23

1.7K 91 6
                                    

I marchi sono indelebili e per quanto noi lo vogliamo, ci segnano per tutta la vita, che essi siano positivi o negativi. Quello di Alexander era sicuramente il marchio del demonio e lui ne era pienamente cosciente, così tanto da far fatica anche solo a guardarlo. Era sempre coperto, anche nelle stagioni più calde, ma quel giorno aveva deciso di sfiorarlo con la punta delle dita, sentendo la pelle leggermente in rilievo che tracciava quel disegno. Lo coprì così per qualche istante per poi mostrarlo alla ragazza di fronte a lui, che ne rimase quasi incantata. Sembrava un tatuaggio, eppure era più simile ad un cicatrice fatta col fuoco, ma chi mai avrebbe potuto stampare quel simbolo sul corpo di qualcuno?

<<Questo marchio è ciò che ha fatto iniziare ogni cosa. Il simbolo di Satana è semplicemente comparso sulla mia pelle, prima leggero, poi sempre più intenso e profondo, fino a che non ho iniziato a sentirlo bruciare nelle ossa. Mi ricordo ancora quando si è completato: non credo di aver mai provato un dolore simile in tutta la mia vita. Credevo sul serio che sarei morto e avevo solo pochi anni.
Dicono che sia il marchio che sceglie la vittima, ma non mai capito perché avesse scelto proprio me, il figlio di una delle custodi degli oggetti sacri.
Ce ne sono tre in tutto il mondo e mai erano stati così vicini l'uno dall'altro come ora, se non nel giorno della loro creazione: la bussola di smeraldo impazzita, la mappa delle isole che non esistono e la chiave di lava. Tutti oggetti custoditi ai capi del mondo, perché solo il prescelto li potesse trovare ed usare. Detta così sembra quasi che chi riceve il marchio abbia vinto ogni cosa e in un certo qual modo è vero:il marchio attira su di sé il favore del Re dell'Inferno, che dona ricchezze, fama, fascino e astuzia, ma ogni cosa ha un caro prezzo. Il marchio non solo porta tutto ciò, ma è anche un potente sigillo, che lega per l'eterno l'anima del possessore, con quella di un atichissimo demone. Un Gheburin, o almeno così mi hanno detto che si chiamano questo tipo di demoni malvagi spinti solo a commettere violenze, che godono della loro stessa cattiveria. Colui che di solito dorme all'interno del mio corpo è il custode del tesoro e solo lui saprà come raggiungerlo una volta arrivati nell'isola misteriosa nella quale esso è sepolto.
Chi conosce le leggende farebbe carte false pur di avere me e il custode, come hanno fatto quegli stronzi della marina con mio padre. L'uomo è avaro e non cambierà mai.>>

Rimase qualche istante sovrapensiero pensando a quanto, quello che era, avesse rovinato in realtà la sua vita e di quelli che gli stavano attorno.

<<In teoria il demone dovrebbe staccarsi dal corpo del posseduto una volta ritrovata la strada di casa, cioè una volta che sarà tornato all'isola del tesoro. In pratica nessuno è mai riuscito nell'impresa, sono tutti morti consumati da Lui. Non è facile tenerlo costantemente a bada, soffocando anche ogni sentimento che potrebbe accenderlo. Si nutre di me, delle mie paure, della mia rabbia, delle mie forze e pure delle debolezze e non è mai sazio, per questo ho bisogno dell'infuso. È l'unica cosa che funge da sonnifero, portandolo in uno stato di momentaneo letargo permettendomi di respirare liberamente.

Non ho mai avuto il coraggio di raccontarti questa storia per paura che tu potessi scappare una volta scoperta la verità, ma non potevo continuare a tenerti all'oscuro di tutto. Tu sei forte, Charlotte, intelligente e con un gran cuore, riesci sempre a superare le mie aspettative e nonostante i tuoi comportamenti sconsiderati, da quando sei arrivata qua è come se fossi più tranquillo. Non so spiegartelo, ma hai un effetto positivo su di me, quasi calmante.

Bhe, a parte quando fai qualche cosa stupida,  come stasera... la mia promessa sposa? Davvero?! >>

Chiuse il suo discorso serio osservandola con un sopracciglio alzato. 
Lei sorrise imbarazzata, strofinando le dita fra loro in un gesto nervoso.

<<È la prima cosa mi è venuta in mente, dovevo attirare la loro attenzione per portarli lontano dalla nave. >>

Alexander sospirò sconfitto, sapendo che non avrebbe mai potuto confinare la sua intraprendenza, nemmeno se ci avesse provato.

<<Ci rinuncio con te.>>

Si lasciai andare sul letto, distendendosi finalmente rilassato dopo tutto quello che era successo. Chiuse gli occhi godendosi il pacifico silenzio che si era creato, non uno di quelli imbarazzanti, semplicemente uno di quelli riflessivi e pacifici. Sentì dopo poco il materasso al suo fianco che si abbassava sotto il leggiadro peso di Charlotte. Aprì un occhio trovandola più vicina di quello che pensasse, ad osservarlo curiosa. La ragazza lo sorprese prendendogli delicatamente il braccio con le sue mani eleganti appena rovinate dai lavori che faceva in cucina. Le unghie non erano di certo curate e smaltate come conviene ad una ragazza del suo rango, come le mani non erano pallide e perfette, eppure nelle loro imperfezioni, lui le trovava così eleganti. 
Le sottili dita percorsero il  braccio fino ad arrivare al marchio, percorrendolo leggiadra, quasi avesse paura di fargli male. Il ragazzo rimase per tutto il tempo con il fiato sospeso, forse perché non sapeva ancora cosa le sfrullava per la testa, cosa pensava in quel momento della sua confessione. Sarebbe scappata davvero, o sarebbe rimasta al suo fianco?
Nel dubbio prese la decisione per entrambi. Le afferrò il braccio trascinandola sul letto facendole perdere l'equilibrio e cadendo addosso a lui. Si ritrovò stritolata in un abbraccio, intrecciati in maniera quasi buffa, con la faccia schiacciata sul petto del giovane, mentre la sua veniva sommersa dai capelli di lei.

<<Non te ne andare.>>

Il suo petto aderiva con quello del capitano ed i loro cuori iniziarono a battere all'impazzata a ritmo, l'uno con l'altro.

<<Non ti lascerei in ogni caso, sei tutto per me ora, Alexander. Non riuscirei ad immaginare la mia vita senza di te, Edward e questa nave. Non mi importa quanto tutto questo sarà pericoloso, io rimarrò sempre qua a coprirti le spalle, ad incatenarti se necessario, ma affronteremo tutto assieme, fino alla fine.>>

Charlotte alzò i suoi occhi in quelli neri di Alexandet che vide solo profonda e completa sincerità in essi, oltre che ad una pura dolcezza. Forse era il modo in cui si stavano guardando che lo spinse ad essere più intraprendente, o forse voleva semplicemente fare ciò che da tempo gli frullavano per la testa e che aveva sempre zittito. Alzò leggermente il busto costringendo anche Charlotte a rialzarsi e a mettersi seduta a gambe incrociate sul materasso. Le spostò i capelli che le ricadevano davanti al volto, coprendo i suoi smeraldi e poggiandosi sulle guance e sulle labbra schiuse, in attesa.
Alex avvicinò il suo volto a quello di Lottie non perdendo mai il contatto visivo, fino a che le loro labbra non si scontrarono in un bacio soffice e titubante.

Buongiorno,
O buonanotte, dipende da quale parte del mondo siete in questo momento...
Comunque sorpresa!
Un capitolo piuttosto ricco di informazioni per compensare il fatto che aggiorno una volta ogni morto di papa :/

Spero che possa allietare il vostro fine settimana, io vado a dormire, visto che in Australia è praticamente notte ora, ciao ciao

Twitter:Milena orton
Instagram: thesoulinastory2296

Black Law:la leggenda dei sette mariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora