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Non era facile perdere qualcuno, soprattutto dopo aver perso già tutto. Avevo visto mia madre e mio padre morire di fronte a me, non potendo far nulla per aiutarli. Era una sensazione angosciante e straziante, che ti lacera a dall'interno e la stavo riprovando proprio in quel momento. Ero stata impotente di fronte alla decisione di Alexander, lasciando che affrontasse i pericoli da solo, ancora una volta. Non avrei potuto sopportare di perdere anche lui senza aver fatto nulla, anche solo per provare a salvarlo.
Così mi ero ritrovata aggrappata al ponte della nave, con il legno duro sotto le mie piccole dita che stringevano così forte da essere diventate bianche. Guardavo verso la nube densa in cerca di qualsiasi segno che lui fosse ancora con me. Ero così preoccupata da quello che succeddeva la fuori, da non accorgermi quasi quando la mano di Edward si poggió sulla mia spalla, in segno di conforto.
Erano passati tre giorni ormai e quando il sole sarebbe calato anche su quell'ultimo giro di orologio, tutti sapevamo cosa avrebbe significato.

<<Dovresti riposarti. >>

Mi disse dolcemente come solo un fratello maggiore potrebbe fare.

<<Come potrei mai riposare se fra meno di 8 ore potrei dire addio per sempre al nostro capitano? >>

Nolan annuì dandomi ragione, per poi poggiarsi al balcone con la schiena e incrociare le braccia al petto. Come se un pensiero buffo gli fosse passato per la testa, si mise a sorridere, o forse era un ghigno, uno di quelli che appartenevano a chi la sapeva più lunga di tutti.

<<Quindi tu ed Alexander...? >>

Divenni rossa in volto, facendo un balzo indietro per essere stata presa alla sprovvista da quella domanda sospesa con un significato molto impudente.

<<Io ed Alexander cosa? >>

<<Si vedono lontano chilometri gli occhi da triglia che gli fai... Per non parlare di quando vi ho beccati mezzi nudi nel suo studio... >>

<<N..Non so di cosa tu stia parlando... E i miei occhi sono normalissimi! >>

Midi il broncio girandomi dell'altro lato con fare offeso. Quando tornai a girarmi verso Edward per controllare che fosse ancora lì, lo trovai nella stessa posizione, ma con lo sguardo perso verso il cielo, troppo annebbiato per avere stelle.

<<Sai, sono contento che tu parte della nostra vita. Alexander è sempre stato molto solo e chiuso in se stesso, ma da quando ci sei tu è cambiato; sembra quasi riuscito a convincere se stesso di potersi meritare un po' di felicità. Potrete anche non ammetterlo mai, nemmeno a voi stessi, ma si vede dal modo in cui vi guardate e dal modo in cui orbitale l'uno attorno all'altro che fareste di tutto per l'altro. Mettereste la vostra stessa vita in pericolo ed è una cosa che va oltre essere semplici fratelli. >>

Rimasi incantata dalle sue parole, ma venni subito risvegliata dalla voce di Lucas dalla torre di vedetta.

<<IMBARCAZIONE IN VISTA! >>

Mi girai di scatto, sporgendomi dal ponte per vedere meglio. Una piccola nave stava andando alla deriva, avvicinandosi a noi. La riconobbe subito e uno sprizza di gioia siliberò dal mio corpo, subito soffocato dopo essermi resa conto che nulla si muoveva al suo interno. Mano a mano che si avvicinava riuscii a vedere meglio, scorgendo un corpo disteso, quasi privo di vita. La scialuppa continuò il suo corso, fino a che non si scontrò senza controllo sulla fiancata della Black Rose.
Non aspettai altro per scavalcare il balcone e scalare le funi ai lati della nave. Quando fui abbastanza in basso, con un piccolo balzo, prendendo molto coraggio, saltai sull'imbarcazione, per poco non cadendo nello spietato mare. Mi accucciai sul corpo di Law, sentendo il respiro flebile uscire dalle sue labbra.
Il sangue mi pompave così forte nelle vene che le orecchie mi fischiavano, rendendo impossibile distinguere le parole che Edward stava gridandodal ponte della nave.

