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<<che cazzo stai facendo?>>

Merda!
Ero nei guai.

Mi stupii di me stessa nel aver anche solo pensato una parola così scurrile.
Indietreggiai spaventata quando di fronte a me due occhi di brace mi fissavano.
Sembrava che i due cieli stellati si fossero tramutati in buchi neri, pronti a risucchiarmi.
Era attratta e spaventata allo stesso tempo.
Il capitano Law era affiancato dal suo vice capitano, che mi fissava scioccato e seriamente preoccupato. Tutto il suo corpo era teso come se si stesse preparando per qualche cosa.

<<io..io.. stavo solo..>>

Non sapevo cosa dire. Non avevo spiegazioni a riguardo.

<<hai perso la voce Charlotte!>>

Mi rimbecco lui.
Non aspettò nemmeno due secondi che fece un passo verso di me, minaccioso.
Cercava di controllare la rabbia e soprattutto la voce, tenendo un tono basso, scandendo ogni parola.

<<quante volte ti ho detto di non entrare qua dentro? Ti avevo avvisata a riguardo. Vai fuori di qua ora.>>

<<mi dispiace...>>

Non riuscivo a muovermi, per quanto mi avesse "cortesemente" invitata ad uscire. Ero pietrificata e mortificata.

<<esci da qui, cazzo!!>>

Battè un pugno sulla porta e io feci un salto per lo spavento prima di scivolare fra loro e l'uscio e scappare. Vidi giusto Edward che cercava di calmare Alexander, ma lui prese un oggetto e lo scaraventò contro la parete, prima di trascinare il suo migliore amico dentro la stanza. Sentii un forte tonfo e mi preoccupai.
Misi da parte tutto il mio timore e risalii le scale piombando nella stanza.
Black Law teneva per il collo Norton che era diventato rosso in volto perché non respirava.

Presi il primo oggetto che mi passò fra le mani - un vassoio da The in argento- e diedi un colpo in testa ad Alexander.
Lui svenne cadendo pesantemente a terra e il suo amico riprese a respirare.
Edward mi guardò ancora sconcertato, prima di caricarsi il capitano sulle spalle, come un sacco di patate. Senza nemmeno guardarmi si avviò verso l'uscita.

<<seguimi e fai silenzio>>

Lo seguii nei livelli inferiori della nave, aiutandolo a portare il corpo inerme del nostro amico. Arrivammo al ponte più basso. Lui si tolse dalle spalle Alexander, lasciando che io avvolgessi la sua vita con il mio braccio, tenendo ,per un attimo, tutto il peso del suo corpo con il mio, mentre Norton tastava la parete di fronte a noi.
Un secondo dopo sentii un rumorino e un pannello di legno si spostò di lato, mostrandoci un corridoio con delle celle. In fondo, un unica cella blindata ed era proprio li che ci dirigemmo noi.
Edward tirò fuori una catenina dalla camicetta rivelando un ciondolo a forma di chiave all'apparenza usurata dal tempo e dall'utilizzo. Si sfiló la collana e con la chiave aprì la porta.

La stanza al suo interno era spoglia tranne che per delle manette ancorate alla parete di metallo.
Pareva di essere rinchiusi in una scatoletta di metallo di tre metri per tre, con un soffitto alto abbastanza da farci stare in piedi, ma non di molto.
Edward poggiò Law vicino alle catene e mi indicò una delle due mentre lui legava l'altra al polso destro del capitano.
Io feci lo stesso molto titubante e poi insieme ci sedemmo a terra, poggiando la schiena sulla porta fredda e ormai chiusa. Ad illuminarci solo una lampada che ebbi avuto l'accortezza di portarmi dietro.

<<tu te lo aspettavi>>

Non era una domanda. Era un affermazione.
Avevo capito fin da subito che qualcosa non andava e lui era fin troppo teso.
Edward sospirò e si mosse nervosamente sul posto.

Black Law:la leggenda dei sette mariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora