivarci anche solo per sbaglio.

<<nessuno ha mai trovato quel tesoro! Come pensi che riuscirei a trovarlo io?>>

<<vorrà dire che mi terrò questa collana.>>

<<va bene>>

Mi arresi infine

<<ti porterò la tua stupida collana, ci volessero anche tutti gli anni che rimangono della mia vita.>>

La sacerdotessa sorrideva soddisfatta.
Io uscii impettito e ancora più determinato di quando ero entrato.
Avrei trovato quel tesoro e riportato la collana a Charlotte a qualsiasi costo.
Rifeci la strada al contrario, ma non salii subito sulla mia nave. Andai a sedermi sulle rive sabbiose della spiaggia di Port Royal, per pensare.
La luna si rifletteva sulla superficie dell'acqua, che quella sera era tutt'altro che calma. Le onde si infrangevano sulla riva provocando una spuma bianca e scintillante. Il rumore del mare era sempre riuscito a tranquillizarmi, ma quella sera mi rendeva inquieto.
Sapevo che per trovare il tesoro ci aspettava un lungo viaggio, pieno di insidie e dalla quale non sapevo nemmeno se saremmo usciti vivi.
Tornai alla nave, la mia bellissima Black Rose, così silenziosa che sembrava quasi vuota.
Ormai tutti erano nelle cabine a dormire, ignari di quello che avrei proposto loro il giorno dopo. Non avrei mai mandato il mio equipaggio a possibile morte senza che loro lo sapessero o avessero l'opportunità di tirarsi indietro.
Guardai un ultima volta l'orizzonte ben sapendo quale sarebbe stata la prima tappa di quell'avventura: Tortuga, l'isola dei pirati.

Buongiorno miei pirati e piratesse.

Oggi, per il compleanno di mia madre mi sono messa ai fornelli dopo un sacco di tempo che non facevo dolci. Non per dire, ma mi sono venuti dei profiteroles fantastici... e ho pure fatto i ravioli in casa, con tanto di mal di braccia visto che la macchina per stendere la pasta io non ce l'ho. Speriamo sia tutto buono, altrimenti spacco qualcosa... si, non ho pazienza.

Comunque a parte il mio disagio, finalmente anche questa storia ha un obbiettivo da raggiungere (manco fossimo in un videgame). Ce la faranno i nostri eroi? La collana verrà portata in salvo?
Bho, si vedrà.

Scusate, oggi sono il delirio ma va così visto che ho ripreso in mano i pastelli, i fogli da disegno e le matite e mi sono rimessa a fare quello che in teoria avrei studiato per il mio futuro:disegnare. L'artistico gioca brutti scherzi alla mente... anche il teatro, ma facciamo che rimane un segreto.
Me ne vado, ciao ciao.

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Black Law:la leggenda dei sette mariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora