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Non sono mai stato preso sotto da un carro, ma credo che il dolore che stavo provando in quel momento, fosse molto vicino ad essere calpestato da quattro cavalli imbizzarriti.
Quando aprii gli occhi, la prima cosa che vidi fu il buio, umido e soffice sulla mia pelle. Con molta fatica alzai un braccio per togliermi la benda fresca dal volto e mettere così a fuoco la mia camera. Per lo più riuscivo a vedere solo il soffitto della stanza, in quanto tutto il mio corpo, al mio tentativo di mettermi a sedere, aveva iniziato a dolere. Al secondo tentativo strinsi i denti, cercando di andare oltre a quella sensazione, riuscendo finalmente ad appoggiare la schiena al muro. Lo sforzo mi aveva lasciato con il fiato corto, o forse erano le fitte lungo tutto lo stomaco che mi toglievano l'aria dai polmoni.

Controllai i danni in giro per il mio corpo, ritrovando le braccia completamente mummificate, da sotto la spalla fino alla punta delle dita. Il torace e l'addome erano quasi nella stessa condizione, mentre le gambe erano libere fino a sotto al ginocchio, ma le fasce ricoprivano la maggior parte del polpaccio, fino alle dita dei piedi. Guardai la mia camera trovando un bicchiere d'acqua, che prima non avevo notato, sul mio comodino e lo svuotai completamente. Avevo la stessa sensazione di essere stato per giorni nel deserto ed essermi completamente disidratato.
La faccia rimaneva comunque prurigginosa, ma non osavo toccarla non sapendo ancora in che condizioni era. Presi così il piccolo specchio che tenevo sempre nel cassetto del comodino e lo puntai su di me. Il viso era completamente arrossato e screpolato, ricoperto da una strana crema dal colore innaturale, probabilmente qualche nuovo intruglio del medico di bordo.
La mia curiosità verso le condizioni del mio corpo dovette essere fermata sul nascere, in quanto, nel momento in cui tentai di togliere le bende dalla pelle, essa sembrava come incollata e i miei muscoli non erano di certo pronti ad essere strappati via dalle osse, non dopo tutto quello che era già successo.

Ma cosa era successo?

I ricordi erano un po' annebbiati. Nella testa c'erano sfuocate immagini e ricordi di quando era su quella scialuppa, pronto a morire da un momento all'altro. Ricordavo chiaramente delle voci attorno a me, ma non riuscivo a mettere a fuoco dei volti precisi, fino a che in quel ammasso confuso che erano i miei ricordi, riconobbi una voce. C'era più disperazione in quella voce di quanta ne avessi mai voluta sentire e così tutto fu un po' più chiaro. Charlotte!
Dovevo assolutamente trovarla!  
Indossai dei pantaloni, cercando di fare meno movimento possibile, per poi uscire dalla stanza a camminare lungo il corridoio fino alla sua camera, tenendomi per lo più alle pareti. Mi sentivo ancora così stanco e debole.
Non bussai nemmeno quando vi arrivai, aprendola di scatto, per ritrovarmi in una stanza vuota. Lei non era lì. Affranto per non essere riuscito al primo tentativo, andai nell'unico altro posto in cui sarebbe potuta essere in quel momento. Così salii sul ponte di comando, quasi del tutto privo di persone, in quanto all'esterno il sole era andato a dormire per lasciare lo spazio alla pallida luna. Credo di non aver mai fatto così fatica a salire gli scalini per arrivare al mio ufficio, nemmeno da ubriaco. Aprii la porta e la prima cosa che notai nella stanza, fra tutti quei libri e cianfrusaglie, era il corpicino di Charlotte. Si era addormentata alla mia scrivania, sopra una pila di libri aperti, con solo una piccola candela, che stava per spegnersi, ad illuminarla. Non volevo svegliarla, solo rimanere a contemplarla e magari alleviare un po' di quel dolore. Spostai qualche libro da uno scaffale, trovando una bottiglia nascosta di rhum, per le emergenze. Quella mi sembrava proprio un emergenza.
Mi sedetti sulla sedie di fronte alla scrivania, stappando la bottiglia e bevendone avidi sorsi. Il liquido ambrata mi bruciò la gola e subito una sensazione di sollievo mi pervase. Ne bevvi fino a che non fui a metà della bottiglia prima di cadere nella confusione totale.

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Sentivo il collo dolermi per la posizione scomoda nella quale mi ero addormentata. Ancora una volta avevo passato decisamente troppo tempo sui libri, non riuscendo però a concentrarmi sulle parole scritte,finendo per rileggere le stesse due righe almeno cinque volte. Mi ero addormentata solo dopo un paio di pagine di uno dei diari di bordo di Alexander, non riuscendo più a bloccare l'enorme stanchezza che mi ero portata avanti per giorni. Dopo chissà quanto tempo che avevo riposato su quella scrivania però, mi ero quasi pentita di non essere andata nella mia camera. Le braccia formicolavano per la posizione scomoda in cui erano state costrette e le spalle erano rigide ed indolenzite.
Stropicciai gli occhi cercando di mettere a fuoco ciò che avevo davanti; un impresa più che ardua considerando che la candela sulla scrivania era quasi arrivata al termine della sua vita.

Quando mi accorsi della figura sulla sedia di fronte a me,per poco non caddi con il sedere sul pavimento di legno. Alexander se ne stava semi disteso in una posizione scomposta,mentre una bottiglia quasi vuota di rhum poggiava sul tavolo in mezzo alle nostre figure.
Mi alzai di scatto andando vicino a lui,raggiante come non mai nel vederlo sveglio dopo tutto quello che era successo.

<<Capitano! Dovresti essere nel letto a riposare...>>

Allungai una mano verso di lui,per poterlo toccare,ma mi fermai giusto in tempo,notando il suo volto diverso dal solito. Sembrava privo di emozioni e quando i suoi occhi neri si alzarono verso di me,non ebbi più alcun dubbio che quello era il Demone.
Feci un passo indietro mentre si quel volto straniero si dipinse un sorriso che mi fece venire i brividi lungo tutta la schiena.

<<Cosa c'è Charlotte? Hai paura di me adesso? Eppure non la pensavi così le volte in cui il tuo capitano mi sfruttava per salvarvi la pelle.>>

La sua voce era così diversa,quasi non umana. Lui non parlava quasi mai, ma quando lo faceva era come se la Morte ti stesse sfiorando,pronta a portarti con se.
Il Demone si alzó dalla sedia, costringendomi ad arretrare ancora di più, fino a che non sbattei la schiena contro il bordo della scrivania. Cercai con la mano alla rinfusa,un qualsiasi oggetto che potesse aiutarmi nel far allontanare quel mostro da me,prima che mi intrappolasse nella sua presa. Sembrava non ci fosse niente se non libri,fino a che le mie dita non sfiorarono la bottiglia di rhum.
Quando il Gheburin fu abbastanza vicino, strinsi la presa sul collo della bottiglia e con tutta la forza che avevo,la scagliati contro la sua testa,facendola rompere in pile pezzi. Questa distrazione mi diede il tempo di correre fuori, scendere le scale e dirigermi verso i corridoi lunghi che caratterizzavano il sotto coperta della nostra nave.

Il Demone non sembrava essere stata intimorito del mio attacco. Sentivo i suoi passi dietro di me, veloci, decisamente inumani,ma io avevo un idea e speravo solo che funzionasse.
Tastai la parete del corridoio nella quale mo trovavo,fino a che non trovai quello che cercavo. La porta nascosta per le prigioni si aprì e io la lasciai volontariamente spalancata. Aprii anche la cella di Alexander,ma questa volta lasciai l'uscita solo leggermente aperto,mentre io mi nascosi in una delle celle vicine.

Sentii che si stava avvicinando perché i suoi passi si facevano sempre più vicini. Aspettai pazientemente, non muovendo un solo muscolo e cercando di non respirare se non estremamente necessario.

<<Vieni fuori Charlotte, non ti farò nulla!ohhh... pensavo che quella cella ti potesse proteggere da me?>>

Disse avvicinandosi all'uscita mi della sua scatola di metallo, aprendo la porta per controllare che io non fossi dentro. In un balzo arrivai alle sue spalle e lo spinsi dentro con una forza che non credevo di possedere. Chiusi la porta velocemente, e un secondo dopo sentii qualcosa di molto pesante sbattere dall'altra parte. Colpi ripetuti arrivavo sulla porta ormai sigillata ed impossibile da aprire,persino per lui. Mi accascia,appoggiando la schiena su di essa e avvolgendo le gambe con le braccia,poggiando la testa sulle ginocchia. Ascoltai in silenzio ogni colpo,ogni imprecazione e maledizione, sperando che tutto sarebbe andato per il meglio e che quello strazio sarebbe presto finito.

Hello
Era tipo quasi un anno che non facevo due aggiornamenti in un mese. Brava me ahahahah
Comunque il mio intento per il prossimo anno è finire tutte le storie che ho iniziato a pubblicare, e farvi leggere i capitoli con più costanza. Per ora non posso promettere più di un capitolo al mese però.
Ci stiamo avvicinando al momento fatidico di questa storia. Riusciranno a trovare il tesoro? E una volta trovato cosa capiterà al capitano?
Ma soprattutto, riusciranno a tornare in Inghilterra per far giustizia al padre di Charlotte?

Per ora non la so nemmeno io la risposta a queste domande.

Ps. Se vi annoiate seguitemi su Instagram, che ho più vita sociale li, o anche se solo siete interessati all'America. Io dopo due mesi devo ancora capire se mi piace vivere qua o no🤔

Ciao ciao

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