Afferra i remi e anche se non avevo ne la forza, ne la dimestichezza per remare, riuscii a portare la scialuppa di nuovo vicino alla nave madre, cercando di ancorarla con delle corde. Subito i miei compagni mi aiutarono nell'impresa, lanciandomi delle corde che sarebbero servite a portarci su, facendo uscire la barca da quelle acque nere.
Con le poche nozioni che avevo imparato in quelle settimane sui nodi, riusciiad assicurarmi che le due estremità dell'imbarcazione fossero ancorate al meglio. Con un forte sbalzo, la nostra scalata verso il ponte incominciò e io, per istinto, portai la testa di Alexander sul mio grembo, sussurandogli parole di conforto rivolte più a me stessa che a lui. Una volta arrivati su, tutto fu parecchio confuso. Venni sollevata di peso, contro la mia volontà, e trascinata lontana da lui. Cercai di ribellarmi , ma Edward ed Antoine mi tenevano stretta, mentre vedevo il mio capitano venir portato via in spalla a qualcuno. I due uomini mi lasciarono solo quando Alexander sparì dalla mia vista, ma il mio corpo era così pesante che caddi in terra sulle ginocchia.

<<Vedrai che andrà tutto bene. Alexander si riprenderà molto presto, te lo prometto. >>

Così dicendo Nolan mi strinse a se lasciando che le mie lacrime gli bagnassero la maglietta e come se il cielo mi avesse sentito, riprese a piovere.

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Sentivo il fuoco bruciare tutto attorno a me e l'aria diventare troppo densa per poter essere respirata. Se stavo per morire di certo non lo avrei fatto sotto il controllo di quel demone. Volevo lasciare questa terra con Alexander John Law, capitano della Black Rose e uomo temuto in tutti i mari.
L'unico mio rimpianto sarebbe stato non vedere per l'ultima volta il volto di Charlotte. Perché non ero stato in grado di esprimere quello che provavo quando ancora ne avevo avuta l'occasione? Sarebbe stato troppo tardi? Sarebbe lei mai riuscita a perdonarmi per averla lasciata?

Non ero mai stato campione nel pensiero positivo, ma per una volta speravo di avere torto. Lasciai che le onde cullassero dolcemente il mio riposo, non sapendo nemmeno dove sarei andato a finire. Non che sapessi dove mi trovavo nemmeno un quel momento, o quanto tempo fosse passato da quando avevo lasciato lamia adorata nave. Erano forse già andati via?
Una forte tristezza mi pervade a quel pensiero. In fondo non me la sarei potuta prendere perché io stesso avevo dato l'ordine di farlo nel peggiore dei casi, ma forse sarei stato ancora vivo per un po' e speravo che loro lo sapessero, che lo percepissero in qualche modo.

Sentii un tonfo al di fuori di me, ma ero troppo stanco per provare a capire cosa fosse, o forse era solo un sogno, perché mi parve di sentire la sue voce in lontananza. Un altro suono, questa volta più vicino a me. Dopo alcuni attimi di silenzio sentii di nuovo la sua voce. Questa volta mi stava sussurrando qualcosa, così cercai di aprire gli occhi per accertarmi che quello che stava accadendo fosse reale. Essi non si schiusero del tutto, ma la sua immagine sfuocata comparve di fronte a me.

<<Charlotte!>>

Nessun suono uscì dalle mie labbra, ma mi bastava essere cullato dalle sue dolci parole per stare meglio. Quel paradiciaco momento venne però interrotto. Cosa stava accadendo? Perché la stavano portando via da me?
Avrei voluto ribellarsi, urlare che non volevo lasciarla di nuovo, ma il mio corpo non rispondeva. Mi sentii pesante, ma questa volta era un po' più piacevole, quasi confortevole lasciarsi andare fra le braccia di Morfeo.
Sarebbe il mio Angelo comparso quel mattino, oppure avrei solo incontrato lo sguardo del Diavolo al mio risveglio?

Buongiorno
Credo primo aggiornamento che faccio di questa storia da quando sono atterrata nel nuovo mondo. Per chi non lo sapesse, ora vivo in America!
Comunque dopo un sacco di tempo che non aggiorno direi che un lunedì è il giorno perfetto per ricominciare.
Ci vediamo su Instagram se volete seguirmi, bye

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Black Law:la leggenda dei sette mariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora