Charlotte si svegliò nel suo letto quel mattino, credendo che tutto quello che era successo la sera prima fosse stato solo un sogno, frutto della sua fervida immaginazione. Eppure più ci pensava più sentivo un leggero pizzicore sulle labbra, come se la bocca di lui fosse ancora sulla sua.
Non aveva nemmeno mai provato ad immaginare che Alexander potesse provare qualcosa per una come lei, che non era di quel mondo e che lei stessa si considerava solo un bimba in mezzo ad un mare di adulti.
Non voleva sbatterci troppo la testa su quello che era accaduto, per non darsi false speranze, ma nonostante ciò, segretamente sperava che il tutto contasse qualcosa. Per lei aveva significato aprire una porta, verso i suoi sentimenti, che non si sarebbe più richiusa, al massimo solo accostata fino a che sarebbe riuscita a tenerla.Si alzò dal letto, vestendosi come ogni mattina, ma passando un attimo di più a riflettersi nel catino, per sistemarsi l'ammasso di capelli. L'acqua salmastra di certo non faceva bene a loro, ma ormai era abituata pure a quella. Era strano come in così poco tempo fosse riuscita a fare suo uno stile di vita così diverso dal precedente.
Lo chiamavano spirito di adattamento, ma a lei all'inizio era sembrato più lo spirito di sopravvivenza.
Sarebbe riuscita ad andare in fondo a quella storia?
Se lo chiedeva spesso non trovando però risposta. Aveva paura di deludere suo padre e sua madre se avesse fallito ed era qualcosa che non si sarebbe mai perdonata.
Uscì finalmente dalla stanza trovando faticoso percorrere tutto il corridoio fino alle scale per il ponte esterno. La nave barcollava troppo quella mattina, forse segno di un imminente temporale. Una volta arrivata fuori, il cielo scuro la accolse, assieme ad un leggero vento e ad onde più movimentate del normale. Stavano uscendo di nuovo in mare aperto, non più verso le coste sicure della sua madre patria, ma verso coste ancora inesplorate di una terra vergine.
Solo il pensiero di essere la prima a toccare con mano un luogo del genere, la emozionava e non poco. Era come nelle storie, quelle belle che sua madre le raccontava la sera prima di dormire, dove gli eroi scoprivano nuovi mondi e le principesse si salvavano da sole.Le prime gocce che piovevano le si appoggiarono sul naso, facendoglielo arricciare come farebbe un coniglietto. Attorno a lei i marinai si prodigavano a portare tutto sotto coperta, ad assicurare le vele e legare le funi in visto del temporale. Aiutò Lucas, il ragazzo che di solito faceva la vedetta, a legare qualche fune, ritrovandosi a tirare con tutte le sue forze infierendo sulle sue mani già callose. Se sua nonna le avesse guardate l'avrebbe di certo rimproverata per la sconsideratezza. Una signorina che si rispetti dovrebbe avere le mani sempre curate...I calli sono fatti per la servitù.
Eppure lei non si sentiva comandata da nessuno, lo faceva perché le piaceva la sensazione di soddisfazione nel fare qualcosa per sé e per chi le stava attorno.Quando ebbe finito di aiutare ormai le gocce rade si erano trasformate in un vero e proprio diluvio, così con gli abiti bagnati ed infreddolita, decise di entrare nello studio, più che altro perché era il posto asciutto più vicino. Non sarebbe riuscita a scendere le scale senza cadere nemmeno se avesse saputo volare.
Si chiuse la porta alle sue spalle, lasciando fuori il brutto tempo e venendo avvolta dal piacevole tepore che c'era nella stanza. Le finestre erano già state tutte chiuse e sulla scrivania una lampada minacciava di cadere.
C'era molto più ordine li dentro rispetto alla prima volta che vi era entrata. Molti oggetti erano stati sapientemente chiusi in alcuni bauli, per evitare che il temporale li facesse cadere e danneggiare. Sulla scrivania non vi era più alcun foglio, probabilmente tutti riposti male e di fretta nei cassettini.
Afferrò la lampada poggiandola in terra in modo che illuminasse quanto più spazio attorno a lei possibile. Non aveva mai sopportato i temporali, non perché le facessero paura, ma perché erano semplicemente una seccatura. Odiava la sensazione di freddo e umido che provava dopo che la pioggia l'aveva inzuppata, così decise di togliersi la camicetta, strizzandola per bene e stendendola vicino alla lampada.
Di certo nessuno sarebbe entrato in quel posto ed il suo capitano era troppo impegnato a governare la nave per lasciare il timone.
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Black Law:la leggenda dei sette mari
FantasyIl pirata Alexander John Law, conosciuto in tutto il mondo con il nome di Black Law ,aveva tutto quello che un pirata poteva desiderare:soldi, fama, una nave bellissima , una ciurma fedele e tutte le donne ai suoi piedi. Ma aveva il peso del suo pas...