31

1.8K 72 12
                                    

La consapevolezza di avere la vita di qualcuno fra le mie mani non era una sensazione che avrei voluto provare di nuovo. Non ero tagliata per fare la leader, per dare ordine e pensare che gli altri li seguissero. Non avrei voluto essere il capitano di quella nave nemmeno per tutto l'oro del bottino che avremmo trovato, ma in quella occasione ero stata costretta a prendere un ruolo che non mi apparteneva.

Era stato un rischio quello di dirigersi verso un isola sconosciuta, con più incognite che certezze. Io avevo preso quella decisione e quindi dovevo essere io a dimostrare che ero in grado di portare avanti le mie scelte. Ad ogni ora che passava sentivo sempre di più la pressione sulle mie spalle, e spesso mi chiedevo con Alexander facesse a sopportare tutto quello. Quando lui dava gli ordini, sembrava tutto così facile e nessuno dubitava delle sue parole. Io invece mi sentivo giudicata, anche involontariamente, da ogni sguardo che si posava su di me.

Le mie conoscenze come navigatore non erano di certo pari a quelli di un esperto, ma mio padre aveva ben pensato di insegnarmi ciò che sapeva. Mi era sempre piaciuto salire sulla sua nave e giocare al marinaio, o al pirata.
Fino a quel momento non avevo ancora pensato a dove io mi inserissi in tutto quel contesto. Che cos'ero io? Un pirata? No di certo. Non ero un marinaio, o un semplice ospite, quasi sicuramente potevo considerarmi una fuori legge di qualche sorta.
Se solo le ragazzine della mia città mi avessero potuto vedere, gli sarebbero venute le doppie punte al solo pensiero di dover stare vicino all'acqua salata per così tanto tempo. Avrebbero di certo avuto di che parlare con i propri genitori, spettegolando e aggiungendo commenti di disprezzo.

Mi ero appena appisolata sulla sedia quando qualcuno bussò alla porta. Aprii un occhio osservando Edward sulla soglia. Come me, aveva profonde occhiaie e probabilmente se non fosse stato per lui non sarei riuscita a tenermi insieme negli ultimi giorni.

<<L'isola della mappa e a qualche ora di distanza. Come procediamo una volta arrivati?>>

<<Anche se decidessi cosa fare, non sono io il vice capitano. Nessuno di questi uomini mi seguirebbe. Non sono nessuno in questa nave Edward.>>

Dissi amaramente. Ero già sconvolta che fossimo arrivati fino a lì senza che nessuno avesse messo in discussione la mia decisione. Perché lo avevano fatto? E se mi fossi sbagliata? Se avessimo perso solo del tempo prezioso che non avevamo?

<<Charlotte, ti abbiamo ascoltato perché era la cosa più logica da fare. Qualsiasi cosa accada, ci hai dato una speranza e se questa isola non è quello che speravamo proveremo in altra, fino a che avremo tempo. Ora ho bisogno che tu ti concentri. Che cosa farebbe il capitano al tuo posto? >>

Riflettei un attimo e cercai di immedesimarmi in Alexander. Quale sarebbe stata la prima cosa da fare una volta arrivati vicino all'isola?
Mi sporsi verso la scrivania osservando la mappa che vi stava sopra.

<<Cercare un posto sicuro nella quale approdare. Guarda Edward. C'è un fiume che la percorre fino al cuore, se riusciamo ad imboccare l'entrata e a percorrerlo, probabilmente troveremo un villaggio sulle sue rive.>>

Indicai ciò che avevo visto al vice capitano che mi guardò pieno di orgoglio. Diede un occhiata alla mappa lui stesso, per poi uscire per andare a fare gli ordini al timoniere.
Nemmeno quattro ore dopo, quando il sole era alla sua massima altezza nel cielo, scorgemmo le rive scogliose dell'isola.
Due montagne rocciose di paravano davanti a noi, divise da un fiume grande abbastanza per far passare la nostra nave senza troppi problemi.
Per un attimo il cielo si fece più buio, visto che eravamo coperti dall'ombra che le rocce proiettavano sulla distesa di acqua, ma subito dopo, un incantevole paesaggio si aprì davanti a noi. Una distesa verde di palme ed altri arbusti tropicali ricopriva la maggior parte della terra circostante.

Black Law:la leggenda dei sette mariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora